Ocse: crescita globale in calo nel 2025 e 2026, pesano dazi e guerre

L'economia dell'Europa potrebbe essere meno colpita di quella di Pechino. A trascinarla è soprattutto la spesa pubblica e la spesa per la difesa
June 2, 2025
Ocse: crescita globale in calo nel 2025 e 2026, pesano dazi e guerre
ANSA |
Aumenti significativi delle barriere commerciali, condizioni finanziarie più restrittive, indebolimento della fiducia di imprese e consumatori e maggiore incertezza politica rappresentano tutti i rischi significativi per la crescita. Se queste tendenze dovessero persistere, potrebbero frenare le prospettive economiche soprattutto degli Stati Uniti che sono i più colpiti dalla loro stessa politica tariffaria. L’aumento dei costi commerciali, in particolare nei Paesi che stanno introducendo nuovi dazi, probabilmente alimenterà l’inflazione, sebbene ciò possa essere in parte compensato dal calo dei prezzi delle materie prime. È lo scenario tratteggiato nel nuovo Economic Outlook prodotto a giugno dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
Nel dettaglio si prevede che la crescita del Pil globale rallenterà dal 3,3% del 2024 al 2,9% quest’anno e l’anno prossimo e l’inflazione potrebbe rivelarsi più persistente del previsto, raggiungendo il 4,2% nel 2025, in aumento rispetto al 3,7% delle proiezioni di dicembre, e il 3,2% nel 2026, rispetto a una precedente stima del 2,9%. Questa debolezza «si farà sentire in tutto il mondo, quasi senza eccezioni» si legge nel documento dell’Ocse, che ha messo in luce come il protezionismo stia «aumentando queste pressioni inflazionistiche».
Su come la corsa ai dazi innescata da Trump stia creando incertezza e incrinando la fiducia a livello internazionale si era già espresso anche il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta stimando che l’imposizione delle tariffe doganali «potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale» in due anni, «spingendo l’economia globale su una traiettoria pericolosa e mettendo a rischio già oggi il 5% del commercio globale».
Il rallentamento, causato da barriere commerciali e altri fattori, è concentrato negli Stati Uniti, in Canada, in Messico e in Cina, mentre le altre economie mondiali dovrebbero registrare aggiustamenti al ribasso più contenuti. Si può dire che a sorpresa i dazi statunitensi potrebbero avere una ricaduta meno impattante sull’economia europea rispetto a quanto incideranno sul Pil di Pechino: la ripresa calcolata è comunque modesta e i rischi al ribasso derivanti dalle tensioni commerciali e dalla potenziale instabilità finanziaria rimangono significativi anche nel Vecchio Continente dove la spesa pubblica, inclusi i fondi Ue come il Pnrr e l’aumento delle spese per la difesa stanno giocando un ruolo chiave nel sostenere l’attività economica. Basti vedere l’aumento significativo della spesa militare in Europa che aveva raggiunto i 693 miliardi di dollari nel 2024, con un incremento del 17% rispetto al 2023 e dell’83% rispetto al 2015 (dati 2024 dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, Sipri).
Si prevede, inoltre, che la crescita fino al 2025 sarà particolarmente debole, con un aumento della produzione globale di appena il 2,6% nell’arco dell’anno fino al quarto trimestre e di appena l’1,1% negli Stati Uniti.
Utilizzando la lente d’ingrandimento a livello di singoli Stati europei l’Ocse ha limato le stime di crescita innanzitutto per l’Italia e prevede che il Pil rallenti leggermente allo 0,6% nel 2025 per poi risalire allo 0,7% nel 2026. L’elevata quota di spesa per le pensioni e le crescenti pressioni di spesa dovute all’invecchiamento della popolazione, alla transizione energetica e alle esigenze di difesa nel medio termine «richiedono riforme significative» si legge tra le raccomandazioni conclusive rivolte dall’Ocse all’Italia. Il consolidamento fiscale previsto sarà necessario per garantire che il debito pubblico si mantenga su un percorso prudente e per contenere la spesa per interessi. «Aumentare le tasse sulla proprietà e affrontare l’evasione fiscale, contenere la spesa pensionistica nonostante le pressioni demografiche, può creare spazio per gli investimenti pubblici. Garantire un’erogazione efficace dei progetti finanziati dalla Next Generation EU stimolerà la domanda a breve termine e migliorerà il clima degli investimenti a lungo termine».
Dall'Italia alla Spagna l'Ocse ha stimato al ribasso anche le previsioni di crescita del Pil del Paese iberico nel 2025 e nel 2026, fino al 2,4% e all'1,9% rispettivamente, due decimi in meno del precedente Outlook. Il Prodotto interno lordo iberico crescerà comunque quest'anno il doppio della media di paesi dell'eurozona (1%) e quattro volte di più della Francia (0,6%) e sei volte di più della Germania (0,4%), segnalano al ministero di Economia. Secondo l'Ocse, la crescita del Pil della Spagna si modererà in maniera graduale quest'anno e il prossimo per il rallentamento delle esportazioni, a causa dell'impatto sulla domanda internazionale dei dazi implementati dagli Stati Uniti, anche se il ritmo di espansione dell'economia iberica continuerà ad essere "solido" e molto al di sopra di quello stimato per le altre grandi economie avanzate.

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