Dalla mafia allo sviluppo: così i beni confiscati creano nuova occupazione
di Cinzia Arena
Siglato un protocollo tra Confcooperative e l'Agenzia nazionale ANBSC a Bari per favorire il lavoro e la rigenerazione dei territori

Dalla mafia allo sviluppo: le cooperative riscrivono il futuro dei beni confiscati puntando su nuova occupazione. Nella gestione di beni confiscati Confcooperative ha un ruolo da protagonista con oltre 200 cooperative attive. L'organizzazione si propone come partner strategico dello Stato attraverso il nuovo protocollo con l'ANBSC (l’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati) firmato oggi a Bari alla Fiera del Levante nell’ambito del convegno "I beni confiscati un volano per la comunità. Come la cooperazione sui beni confiscati genera sviluppo sociale ed economico” organizzato da Confcooperative. Al convegno hanno preso parte tra gli altri il prefetto di Bari Maria Rosaria Laganà, Maurizio Gardini presidente di Confcooperative, Gaetano Mancini, vicepresidente nazionale con delega ai beni confiscati e Rosa La Plena che per Confcooperative segue la gestione dei beni confiscati.
Il valore del modello cooperativo sta nella capacità di trasformare i beni confiscati da simboli di illegalità in strumenti di rigenerazione economica e sociale, coniugando efficienza economica e finalità sociale. Le cooperative dimostrano che è possibile creare occupazione di qualità e sviluppo territoriale dove la criminalità aveva sottratto risorse, incarnando il mandato costituzionale dell'articolo 45 che assegna alla cooperazione una funzione di sviluppo per il Paese.
“Il riutilizzo dei beni confiscati non rappresenta semplicemente la riaffermazione della legalità e la realizzazione di presidi di sicurezza ma anche la concreta realizzazione del messaggio sotteso: la società civile, che vive rispettando le regole, prevale su coloro che hanno usato la prevaricazione e il malaffare per accumulare ricchezza privando i territori di risorse e di opportunità di sviluppo” ha detto il prefetto Laganà, direttore dell’ANBSC. Si tratta di beni che costituiscono inoltre una risorsa importante nel quadro delle azioni che le istituzioni mettono in campo per fronteggiare situazioni di fragilità e realizzare percorsi di inclusione sociale. “Fondamentale è dunque l’attività che l’Anbsc è chiamata a perseguire con il coinvolgimento e la collaborazione di istituzioni e componenti della società. In questo contesto si inserisce anche il protocollo firmato con Confcooperative per la promozione di iniziative finalizzate a creare nuova occupazione, attraverso lo strumento della cooperativa». «Confcooperative, con le sue 16mila imprese, 550mila occupati e un fatturato di 85 miliardi di euro, è pronta a fare la propria parte come partner strategico dello Stato per la valorizzazione dei beni confiscati. Abbiamo già sul campo 200 cooperative impegnate nella gestione di beni confiscati, che ogni giorno creano lavoro e opportunità concrete rispondendo ai bisogni delle loro comunità” ha detto Gaetano Mancini, vicepresidente di Confcooperative con delega ai beni confiscati.genzia nazionale AN«Confcooperative è un'organizzazione che ha la legalità nel proprio DNA. I beni confiscati rappresentano una parte fondamentale della nostra missione cooperativa e per questo mettiamo a disposizione dello Stato tutta la nostra struttura e le nostre competenze. È un dovere che discende direttamente dalla funzione sociale che l'articolo 45 della Costituzione assegna alla cooperazione: essere strumento di sviluppo economico e sociale per il Paese. La gestione e il recupero dei beni confiscati incarnano pienamente questo mandato costituzionale, trasformando simboli di illegalità in opportunità concrete per le comunità e i territori» ha sottolineato Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative.
Il protocollo segna un passaggio fondamentale: l'Agenzia apre concretamente alla cooperazione per lo sviluppo dei beni confiscati, superando la logica dei progetti pilota. Si tratta di un impegno che mette al centro lo sviluppo reale delle comunità. “Per le aziende confiscate, l'obiettivo è creare occupazione di qualità, mettendo le persone al centro. La cooperazione può e deve abbracciare questa sfida. I tavoli prefettizi assumeranno un ruolo fondamentale per valorizzare la destinazione delle aziende confiscate e garantire un percorso di rilancio. Per quanto riguarda i terreni, puntiamo su una forte interlocuzione con i Comuni, che rappresentano l'interlocutore naturale per una gestione efficace e radicata nel territorio» ha spiegato Rosa La Plena coordinatrice nazionale di Confcooperative per l’azione di recupero dei beni confiscati.
Soddisfazione è stata espressa da Giorgio Mercuri, presidente di Confcooperative Puglia e da Giuseppe Cozzi, presidente Confcooperative Bari-BAT che hanno messo in evenidenza come l'accordo punti a restituire concretamente alla comunità i beni confiscati, trasformandoli in strumenti di rigenerazione economica e sociale dei territori, a partire da nuove opportunità occupazionali. Non si tratta solo di recuperare beni, ma di rigenerare intere comunità, creando sviluppo là dove la criminalità aveva sottratto risorse e speranza. Ef è proprio questa la forza del modello cooperativo: coniugare efficienza economica e finalità sociale, dimostrando che dalla confisca può nascere un'opportunità di riscatto collettivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Temi






