Nel 2024 meno imprese, ma più occupati

Si è attestato a 328mila il numero di aziende, in calo dell’1,2% sull’anno precedente. Mentre sono 1,5 milioni gli occupati, di cui oltre 1,1 milioni dipendenti
April 8, 2025
Nel 2024 meno imprese, ma più occupati
Fipe-Confcommercio | La presentazione del "Rapporto Ristorazione 2025"
Meno imprese della ristorazione, ma più occupati. Nel 2024 si è attestato a 328mila il numero di aziende, in calo dell’1,2% sull’anno precedente. A mostrare la maggior contrazione sono i bar (-3,3%). Mentre sono 1,5 milioni gli occupati, di cui oltre 1,1 milioni dipendenti. Rispetto al 2023 si registra un incremento complessivo di circa cinque punti percentuali: i lavoratori dipendenti sono cresciuti del 6,7%, pari a 70mila unità. Inoltre le imprese guidate da donne risultano 94.347 (28,8%), 40.407 quelle con titolari i giovani (12,3%) e 47.347 gli imprenditori stranieri (14,5%). «La ristorazione rappresenta un pilastro fondamentale dell'economia e dunque anche del sistema previdenziale. Con Fipe abbiamo avviato un percorso di collaborazione sia per supportare al meglio le imprese nei servizi socio-assistenziali e contributivi, sia per la promozione della cultura previdenziale tra i giovani, che rappresentano oltre il 60% della forza lavoro di ristoranti, bar, aziende di banquetting e mense». Lo ha detto il presidente dell'Inps Gabriele Fava alla presentazione del Rapporto Ristorazione 2025 di Fipe-Confcommercio, lanciando la proposta di un protocollo di intesa con le imprese della ristorazione.
Tra le principali evidenze che emergono dal Rapporto c’è la crescita del valore aggiunto a 59,3 miliardi di euro, dando continuità dunque alla tendenza positiva che ha progressivamente portato prima a recuperare e poi superare il livello pre-pandemia: rispetto al 2023 c’è stata una crescita in termini reali dell’1,4%.
In aumento anche i consumi, a oltre 96 miliardi di euro, +1,6% in termini reali sul 2023, ma ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia (-6%). Un risultato che va interpretato anche alla luce del rallentamento della crescita economica.
Sul versante dei prezzi, il 2024 si è chiuso con aumenti medi al di sopra del 3%, in forte calo rispetto al +5,8% del 2023, ma al di sopra del tasso di inflazione generale. L’aggiustamento dei listini nella ristorazione, così come avviene generalmente nei servizi, segue modalità e tempi ben diversi da quelli dei beni. Complessivamente, allargando lo sguardo agli ultimi tre anni, si registra un tasso di crescita dei prezzi del 14,6%, a fronte di un’inflazione generale del 15,4%. «Di fronte ai dazi, la reazione compensativa potrebbe essere anche un deprezzamento del dollaro. Il nostro Paese vive di turismo e di turismo in modo particolare americano: è chiaro che perdiamo competitività e perdere una fascia del turismo americano, porterebbe probabilmente qualche difficoltà a mantenere i numeri a cui ci stiamo abituando – ha sostenuto Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio -. Un'altra ripercussione negativa, parlo come ristorazione, in una situazione di grandissima turbolenza come questa, è sui consumi delle persone che sono alimentati da due fattori, dai soldi dei redditi di lavoro che le persone hanno, ma anche dalle rendite finanziarie e, soprattutto, anche da quelli che sono i sentiment, in quanto le situazioni di turbolenze e di occupazione di incertezza come l'attuale, abbattono quello che è l'indice di fiducia delle imprese e dei lavoratori che è il presupposto perché la gente consumi. In queste situazioni anche le persone o i clienti, che sono indifferenti rispetto al tema dei prezzi, hanno un atteggiamento molto più prudente e sicuramente questo ci penalizzerà».
Prosegue tuttavia la propensione a investire: oltre il 40% delle imprese ha effettuato almeno un investimento, per un valore complessivo stimato in due miliardi di euro. Anche questo fattore produttivo, tuttavia, presenta delle ombre: la crescita dell’occupazione non è accompagnata da un parallelo aumento della produttività, che anzi cala di mezzo punto percentuale rispetto al 2023 e soprattutto si mantiene ben al di sotto dei livelli di dieci anni fa.
Un dato che merita invece di essere segnalato riguarda la composizione della forza lavoro dipendente che, in un Paese profondamente segnato dal calo demografico e dall’invecchiamento della popolazione, ha il 39,7% di lavoratori under 30, che arriva al 61,8% considerando anche gli under 40. Tuttavia, la categoria che registra il maggior incremento è quella degli over 50 (+10% sul 2023), in linea con quanto sta avvenendo nel mercato del lavoro. Persistono, infine, le difficoltà strutturali nel reperire personale, soprattutto qualificato: in questo versante, il mismatch tra domanda e offerta di competenze continua ad aumentare la sua forbice. La difficoltà a trovare figure professionali è stata registrata dal 77,1% delle aziende. Tra i profili più ricercati: camerieri (59,7%), cuochi (32,1%) e baristi-banconisti (20,8%).

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