martedì 2 aprile 2019
Tra i profili richiesti: bioinformatici, data scientist, healthcare analytic e marketing support health
La medicina è sempre più digitale
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La tecnologia sta cambiando radicalmente il settore sanitario, sia dal punto di vista della cura della salute, sia dal punto di vista del rapporto tra medici e pazienti. Il sistema sanitario è completamente ridisegnato dalla digitalhealth: terapie digitali, farmaci sempre più personalizzati e precisi, ma anche intelligenza artificiale per alcune diagnosi stanno già modificando il nostro modo di concepire la salute e il rapporto con gli operatori del settore.

«La forte spinta verso la digitalizzazione - dichiara Davide Boati, Executive Director di Hunters Group - sta creando nuove figure professionali che abbiano sia competenze scientifiche, sia competenze in ambito Ict e digital. Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel settore della salute, con una portata enorme. E i numeri, a livello mondiale, lo confermano: solo nel 2018 sono stati investiti 14,6 miliardi di dollari nella digital health e siamo convinti che anche nel 2019 si confermerà questo trend».

Il futuro della medicina è sempre più digitale. Secondo una recente indagine di Hunters Group, le richieste per profili che abbiano sia competenze scientifiche, sia competenze Ict e digitali è cresciuta, nell'ultimo anno, del 10%. In questo settore, le retribuzioni sono molto interessanti, anche per i profili con pochi anni di esperienza.

«I provider di servizi sanitari - aggiunge Boati - stanno andando in una direzione molto chiara e con un obiettivo molto preciso: aumentare, per quanto possibile, l'efficienza e a migliorare l’esperienza del paziente attraverso strumenti facilmente misurabili. In questo momento, quindi, le aziende e le strutture ospedaliere sono alla ricerca soprattutto di bioinformatici, data scientist, healthcare analytic e marketing support health. Il settore offre retribuzioni interessanti e possibilità di sviluppare percorsi di carriera, in Italia e all'estero, molto interessanti: un bioinformatico, con sei anni di esperienza può guadagnare, all'anno, anche 50mila euro, mentre un data scientist con cinque anni di esperienza fino a 45mila euro».

Al bioinformatico è richiesto il possesso di logica interdisciplinare e creativa: deve essere in grado, per esempio, di sviluppare e interpretare dati biologici derivanti da geni, organismi o singoli ecosistemi. In genere la sua professionalità è inserita all’interno di un progetto di ricerca, dove avrà il compito, oltre alle mansioni prettamente tecnico-scientifiche, di motivare i propri collaboratori e coordinare le varie fasi di ricerca. È importante, quindi, che abbia delle forti attitudini organizzative e un senso manageriale.
Solitamente ha conseguito una laurea magistrale in Bioinformatica o in Biologia con phd in Bioinformatica . La retribuzione annua lorda (Ral) per un project manager bioinformatico può variare tra i 45mila e i 55mila euro annui lordi. Nel contesto internazionale, con progetti transnazionali o presso aziende che si confrontano sul mercato internazionale, sonno indispensabili conoscenze linguistiche, specialmente durante videoconferenze o meeting e disponibilità a trascorrere periodi presso i partner del progetto.

Il data scientist elabora e revisiona le richieste di dati sanitari da più fonti per l'inclusione in set di dati aggregati. Conduce analisi pratiche di dati, come l'identificazione di osservazioni anomalie e l'individuazione dei driver dei costi sanitari futuri. Garantisce che tutto il codice utilizzato nei processi correlati sia organizzato in modo logico, efficiente e ben documentato. Di solito ha una laurea in Matematica, Statistica, Informatica o materie correlate.

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