venerdì 3 marzo 2023
Fu la prima procuratrice generale nella storia del Paese. Rifugiata in Italia, ebbe la cittadinanza per meriti speciali: i taleban non hanno rispettato i patti con l'Occidente, non ci abbandonate
Un intenso ritratto di Maria Bashir

Un intenso ritratto di Maria Bashir - Per gentile concessione di Maria Bashir

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Con questa e decine di altre testimonianze, storie, interviste e lettere, le giornaliste di Avvenire fino all'8 marzo daranno voce alle bambine, ragazze e donne afghane. I taleban hanno vietano loro di studiare dopo i 12 anni, frequentare l'università, lavorare, persino uscire a passeggiare in un parco e praticare sport. Noi vogliamo tornare a puntare i riflettori su di loro, per non lasciarle sole e non dimenticarle. E per trasformare le parole in azione, invitiamo i lettori a contribuire al finanziamento di un progetto di sostegno scolastico portato avanti da partner locali con l'appoggio della Caritas. QUI IL PROGETTO E COME CONTRIBUIRE

Prima donna procuratrice generale in Afghanistan, una carriera costruita sul contrasto alla corruzione e agli oppressori delle donne. La nemica numero uno dei taleban, dai quali ha ricevuto minacce di morte e tentativi di omicidio. Maria Bashir, classe 1970, nel primo emirato islamico, prima del 2001, insegnava illegalmente alla figlia Yasaman e alle bambine del vicinato nella cantina di casa dopo che le fu imposto di lasciare il lavoro di pm presso la procura generale. Nell'era post taleban, richiamata in servizio ad Herat, combatteva la corruzione e i crimini contro le donne come i matrimoni precoci e le violenze. Nel 2007 furono gli Stati Uniti a garantirle la scorta, dopo che una bomba scoppiò nel giardino di casa, mentre i suoi figli erano dentro. La sua attività implacabile e coraggiosa le è valso il riconoscimento "Donna coraggio" del Dipartimento di Stato americano nel 2011; nello stesso anno la rivista Time l'ha inserita tra le 100 donne più influenti dell'anno.

Facile capire come Maria Bashir sia dovuto scappare dall'Afghanistan: il 9 settembre 2021 è arrivata in Italia dopo una fuga rocambolesca; a Fiumicino ad accoglierla c'era l'allora ministra alla Giustizia Marta Cartabia. Poche settimane dopo, a novembre, il capo dello Stato le concesse la cittadinanza italiana per meriti speciali.

Oggi Maria Bashir vive tra la Germania, dove i suoi due figli studiano, e l'Italia, dove con la Comunità di Sant'Egidio svolge un prezioso lavoro di accompagnamento e assistenza dei profughi afghani.

Procuratrice Bashir, immaginiamo che sia difficile per una donna che ha lavorato così duramente per il suo Paese, lottando contro la corruzione e la violenza sulle donne, assistere alla distruzione del proprio Paese. Cosa pensa di questo, in particolare della vita delle donne?

È un dolore molto forte per me e per tutte le donne e le ragazze del mio Paese, e sono ancora sotto choc. Dopo tanti sforzi e progressi delle donne, all'improvviso tutto è stato distrutto e si è tornati indietro. Tutti i nostri diritti ci sono stati tolti e le donne non hanno il diritto di lavorare e le nostre ragazze non possono andare a scuola. E ora le donne vengono sistematicamente eliminate dalla società rimanendo cieche e analfabete.

Quali progetti ha per il futuro? Pensa che un giorno potrà tornare a servire il suo Paese e le donne afghane?

Cercherò in tutti i modi di attirare l'attenzione del mondo sulle persone che si trovano in Afghanistan e di non dimenticare il mio Paese. Sono sicura che un giorno l'Afghanistan sarà di nuovo libero e noi lavoreremo e serviremo di nuovo il popolo, non voglio perdere questa speranza.

L'Occidente potrebbe fare di più per il popolo afghano?

L'Occidente sa che l'Afghanistan è stato vittima di uno sporco gioco politico e ha ceduto l'Afghanistan ai taleban credendo che questi ultimi fossero cambiati e fossero onesti con l'America e i Paesi occidentali. Ma i taleban non stanno rispettando gli impegni presi con l'Occidente. Quindi, per prevenire le minacce del terrorismo nei loro Paesi, dovrebbero aiutare il popolo afghano ad avere un governo e un sistema legale.

Ha altri parenti in Afghanistan? È preoccupata per loro?

Ringrazio il governo italiano per aver trasferito i miei familiari. Ma sono preoccupata per tutto il popolo afghano, soprattutto per le donne e le ragazze del mio Paese, e ogni giorno sento parlare di brutti eventi, dispiaceri e problemi, e questo mi preoccupa molto.

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