mercoledì 10 gennaio 2024
Il dato, relativo al settore privato al netto dell'agricoltura, certifica le profonde diseguaglianze del mercato. Sono per lo più under30, donne e residenti al Sud ad avere retribuzioni minime
Apprendisti, giovani, al Sud: meno di 8 euro l'ora per 1,3 milioni di italiani
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Una retribuzione lorda al di sotto degli otto euro. Sono 1,3 milioni i lavoratori del settore privato, in molti casi giovani, che a fine mese ricevono una paga del tutto inadeguata a condurre una vita dignitosa. A conti fatti 7,79 euro lordi per ogni ora di lavoro. A documentarlo, fornendo dati relativi al 2021 è l’Istat con un rapporto dettagliato su occupazione, retribuzioni e costo del lavoro dei dipendenti privati diffuso oggi. Ad avere queste retribuzioni minime il 6,6% del totale dei lavoratori del settore privato (eccetto quelli agricoli che probabilmente sono per una buona fetta nella stessa condizione).

Nella categoria low pay jobs l’Inps inserisce tutti quei lavori la cui retribuzione lorda risulta inferiore ai due terzi della mediana calcolata sul totale delle posizioni private analizzate. In termini percentuali questi lavoratori sono rimasti invariati rispetto al 2019, sono cresciuti dello 0,6% rispetto al 2016 e in calo dello 0,3% rispetto al 2020.

I low pay jobs si concentrano tra gli apprendisti (26,3% del totale), i giovani under30 (12,3%), i contratti atempo determinato (11,5%) e tra i lavoratori che vivono al Sud (rappresentano in questo caso il 10,9% del totale). Pesano anche le differenze di genere: il 7,1% di donne ha una retribuzione inferiore a questa soglia minima a fronte del 6,2% degli uomini. La quota più bassa si registra tra le posizioni occupate da lavoratori con almeno una laurea (2,6%).

I low pay jobs sono inoltre più diffusi tra le posizioni di breve durata: sono il 16,6% delle posizioni con durata inferiore al mese, l’11,5% di quelle tra 1 e 3 mesi e solo il 2,7% delle posizioni che risultano attive per l’intero anno. La quota dei low pay jobs tra le posizioni con durata inferiore ai 6 mesi è diminuita rispetto al 2020, ma è aumentata rispetto al 2019, in particolare tra quelle con durata inferiore al mese (-1,3 punti rispetto al 2020 e +1,2 punti rispetto al 2019); la stessa dinamica si osserva tra le posizioni a tempo determinato (-0,7 e +1 punti), part time (-0,7 e +0,2 punti), nel Nord-est (-0,1 e +0,2 punti). Nelle impresedi grandi dimensioni i low pay jobs sono, invece, aumentati sia sul 2020 (+0,1) sia sul 2019 (+0,3).

Nel settore privato le retribuzioni sono in linea di massima molto basse per effetto della precarizzazione, dal part-time alla stagionalità, sia per per contratti di partenza "leggeri". Nel 2021 al netto dell’ambito agricolo erano attive 19,5 milioni di posizioni lavorative dipendenti (+6,9% rispetto al 2020), per un totale di 15,4 milioni di lavoratori (+3,5%). Tra i lavoratori, il 17,8% ha occupato più di una posizione nelcorso dell’anno. L’input di lavoro per posizione lavorativa, in mediana, cresce rispetto al 2020 del6,6% in ore lavorate e dell’1,5% in ore retribuite (diminuisce sul 2019 del -2,1% e-2,6% rispettivamente). Il valore mediano della retribuzione lorda annua per posizione lavorativa raggiunge12.139 euro (+3,6% rispetto al 2020 e +0,2% sul 2019). Un dato che preoccupa è l’avanzata dei mini-contratti: il 10% delle posizioni lavorative ha una durata massima di 19 giorni.

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