venerdì 19 aprile 2019
Giuseppe Mangano, 71 anni, è diventato presbitero a Bologna una volta rimasto vedovo. Sposato, padre di un figlio, è stato accanto alla moglie nella lunga malattia. «Adesso una nuova paternità»
Don Pino, Giuseppe Mangano, nonno ed ora sacerdote a Bologna

Don Pino, Giuseppe Mangano, nonno ed ora sacerdote a Bologna

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«Per me essere diventato prete, alla bella età di 71 anni, è stata ed è una grandissima gioia; anche perché è il coronamento di un percorso che avevo intrapreso da giovane, che poi si era interrotto per seguire la strada del matrimonio, e ora giunge a compimento».

Giuseppe, per tutti “Pino” e ora “don Pino” Mangano, nato a Corato (Bari), ma residente da cinquant’anni prima a Bologna e poi in provincia, a San Pietro in Casale, è stato ordinato sacerdote nel settembre scorso dall’arcivescovo Matteo Zuppi, nella Cattedrale di San Pietro. Insieme a lui è stato ordinato anche un altro ormai ex diacono permanente, Luca Zauli, 60 anni. Entrambi hanno la particolarità di essere stati sposati, avere avuto dei figli (nel suo caso anche tre nipoti, tanto che lo chiamano “il prete nonno”) ed essere divenuti presbiteri dopo essere rimasti vedovi.

«Sono entrato in Seminario a 11 anni – ricorda don Pino – e ho studiato prima a Bisceglie, poi a Molfetta. A vent’anni sono venuto a Bologna per frequentare un Seminario del tutto particolare: quello dell’Onarmo creato da don Giulio Salmi per preparare cappellani del lavoro. Però dopo un anno di studi teologici ho abbandonato, mi sono iscritto all’università dove mi sono laureato in scienze politiche e poi mi sono sposato».

Un matrimonio durato 36 anni, fino alla morte della moglie nel 2008, e segnato da gioie, come la nascita del figlio Francesco, ma anche da molte prove. «Mia moglie dopo poco tempo che eravamo sposati si ammalò e le sono stato accanto nella sofferenza – ricorda –. Ma quella dura esperienza mi ha confermato e rafforzato nella fede, che ho sempre messo in pratica facendo catechismo e animazione in parrocchia». E proprio dalla moglie Pino ebbe anche l’incoraggiamento a riprendere, una volta che lei fosse scomparsa, la strada del presbiterato che aveva abbandonato da giovane. Nel 2001 andò in pensione, dopo aver lavorato per 32 anni alla Sip, poi Telecom; e da allora ha ripreso gli studi di teologia, ottenendo il baccalaureato nel 2005 e la licenza nel 2016. Nel frattempo, nel 2013 era diventato diacono permanente, ma solo di recente ha deciso di chiedere al nuovo arcivescovo Zuppi la possibilità di essere ordinato sacerdote; e nel marzo 2018 gli è arrivata la conferma che lo sarebbe divenuto a settembre.

«Diventare prete alla mia età mi suscita “timore e tremore” – confida don Piano – ma sono certo che la grazia di Dio, datami nel sacramento dell’Ordine, mi sosterrà. Del resto il mio primo padre spirituale, don Bruno Salsini (il secondo, anche lui scomparso, è stato don Giovanni Ravaglia) aveva previsto: “Riceverai tutti i Sacramenti”. Sento soprattutto la responsabilità della nuova paternità verso la comunità che mi è stata affidata. Mi ispiro ai miei santi padri spirituali e sono contento che molti fedeli mi dicano: “Ti sentiamo più vicino come prete, perché hai vissuto anche l’esperienza del matrimonio, come noi”.

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