mercoledì 15 febbraio 2017
Cosa prevede l'accordo Ue-Canada, il Ceta: accesso agli appalti, tutele per i prodotti tipici, un nuovo sistema per regolare le dispute tra Stati e aziende. Chi sono i favorevoli e i contrari
Ue-Canada, approvato il trattato economico che unisce e divide. Ecco perché
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Con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astensioni il Parlamento europeo ha approvato stamani a Strasburgo il Ceta (Comprehensive economic and trade Agreement), l'accordo economico e commerciale tra Unione europea e Canada. Un patto che non trova tutti d'accordo. In migliaia sono scesi in piazza a dimostrare intorno alla sede dell'Europarlamento. L'accordo era stato siglato dai vertici Ue e dal premier di Ottawa Justin Trudeau il 30 ottobre a Bruxelles, dopo anni di negoziato.

Trudeau ha tenuto un discorso in aula per difendere il trattato. Gli avversari vedono nel Ceta una sorta di “Ttip (l’ormai fallito accordo Ue-Usa) in miniatura”, un Cavallo di Troia che potrebbero usare le multinazionali Usa per ottenere via Canada quel che non hanno potuto ottenere con il Ttip. Una discussione altamente emotiva, che ha visto la Piattaforma Stop Ttip&Ceta raccogliere le firme di 3,5 milioni di cittadini contrari. Il via libera era annunciato: chiaramente a favore si erano espressi i Popolari, i Liberali, i Conservatori, e una buona fetta del gruppo dei Socialisti. Contrari i Verdi, la Sinistra Unitaria, i gruppi nazionalistici e anti-Ue, tra cui la Lega Nord. «Il voto sul Ceta – ha dichiarato il presidente del gruppo dei Popolari, Manfred Weber – rappresenta anche la risposta di Europa e Canada alla politica di Donald Trump». «Noi voteremo contro – ha detto invece Eleonora Forenza, della Sinistra unitaria – perché consideriamo che il Ceta sia un attacco ai luoghi della decisione democratica e un pericolo per gli standard sociali ed ambientali».

STOP AI DAZI, STANDARD RISPETTATI

Il commissario europeo al Commercio, Cecilia Malmström, ha definito il Ceta «il più avanzato e moderno accordo commerciale mai negoziato dall’Ue». Secondo i fautori, porterebbe a un incremento del pil dell’Ue di circa 12 miliardi di euro l’anno. L’accordo sopprime il 99% dei dazi, per 500 milioni di euro l’anno. Il trattato e un testo aggiuntivo di interpretazione siglato da Ue e Canada garantiscono che gli standard in vigore non saranno minimamente intaccati, il Canada dovrà rispettare le normative di ambiente, sicurezza, sanità, alimenti, consumatori, lavoro dell’Ue. Tradotto: niente carne agli ormoni o polli al cloro. E non saranno toccati i servizi pubblici. Soprattutto, l’accordo apre a tutte le imprese europee tutte le gare d’appalto in Canada a ogni livello. Sarà ridotta la burocrazia, perché saranno riconosciute le qualifiche professionali europee in Canada e viceversa. E saranno riconosciuti i certificati tecnici di conformità di prodotti elettrici, elettronici, macchinari, giocattoli. È prevista una cooperazione «volontaria» sulla regolamentazione, e questo è uno dei punti criticati: il timore degli oppositori è che le multinazionali possano influenzare le discussioni parlamentari degli stati su nuovi standard.

TUTELA DEGLI IGP

Finora, il Canada ha trattato – come gli Usa – denominazioni come Prosciutto di Parma o Parmigiano Reggiano come denominazioni generiche, e infatti nel paese si può trovare 'Parma Ham' fatto in Canada. Non sarà più così: il Canada riconosce 143 denominazioni di origine controllata Ue, di cui 41 italiane, dalla Mozzarella di Bufala alla Bresaola della Valtellina.

PROTEZIONE DEGLI INVESTITORI

È uno dei punti nodali della critica degli anti-Ceta. Inizialmente era previsto il tradizionale Isds («risoluzione dei contenziosi investitori-Stati»), oscuri panel che decidono se un investitore sia stato discriminato da uno Stato (ce ne sono migliaia già in funzione, anche in accordi bilaterali di vari Stati europei). Le proteste hanno però portato la Commissione a proporre – e fare 'ingoiare' al Canada – una forma molto più trasparente: una vera e propria corte internazionale, gestita da magistrati di professione nominati dagli stati, e con diritto di appello. Gli oppositori temono però che anche questa Corte possa 'scavalcare' il potere democratico dei Parlamenti.

I PROSSIMI PASSI

In realtà, comunque, dopo il sì di Strasburgo (cui seguirà quello, scontato, del Consiglio Ue, che rappresenta gli Stati membri), l’accordo entrerà in vigore solo in modo provvisorio, per la parte di diritto esclusivo Ue (che dunque deve esser approvata solo dalle istituzioni Ue), pari a oltre il 95% (esclusa è ad esempio la Corte internazionale). La Commissione ha infatti definito l’accordo «misto», e cioè con una parte che rientra nella competenza diretta degli Stati membri. Per entrare definitivamente in vigore servirà la ratifica di tutti e 28 gli Stati membri. Basta che anche uno solo dica che non ratificherà perché decada l’intero Ceta, inclusa l’applicazione provvisoria. Un vero terno al lotto: a dover ratificare sono 38 parlamenti (tra nazionali e regionali). E a ottobre la piccola regione belga della Vallonia ha rischiato di far fallire l’intero accordo.

FAVOREVOLI AL CETA

Il Governo italiano è tra i più determinati nel sostenere l'intesa. Federalimentare prevede «importanti vantaggi al settore agroalimentare italiano», le associazioni confindustriali europee sono compattamente a favore. Gli economisti della Fondazione Einaudi e della Adam Smith Society hanno creato un Comitato per il Libero Commercio, davanti alla crisi di Ceta e Ttip.

CONTRARI AL CETA

La Confederazione europea dei sindacati (cui aderiscono Cgil, Cisl e Uil e che è guidata dall'italiano Luca Visentini) ritiene insufficienti i passi avanti sugli arbitrati Stati-aziende. La Coldiretti è preoccupata, in particolare, per le diversità di regole sui pesticidi. L'associazione ambientalista Legambiente definisce il Ceta «un accordo tossico per i diritti e per il pianeta».

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