martedì 12 maggio 2020
«La crisi sanitaria ne richiama una più globale». Verso la Giornata interreligiosa di preghiera, digiuno e carità
Adnane Mokrani, teologo islamico

Adnane Mokrani, teologo islamico - Archivio

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Dopo una breve chiacchierata telefonica sull’iniziativa interreligiosa di giovedì prossimo, rivolgiamo ad Adnane Mokrani, il primo teologo islamico a insegnare in una università pontificia – la Gregoriana, cattedra di Studi islamici – la domanda che gli avranno fatto in tanti, ma che nondimeno lo sottrae per un attimo all’aplomb professorale e gli strappa una risata: «Com’è essere musulmano e vivere e lavorare tutto il giorno in mezzo a dei preti?».

«È un’esperienza molto positiva – si ricompone Mokrani – io mi trovo bene, penso che anche gli altri docenti si trovino bene con me visto che sono alla Gregoriana dal 2005. Qui ho trovato uno spazio di libertà, di confronto con persone religiose e di proficuo scambio intellettuale. Vivo a Roma da quasi un quarto di secolo, 22 anni per la precisione, ho messo radici. La vita mi ha portato dove non avrei mai immaginato».

Sì perché Mokrani, nato a Tunisi 53 anni fa, studi di teologia in Tunisia e in Algeria, sarebbe dovuto rimanere naturalmente da quelle parti. Se non che nel 1996, quando andò a incontrare il nuovo arcivescovo di Tunisi, Fouad Twal, oggi patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini, gli fu offerta la possibilità di venire a studiare a Roma, all’Angelicum, con una borsa di studio della Fondazione Nostra Aetate, del Pontificio Istituto per il dialogo interreligioso.

Ha ottenuto poi il dottorato al Pisai, il Pontificio Istituto di studi arabi e d’islamistica, dove pure Mokrani insegna. «Avevo già avuto un contatto con la Chiesa cattolica – racconta il teologo islamico – perché mia madre e mia zia avevano insegnato in una scuola cattolica in Algeria, quindi avevo conosciuto le suore. La proposta di Fouad Twal mi interessò subito perché desideravo conoscere meglio il cristianesimo dal punto di vista dottrinale».

Da lì l’inizio di una nuova storia che lo ha portato dov’è oggi. Riguardo all’impatto che il coronavirus ha avuto nei Paesi a maggioranza islamica, almeno quelli più vicino a noi, Mokrani spiega che è stato «di media entità», ovvero «non forte come in Europa, però ci sono state misure di contenimento. Anche in Tunisia c’è stata una sorta di lockdown che adesso si sta allentando. I casi di infezione accertati sono circa un migliaio, ma quello si teme è che possa arrivare una seconda ondata. Intanto l’economia è in profonda sofferenza, la povertà è allarmante. La gente ha cercato di rispettare le misure di emergenza, ma soprattutto in questo mese di Ramadan ci sono stati numerosi segni di insofferenza. Ci sono persone che se non escono di casa per andare a lavorare non possono mangiare la sera. A questo riguardo va segnalata una grande mobilitazione di solidarietà della società civile per alleviare le situazioni di indigenza estrema».

L’Alto Comitato per la fratellanza umana, presieduto dal cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, è stato costituito a pochi mesi dall’incontro a Abu Dhabi, il 4 febbraio del 2019, tra il Papa e il grande imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb con la firma del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. L’Alto Comitato è composto da leader religiosi, studiosi del mondo cristiano, musulmano ed ebraico.

Ed è questo Alto comitato che ha indetto per giovedì, com’è noto, una giornata di preghiera, digiuno e opere di carità affinché il mondo sia liberato dal flagello del coronavirus. «Questa crisi globale di carattere medico-sanitario – commenta Mokrani – rimanda simbolicamente a una crisi più profonda. Vediamo un mondo pieno di ingiustizie, di violenza, di sfruttamento che nascono dal cuore dell’uomo. E se l’uomo ha istintivamente paura di affrontare se stesso – temiamo il silenzio e la solitudine, ci teniamo sempre occupati per non affrontare questo momento di verità – le restrizioni che stiamo subendo possono essere un’occasione per farlo. L’iniziativa che è stata proposta mi pare vada in questa direzione, con la preghiera e il digiuno».

Ma in che modo un musulmano prega di fronte alla pandemia? «Con la preghiera chiediamo innanzitutto il perdono di Dio – risponde sempre Mokrani – perché siamo tutti peccatori. E siamo un po’ tutti parte del sistema ingiusto a cui accennavo, nessuno può dirsi totalmente estraneo ad esso. Tutti portiamo un po’ di responsabilità. Riconoscere questo è il primo passo per una conversione personale, che può e deve portare a un mondo migliore. Il Corano lo dice chiaramente: “La preghiera preserva dalla turpitudine e dal male, il ricordo di Dio è la cosa più grande, Dio sa quel che fate”» (29, 45). E ancora: “Dio non cambia nulla a un popolo finché quel popolo non cambia la disposizione della propria anima” (13, 11)».


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