Vertenza Beko, 700 esuberi in meno e nessun licenziamento
di Cinzia Arena
Accordo preliminare al Mimit che dovrà essere votato dai lavoratori: si salva il sito di Comunanza, per Siena chiusura a dicembre e reindustrializzazione

La vertenza Beko esce dal tunnel dopo una trattativa fiume, durata più di 12 ore, al ministero delle imprese e del made in Italy conclusasi nella notte tra martedì e mercoledì. Il testo preliminare di intesa in questi giorni sarà visionato e discusso dai lavoratori nelle assemblee nei singoli stabilimenti e sottoposto a referendum probabilmente nella giornata di venerdì. Se non ci saranno introppi sarà siglato lunedì 14 aprile, presso la sede del Mimit.
Due i punti principali del preliminare: la riduzione degli esuberi che passano dai duemila annunciati a 1300, compresi i 300 di Siena che si spera di salvare con un processo di reindustrializzazione e la promessa che tutti gli stabilimenti resteranno operativi. Il sito toscano sarà acquisito da Invitalia e dal Comune. Tutti i lavoratori saranno tutelati con appositi ammortizzatori sociali nei prossimi due anni: non ci sarà alcun licenziamento unilaterale, ma le uscite degli esuberi individuati avverranno solo dietro incentivi, che potranno arrivare sino ad un massimo di 90mila euro a seconda dell'età anagrafica dei lavoratori. Previso anche l’utilizzo del contratto di solidarietà, 24 mesi di cassa integrazione, percorsi di pre-pensionamenti per un massimo di quattro anni e di ricollocamento per i più giovani.
Per quanto riguarda le Marche, a Fabriano (Ancona) dove si trovano gli uffici gli esuberi si attesterebbero fino a un numero massimo di 193 unità tra staff, impiegati, quadri, dirigenti e il centro Sviluppo e Ricerca, e sarebbero gestiti con gli strumenti classici (uscite incentivate e contratti di solidarietà). A questi si sommano i 64 esuberi (sempre fino a un numero massimo) tra gli operai dello stabilimento di Melano di Fabriano che resta il polo di produzione dei piani cottura per tutta la regione Emea e dove saranno effettuati nei prossimi tre anni oltre 60 milioni di euro di investimenti. Passando a Comunanza, nell'Ascolano, gli esuberi individuati sarebbero fino a un massimo di 80 lavoratori, e il sito non solo non sarà dimesso a fine anno come era stato annunciato, ma inizierà a produrre un nuovo prodotto di alta gamma.
Alla fine dello scorso anno la multinazionale degli elettrodomestici di proprietà del gruppo turco Arçelik aveva annunciato esuberi pesanti (2mila su 4450 dipendenti) e la chiusura di alcune fabbriche e linee di produzione In Italia a causa della crisi del settore, in particolare del segmento del bianco. Oggi il quadro è differente, con la garanzia che non ci saranno né chiusure né licenziamenti come ha sottolineato l’azienda impegnandosi con il ministero, e una riduzione di oltre 700 esuberi che potrebbero scendere ulteriormente se si troverà una soluzione adeguata per Siena. Qui la produzione di congelatori da pozzetto verrà sospesa a dicembre e per due anni ci sarà la cassa integrazione per i 299 addetti. L’obiettivo è partire subito con un piano di reindustrializzazione che consenta di riassorbire tutti i lavoratori. “Ci aspettiamo che le istituzioni lavorino in maniera sinergica per individuare una soluzione in ambito manifatturiero e industriale che tenga conto dell’esperienza dei lavoratori” sottolinea Massimliano Nobis, segretario della Fim Cisl toscana.
Gli altri stabilimenti continueranno a fare quello che fanno già adesso. A Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, i prodotti da incasso per la cottura e la refrigerazione, a Melano, provincia di Ancona, i piani di cottura a gas, radianti e induzione, a Comunanza, provincia di Ascoli Piceno, si assembleranno lavasciuga e di lavasciuga-lavatrici da incasso di alta gamma. A Carinaro, in provincia di Caserta, infine, continuerà ad essere operativo il polo europeo per le parti di ricambio e gli accessori e il centro di ricondizionamento per gli elettrodomestici usati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






