sabato 21 maggio 2022
Via libera, senza riconoscimento del miracolo, alla canonizzazione del vescovo di Piacenza fondatore degli Scalabriniani. Beata una laica spagnola morta a 22 anni
Sarà santo Scalabrini, apostolo degli emigranti
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Diventa santo l’apostolo degli emigranti. E del catechismo. Il Papa ha infatti dato il via libera alla canonizzazione del beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza e fondatore della Congregazioni dei Missionari e delle Suore Missionarie di San Carlo per gli emigranti. Il sì del Pontefice arriva con una formula particolare, senza il riconoscimento di un miracolo. Una dispensa dalla prassi già adottata per papa Giovanni XXIII. Recita il bollettino della Sala Stampa Vaticana: «Il Sommo Pontefice ha approvato i voti favorevoli della sessione ordinaria dei padri cardinali e vescovi per la canonizzazione del beato Giovanni Battista Scalabrini» e «ha deciso di convocare un Concistoro, che riguarderà anche la canonizzazione del beato Artemide Zatti». Quest’ultimo era un coadiutore salesiano nato il 12 ottobre 1880 a Boretto, in provincia di Reggio Emilia ma trasferitosi giovanissimo in Argentina. Qui portò avanti il suo apostolato soprattutto al servizio dei malati poveri. Morì il 15 marzo 1951.

Scalabrini, nato a Fino Mornasco, in provincia di Como, l’8 luglio 1839 e lo stesso giorno battezzato, era terzo di otto figli. Ordinato sacerdote il 30 maggio 1863, da subito insegnò nel Seminario minore di cui fu rettore dal 1868 al 1870, quando venne nominato parroco di San Bartolomeo a Como. L’elezione a vescovo di Piacenza, da parte di Pio IX è datata 13 dicembre 1875. Seguirono la consacrazione episcopale il 30 gennaio 1876 e l’ingresso in diocesi il 13 febbraio successivo. Durante il suo episcopato, Scalabrini scrisse 72 lettere pastorali, convocò tre Sinodi e visitò bene cinque volte le 365 parrocchie della diocesi. La sua attenzione per le migrazioni, allora dirette soprattutto verso le Americhe, nacque dall’attenzione alla realtà, dall'immersione nei problemi del tempo. Lo scrive egli stesso: «In Milano, parecchi anni or sono, fui spettatore di una scena che mi lasciò nell’animo un’impressione di tristezza profonda.

Di passaggio alla stazione vidi la vasta sala, i portici laterali e la piazza adiacente invasi da tre o quattro centinaia di individui poveramente vestiti, divisi in gruppi diversi. Sulle loro facce abbronzate dal sole, solcate dalle rughe precoci che suole imprimervi la privazione, traspariva il tumulto degli affetti che agitavano in quel momento il loro cuore. Erano vecchi curvati dall’età e dalle fatiche, uomini nel fiore della virilità, donne che si traevano dietro o portavano in collo i loro bambini, fanciulli e giovanette tutti affratellati da un solo pensiero, tutti indirizzati ad una meta comune. Erano emigranti». Nacque così una speciale forma di apostolato verso chi era costretto a lasciare il proprio Paese alla ricerca di condizioni di vita migliori. Il risultato più concreto fu la fondazione, nel 1887, dei Missionari di san Carlo Borromeo, conosciuti come scalabriniani, per la cura degli emigrati italiani. Di lì a qualche anno, nel 1895, fondò il ramo femminile della Congregazione e nel 1900 accolse in diocesi e approvò le costituzioni delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù fondate dalla forlivese Clelia Merloni incaricandole di affiancare i missionari Scalabriniani nell’assistenza ai migranti.

Altro tema forte del servizio al Vangelo di Scalabrini fu l’attenzione alla dottrina. «Papa Pio IX – scrive la Congregazione della cause dei santi – lo definì l’apostolo del catechismo per l’impegno con cui promosse in tutte le parrocchie l’insegnamento metodico della dottrina della Chiesa sia ai fanciulli che agli adulti». Tra le altre cose, si deve a Scalabrini a pubblicazione de “Il Catechista cattolico”, prima rivista italiana sul tema. Morì a Piacenza il 1° giugno 1905. Giovanni Paolo II lo proclamò beato il 9 novembre 1997.

Assieme a Scalabrini santo, la Chiesa festeggerà anche una nuova beata. Ricevendo il prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il cardinale Marcello Semeraro, il Papa ha infatti autorizzato il decreto che riconosce il miracolo ottenuto per intercessione della venerabile Maria de la Concepción Barrecheguren y García, laica nata il 27 novembre 1905 a Granada (Spagna) dove morì il 13 maggio 1927. Segnata dalla malattia fin dall’infanzia, tanto da perdere la vita giovanissima, era molto devota a santa Teresa di Lisieux.

A completare il quadro dei testimoni delle fede avviati verso gli altari, anche sette nuovi venerabili, cioè servi di Dio di cui è stato riconosciuto l’eroismo delle virtù cristiane. Tre di loro sono italiani: Luigi Sodo; Vescovo di Telese-Cerreto Sannita; nato il 26 maggio 1811 a Napoli e morto il 30 luglio 1895 a Cerreto Sannita; Giampietro di Sesto San Giovanni (al secolo: Clemente Recalcati), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, fondatore della Congregazione delle Suore Missionarie Cappuccine di San Francesco d’Assisi di Brasilia; nato il 9 settembre 1868 a Sesto San Giovanni (Italia) e morto il 5 dicembre 1913 a Fortaleza (Brasile); Alfredo Morganti (detto Berta), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori; nato il 5 giugno 1886 a Pianello di Ostra e morto il 2 ottobre 1969 a Sassoferrato;

Gli altri nuovi venerabili sono: Teofilo Bastida Camomot; arcivescovo di Marcianopoli, fondatore della Congregazione delle Figlie di Santa Teresa; nato il 3 marzo 1914 a Cogon Carcar (Filippine) e morto il 27 settembre 1988 a Magtalisay di San Fernando; Giuseppe Torres Padilla, sacerdote diocesano, cofondatore della Congregazione delle Suore della Compagnia della Croce; nato il 25 agosto 1811 a San Sebastián de La Gomera (Spagna) e morto il 23 aprile 1878 a Siviglia; Marianna della Santissima Trinità (al secolo: Allsopp González-Manrique), cofondatrice della Congregazione delle Suore della Santissima Trinità; nata il 24 novembre 1854 a Tepic (Messico) e morta il 15 marzo 1933 a Madrid; Giovanna Woynarowska, laica; nata il 10 maggio 1923 a Piwniczna (Polonia) e morta il 24 novembre 1979 a Cracovia.

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