venerdì 2 ottobre 2020
Padre Guerrero: nel 2019 un deficit di 11 milioni già coperti. Il patrimonio netto è di 1.402 milioni. «È possibile che in alcuni casi oltre che mal consigliati siamo stati truffati»
Piazza San Pietro

Piazza San Pietro - Ansa

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Non è vero che il bilancio vaticano è prossimo al default. Anzi il deficit è sensibilmente diminuito nel 2019 (da 75 a 11 milioni). E non è neanche esatto affermare che le perdite dell’operazione immobiliare londinese siano state coperte con l’Obolo di San Pietro. Parola del prefetto della Segreteria per l’Economia, padre Juan Antonio Guerrero Alves, che fa il punto della situazione in una intervista ai media vaticani, firmata dal direttore editoriale, Andrea Tornielli. Così il “ministro dell’economia” della Santa Sede fa chiarezza su tante imprecisioni circolate in questo periodo, frutto di presunti “scoop” giornalistici che, alla prova dei fatti, si sono rivelati errati.

Rischio di default? Una bufala Si prenda ad esempio il tanto pubblicizzato (in un libro) pericolo di default vaticano. I dati forniti da Guerrero lo smentiscono in maniera inoppugnabile. Nel 2019, afferma il prefetto, «abbiamo avuto entrate per 307 milioni di euro, abbiamo speso 318 milioni di euro. Il nostro deficit è di 11 milioni. Abbiamo un patrimonio netto pari a 1.402 milioni di euro ». Padre Guerrero precisa che si tratta del bilancio della Santa Sede (distinto da quello della Città del Vaticano) che comprende «sessanta enti al servizio del Papa nella sua mis- sione di guida della Chiesa. Aggiungendo il bilancio del Governatorato, dell’Obolo, dello IOR, del Fondo pensioni e delle Fondazioni che aiutano la missione della Santa Sede, si ottiene un patrimonio netto di circa 4.000 milioni di euro - spiega ancora il prefetto –. Se dovessimo consolidare tutto, nel 2019 non ci sarebbe deficit, né c’è stato nel 2016, l’ultimo anno in cui tutti questi conti sono stati consolidati. Con ciò non voglio però dire che non abbiamo difficoltà e che in questa crisi del coronavirus non ne avremo di più grandi».


Intervista del prefetto della Segreteria per l’economia ai media vaticani: le perdite di Londra non sono state coperte con l’Obolo di San Pietro. La Segreteria di Stato ha portato i fondi a Ior e Apsa e parteciperà alla centralizzazione degli investimenti

Entrate e uscite. L’intervista entra anche nel dettaglio delle entrate e delle uscite. Quanto alle prime «il 54%, pari a 164 milioni di euro, è stato generato dallo stesso patrimonio. L’attività commerciale (visite alle catacombe che diversamente dai musei fanno parte della Santa Sede, produzioni vendute dal dicastero della comunicazione, Libreria Editrice Vaticana) e i servizi (tasse per alcuni certificati, tasse accademiche di istituzioni universitarie, ecc.) hanno portato un 14%, cioè 44 milioni di euro. Le entità vaticane che non si consolidano in questo bilancio (Ior, Governatorato, Basilica di San Pietro) hanno contribuito per il 14% delle entrate, 43 milioni. E le donazioni delle diocesi e dei fedeli sono state pari a 56 milioni di euro, il 18%». Le spese invece sono divise in tre blocchi: «asset management 67 milioni di euro, il 21% dei costi, e include 18 milioni di euro di tasse e 25 milioni di euro spesi per la manutenzione degli edifici. I servizi e l’amministrazione assorbono il 14% delle spese. E le spese di missione assorbono il 65% delle spese». Guerrero fa anche notare che non c’è niente di simile al mondo: «Mantenere 125 nunziature e missioni permanenti con 43 milioni di euro», pubblicare un quotidiano come L’Osservatore Romano, trasmettere più di 24 ore al giorno in 40 lingue, come fanno Radio Vaticana e Vatican Media, generare notizie e spiegarle come fa Vatican News, spendendo 45 milioni di euro: non ho trovato paragoni nel mondo della comunicazione. Il messaggio del Vangelo deve arrivare fino ai confini del mondo».

Padre Guerrero

Padre Guerrero - .

L’Obolo di San Pietro «L’aiuto dei fedeli all’Obolo è un modo concreto di collaborare con la missione del Santo Padre per il bene di tutta la Chiesa - ricorda Guerrero –. Nel 2019, il fondo dell’Obolo ha coperto il 32% delle spese per la missione della Santa Sede. L’incasso dell’Obolo è stato di 53 milioni di euro, di cui 10 milioni di euro donati per scopi specifici. In altre parole, il fondo ha collaborato con la missione del Santo Padre per 66 milioni di euro, 23 in più di quanto raccolto». Infine il prefetto precisa: «Per quel che so le perdite di Londra non sono state coperte con l’Obolo, ma con altri fondi di riserva della Segreteria di Stato».

La riorganizzazione Nell’intervista si accenna anche alle questioni sollevate dai giornali in questi giorni. «È possibile che, in alcuni casi, la Santa Sede sia stata, oltre che mal consigliata, anche truffata. Credo che stiamo imparando da errori o imprudenze del passato. Ora si tratta di accelerare, su impulso deciso e insistente del Papa, il processo di conoscenza, trasparenza interna ed esterna, controllo e collaborazione tra i diversi dicasteri». Quanto alla Segreteria di Stato (se rimarrà o meno senza “portafoglio” e se i suoi fondi saranno gestiti da Apsa), Guerrero risponde: «La Segreteria di Stato ha portato tutti i suoi fondi allo IOR e all’APSA e parteciperà al processo di centralizzazione degli investimenti, con una gestione più tecnica e professionale. Questa affermazione sulla perdita del “portafoglio”, per quanto ne so, non è esatta. La gestione sarà fatta in altro modo, come accade agli altri dicasteri che hanno un portafoglio».

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