Donare con un clic: la tecnologia al servizio del Terzo settore
Dal colosso Mooney alla genovese Charity Wall passando per TrustMeUp che vuole «inaugurare una frontiera condivisa»

Applicazioni dedicate, iniziative di crowdfunding, transazioni elettroniche e meccanismi digitali per garantire pagamenti sicuri come nel caso della blockchain. Il mondo del non profit sta iniziando a comprendere come la tecnologia e l’innovazione siano elementi chiave per mantenere vivo e attivo l’universo delle beneficenza. Il resto l’ha fatto la pandemia, che ha reso le donazioni di prossimità sempre più difficili e irraggiungibili tutte le organizzazioni che erano rimaste lontane dal digitale. Un quadro confermato anche dai risultati dell’ultima indagine sulle raccolte fondi del non profit realizzata dall’Istituto Italiano della Donazione. Secondo lo studio, infatti, durante il periodo iniziale della pandemia, nel 2020, le organizzazioni non profit sono riuscite a raccogliere meno fondi, con le donazioni diminuite in oltre il 54% dei casi. E la situazione non è cambiata neppure lo scorso anno, quando circa il 43% delle organizzazioni ha praticamente chiuso l’anno con una diminuzione consistente delle entrate. In questo quadro difficile, però, una piccola luce è arrivata proprio dalla tecnologia: per il 28,4% delle non profit, infatti, spiega l’indagine, sono aumentate le donazioni online. «Durante la pandemia, gli strumenti online si sono sostituiti a quelli più tradizionali: l’organizzazione di eventi anche virtuali e l’uso dei social hanno preso il posto delle classiche raccolte fondi. In questo contesto, molte organizzazioni hanno potuto toccare con mano le enormi potenzialità di alcuni strumenti online che, con molta probabilità, resteranno anche quando questa pandemia sarà davvero finita», spiega Cinzia Di Stasio, Segretario Generale dell’Istituto Italiano della Donazione (IID).
Ed è proprio per sfruttare le enormi potenzialità della tecnologia che negli ultimi tempi sono partite diverse iniziative per spingere la digitalizzazione del Terzo settore. Fra queste c’è per esempio Mooney, una soluzione di Proximity Banking & Payments nata dall’unione fra SisalPay e B5 (gruppo Intesa Sanpaolo) che permette agli enti del Terzo Settore di gestire le donazioni attraverso la propria piattaforma di pagamenti in modo sicuro e tracciabile: dall’invio di un avviso digitale personalizzato ai donato- ri fino alla rendicontazione immediata delle somme raccolte. In questa direzione va anche Charity Wall, una startup genovese che ha messo a punto un sistema di strumenti basati su blockchain per aiutare le organizzazioni a gestire le transazioni e attrarre nuovi donatori. Fra le innovazioni digitali più recenti e interessanti per il non profit c’è anche TrustMeUp, una piattaforma web che basa il suo funzionamento proprio sulla tecnologia blockchain, per garantire trasparenza e sicurezza nella destinazione dei fondi e ricompensare le donazioni con token digitali che possono essere utilizzati per acquisti reali all’interno di un ecosistema di esercenti che aderiscono all’iniziativa. «Vogliamo inaugurare una nuova frontiera della responsabilità sociale condivisa e avviare un processo virtuoso di economia circolare con meccanismi di marketing che spingono il cliente a donare e, al tempo stes- so, lo fidelizzano», dice Angelo Fasola, amministratore delegato di TrustMeUp.
Si tratta infatti di un modello innovativo di raccolta fondi per il Terzo Settore perché consente di trasformare 'semplici' acquirenti in donatori e, allo stesso tempo, offre alle aziende un’interessante proposta di corporate social responsability. «Quando un utente acquista un prodotto o un servizio attraverso l’ecommerce di un rivenditore nostro partner e decide di pagare utilizzando la piattaforma TrustMeUp riceve uno sconto sull’acquisto – di solito in media il 15% – che può reinvestire in una donazione: dunque può donare a costo zero grazie al sostegno dei nostri partner commerciali che cedono una parte del loro potenziale guadagno mettendo la scelta nelle mani dell’utente. Inoltre Trust-MeUp emetterà per conto dell’associazione non profit cui è stata fatta la donazione una ricevuta fiscale valida ai fini delle detrazioni fiscali, garantendo in media un cashback del 5% della cifra spesa», spiega Fasola.
Nei primi due mesi dal lancio, Trust-MeUp ha già registrato una crescita di circa il 70% raggiungendo 36 associazioni non profit e 25 commercianti. Tanti altri accordi sono in rampa di lancio e sono stati già raccolti oltre 15mila euro in donazioni. Fra le realtà che hanno aderito al progetto come rivenditori c’è anche Alina Quintana, ballerina e insegnante di danza di origine cubana, che con la pandemia ha aperto un ecommerce per distribuire i suoi corsi online con cui avvicinare alla danza donne di ogni età. «Quando nel 2011 sono arrivata in Italia, il mio primo incontro è stato proprio con un gruppo di ballerini che organizzavano spettacoli per beneficenza, e con i nostri spettacoli abbiamo contribuito a costruire scuole materne e case di accoglienza per bambini in Madagascar. Dopo questa esperienza sono seguiti altri incontri che mi hanno avvicinato al volontariato. Adesso, inserire questa piattaforma per i pagamenti sul mio sito mi permette di lanciare un messaggio forte al mio pubblico: non solo realizzare il sogno di poter ballare ma, al tempo stesso, dare un aiuto concreto a chi è meno fortunato», racconta Alina Quintana. La piattaforma Trust-MeUp, come confermano i suoi ideatori, vuole proprio aprire a un nuovo modo di fare shopping dimostrando che i consumi, fatti in modo differente, possono impattare sulla società e sostenere il non profit in maniera semplice e senza costi aggiuntivi.
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