lunedì 30 ottobre 2023
Sono 312 i lavoratori che oggi hanno firmato il nuovo contratto la newco Italian Green Factory, creata dalla TeaTek che produrrà componenti per pannelli solari. La vertenza è durata quattro anni
Desirè Cozza, 35 anni, con il marito e la figlia alla firma del contratto con TeaTek

Desirè Cozza, 35 anni, con il marito e la figlia alla firma del contratto con TeaTek - Ansa

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La prima a firmare, tra gli applausi di tutti i presenti, è stata Desirè. Con lei c’erano suo marito e la bambina che ha avuto sei mesi fa. Ha 35 anni, ma è entrata in fabbrica a soli 16 anni, ereditando il posto di lavoro della mamma. Dopo di lei è toccato agli altri 311 compagni di fabbrica che hanno lottato per quattro lunghi anni affinché l’ex stabilimento Whirlpool della periferia orientale di Napoli non morisse. E così è stato. Tutti in fila nella fabbrica in cui hanno lavorato per anni per firmare il contratto con la newco Italian Green Factory, creata dalla napoletana TeaTek, l’azienda che prenderà il posto della multinazionale statunitense.

Tra un anno varcheranno di nuovo i cancelli dello stabilimento: non produrranno più lavatrici, ma componenti per i pannelli solari. Nel frattempo i lavoratori saranno opportunamente formati dalla loro nuova azienda, che nei prossimi mesi provvederà anche a ristrutturare il sito produttivo. Alcuni tra i lavoratori della nuova fabbrica “green” di Napoli piangono prima di firmare il nuovo contratto. Circa un centinaio dei loro ex compagni non sono qui: hanno preferito intascare la buonuscita di 85mila euro offerta da Whirlpool. Giovedì scorso è stata firmata al ministero delle Imprese e del Made in Italy l’intesa che stabilisce il percorso che porterà entro il 31 gennaio prossimo alla stipula dell’accordo-quadro di ampliamento del progetto di Italian Green Factory.

Gli ex lavoratori Whirlpool sono stati assunti dalla newco alle medesime condizioni economiche e normative. Non solo: i sindacati hanno ottenuto che fosse esclusa l’applicazione del Jobs Act in caso di licenziamento ingiustificato.«Una nuova storia industriale “green” che guarda al futuro in un’area che aveva fortemente bisogno di non perdere altri posti di lavoro – commenta il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi –. Questa è una comunità di lavoratori che ha lottato, e speriamo che la loro vertenza diventi un simbolo per le altre crisi lavorative in atto in questo territorio». Grande la soddisfazione che trapela dal fronte sindacale, protagonista insieme ai lavoratori della battaglia per tenere in vita lo stabilimento, dopo la decisione improvvisa da parte di Whirlpool di chiudere lo stabilimento di Napoli. «Un fatto molto positivo la firma del nuovo contratto di lavoro dei 312 lavoratori della ex Whirlpool con Italian Green Factory – afferma il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra –. Una vertenza difficile risolta grazie alla lotta dei lavoratori e al confronto sindacale. È una bella giornata per le persone e il lavoro, per Napoli e per il Paese». Per Nicola Ricci, segretario generale della Cgil Napoli e Campania, «la vertenza Whirpool sarà ricordata come la vera lotta sindacale delle lavoratrici e dei lavoratori, che aggrappati alla storia industriale, di vita personale e di quartiere sono riusciti a portare fuori dai confini di via Argine la propria battaglia. Sindacato, istituzioni, due generazioni insieme hanno ricevuto la vera spinta perché si concludesse positivamente la vertenza. In Campania, da 30 anni a questa parte, mai una lotta sindacale o crisi industriale ha avuto questo esito. Una prospettiva di nuovo lavoro e ripartenza, con vero spirito sindacale».

Ad assistere alla firma dei nuovi contratti c’era anche Felice Granisso, l’amministratore delegato di TeaTek. «È una giornata commovente anche per noi – dice Granisso –. Vedere la gioia negli occhi di queste lavoratrici e di questi lavoratori che non hanno mai perso la speranza rappresenta per noi un ulteriore stimolo». La vertenza Whirlpool piombò come un fulmine a ciel sereno sugli allora 420 lavoratori della fabbrica napoletana, quando, nella primavera del 2019, la multinazionale statunitense fece sapere che lo stabilimento avrebbe chiuso.

Eppure solo l’anno precedente l’azienda aveva firmato col ministero dello Sviluppo economico un accordo su un nuovo piano industriale: Whirlpool si impegnava a investire 250 milioni di euro per mantenere i posti di lavoro degli operai dichiarati in esubero, e il governo avrebbe sostenuto il suo piano attraverso la cassa integrazione straordinaria fino alla fine del 2020. Nemmeno un anno dopo la multinazionale americana si rimangia tutto e decide di chiudere la fabbrica della periferia orientale di Napoli. Ma la maggioranza dei lavoratori non si perde d’animo e dà battaglia in ogni sede prima per convincere Whirlpool a restare a Napoli, poi, quando la multinazionale nel 2021 ribadisce la sua volontà di chiudere il proprio stabilimento, per trovare un nuovo acquirente pronto a rilevare la fabbrica. La trattativa con un consorzio di imprese napoletane fallisce. Proprio quando sembra tutto finito spunta TeaTek, e i posti di lavoro di quei 312 lavoratori che non hanno mai mollato sono salvi.

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