martedì 26 febbraio 2019
In piazza anche il segretario della Cgil Maurizio Landini. Il colosso dell'e-commerce smentisce irregolarità nei contratti delle aziende che si occupano della consegna dei pacchi
La protesta dei driver a Milano: ritmi di consegna frenetici
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Sono l’ultimo tassello della catena. Quelli che consegnano i "pacchi" di Amazon mettendoci letteralmente la faccia e la fatica di guidare. Anche i drivers, come i "cugini" riders che portano il cibo nelle case degli italiani, fanno parte di quell’universo variegato di lavoratori della gig economy a bassa qualifica. Solo in Lombardia, legati al colosso dell’e-commerce, sono un migliaio, ma raddoppiano nei periodi di punta come dicembre. Non sono assunti direttamente da Amazon ma da aziende, una decina, che forniscono il servizio in maniera autonoma partendo dalle piattaforme logistiche. Un indotto importantissimo, indispensabile per il funzionamento del sistema delle consegne, ma che presenta alcuni punti oscuri. Lavoratori e sindacati si sono dati appuntamento oggi a Milano davanti alla sede di piazza XXV Aprile per denunciare il mancato rispetto dell’accordo quadro firmato ad ottobre. Nel mirino dello sciopero i ritmi di lavoro massacranti (a Milano si parla di un pacco ogni 3 minuti con punte di 150 pacchi al giorno), la richiesta di straordinari, buste paga spesso scorrette, la mancata introduzione delle macchinette «timbratrici» per normare i tempi di lavoro. «Non si prendono in considerazione le condizioni meteo, la lunghezza dei tragitti, il traffico – spiegano i lavoratori in piazza, che sono soprattutto giovani, tanti gli stranieri – decide tutto l’algoritmo, siamo monitorati e quando ci fermiamo spesso veniamo contattati per sapere cosa è successo».

L’importante insomma è fare presto. A dare man forte ai lavoratori il neo-segretario della Cigl Maurizio Landini che ha parlato di sfruttamento e organizzazione fordista. «La nostra controparte è Amazon non si può fare scaribarile e dare la colpa dalle aziende che effettuano la consegna – ha detto Landini – chiedendo il rispetto della qualità del lavoro ma anche alle persone di riflettere nel momento in cui fanno acquisti sul web». Landini ha aggiunto che i sindacati confederali stanno ancora aspettando dal governo l’apertura di un tavolo di confronto dopo la manifestazione del 9 febbraio. «Chiediamo una seria riforma fiscale che consenta di far pagare meno tasse ai dipendenti e ai pensionati».

Sostegno a distanza anche dagli altri due segretari confederali. «Bisogna far rispettare i contratti e tutelare la dignità di tutti i lavoratori della gig economy. No ad ogni forma di sfruttamento, a carichi di lavoro eccessivi, a mancata sicurezza» ha scritto su Twitter la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. «Non è accettabile che il sistema dell’impresa 4.0 si trasformi in una sorta di caporalato 4.0» ha detto il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.
Amazon ha replicato punto per punto ricondando che viene richiesto a tutti i fornitori dei servizi di consegna il rispetto del codice di condotta. Il che significa «compensi adeguati, il rispetto delle normative vigenti e del codice della strada». Sul carico di lavoro nessuna richiesta eccessiva in termini di produttività (vale a dire consegna dei pacchi). Durante l’anno la gran parte degli autisti ha contratti a tempo indeterminato. In alcuni momenti si fa ricorso ad autisti con contratti in somministrazione. «Circa il 90% degli autisti termina la propria giornata di lavoro prima delle 9 ore previste. Nel caso in cui venga richiesto straordinario, viene pagato il 30% in più» ha ribadito la multinazionale.
Di protesta strumentare parla il vicepresidente di Conftrasporto Paolo Uggè. «Amazon non ha propri autisti, ma si avvale di fornitori terzi, ai quali chiede di rispettare le norme contenute nel contratto nazionale logistica e trasporti. Per quanto concerne il tema delle assunzioni dobbiamo prendere atto della natura stagionale del lavoro di consegna».

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