domenica 21 settembre 2014
I messaggi lanciati da Bergoglio nella sua visita in Albania. I video dall'aereo papale.LE FOTO | TUTTE LE PAROLE DEL PAPA
Cambiare prospettiva di Mimmo Muolo | Redipuglia-Tirana, per la pace di Stefania Falasca
COMMENTA E CONDIVIDI

Il primo messaggio è per quanti pianificano lo scontro di civiltà e di religioni. "Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza. Questo è un sacrilegio". Il secondo per l'Europa e più in generale per il mondo occidentale. "Alla globalizzazione dei mercati è necessario che corrisponda una globalizzazione della solidarietà, insieme ai diritti individuali vanno tutelati quelle delle realtà intermedie come la famiglia". Il terzo, ma non meno importante, per l'Albania e soprattutto per i suoi giovani. "Sappiate dire no all'idolatria del denaro, no alla falsa libertà individualista, no alle dipendenze e alla violenza; e dire invece sì alla cultura dell'incontro e della solidarietà". Che quello di Francesco non sarebbe stato un viaggio limitato al solo Paese delle Aquile lo si era intuito fin dai giorni della preparazione. Ora, al termine delle 14 ore di un itinerario breve ma intenso, se ne è avuta una completa conferma. Per temi e accenti, infatti, il Papa ha abbracciato con la sua presenza e i suoi 6 discorsi tutte le problematiche di maggiore attualità del momento. Si prenda ad esempio la sottolineatura dell'imprescindibilità della libertà religiosa, anche ai fini della crescita economica. In un Paese che per 46 anni ne è stato totalmente e violentemente privato, Bergoglio ne ha rivendicato l'importanza, lanciando nel contempo un autentico anatema verso chi la soffoca anche oggi e addirittura in nome di un credo religioso. "Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio. Discriminare in nome di Dio è inumano", ha ricordato ai capi delle altre religioni, durante il cordiale incontro nell'Università Cattolica di Tirana, che è stato uno dei momenti salienti della giornata. E in precedenza, davanti al presidente della Repubblica Bujar Nashani, musulmano anch'egli, aveva detto: "Nessuno pensi di potersi fare scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione". Inutile aggiungere che il pensiero di tutti, di fronte a queste parole, è andato alla tragedia dell'Iraq, alle violenze in Siria, agli attacchi terroristici in Nigeria e Libia, tutti ad opera di fondamentalisti islamici e tutti prevalentemente diretti contro i cristiani. In Albania, invece, nonostante la maggioranza di fedeli dell'Islam, la situazione è profondamente diversa. E dunque il viaggio, anche sotto questo profilo, ha raggiunto pienamente il suo scopo. Mostrare un esempio di pacifica convivenza, come ha detto lo stesso Pontefice, a tutto il mondo. Al punto che alla Messa, tra i 300mila fedeli, numerosi erano anche i musulmani, giunti appositamente, ha spiegato ai giornalisti il portavoce vaticano, padre Fedetrico Lombardi, per ricevere la benedizione del Papa. Questo primo messaggio non deve però far passare in second'ordine gli altri due. Quello diretto all'Europa e al mondo cosiddetto evoluto non è infatti da meno, per forza e importanza. Intanto va ricordato che l'Albania è la prima nazione europea visitata dal Pontefice argentino. Egli dunque ha scelto di entrare in Europa non per la porta di uno degli Stati ricchi e potenti che guidano l'Ue e neanche per il portone di Strasburgo (al Parlamento europeo si recherà il prossimo 25 novembre), ma attraverso la "finestra" di una nazione considerata economicamente e politicamente periferica. Nel contempo però ne ha sottolineato l'esemplarità, ne ha lodato l'attaccamento alla sua storia e ha messo in guardia contro le "nuove forme di dittatura che rischiano di tenere schiave persone e comunità". Individualismo, relativismo e sete di denaro soprattutto. Il rischio, infatti, per la nuova Albania come per gli altri Paesi dell'est ex comunista, è quello di passare dall'ateismo ideologico, imposto dalla Stato, a quello pratico liberamente scelto sulla base dell'illusione edonista. Perciò, nell'ultimo incontro della giornata, quello all'orfanotrofio di Casa Betania, tappa della carità che mai manca nei suoi viaggi, ha sottolineato: "Il bene paga infinitamente di più del denaro, che invece delude". Un ulteriore appello ai giovani a non lasciarsi abbagliare dalle false promesse del capitalismo. Uu terreno, questo, sul quale si innesta il terzo messaggio del Papa. Rivolto in prima persona a tutti gli albanesi. Messaggio basato sulla memoria dei martiri e dei testimoni della fede (Francesco si è profondamente commosso nel pomeriggio, fino alle lacrime, ascoltando nella Cattedrale di Tirana le testimonianze di un sacerdote e di una suora sopravvissuti al regime). Messaggio di riconciliazione nazionale: "Ricordate le ferite, ma non vendicatevi". Ma soprattutto messaggio rivolto al futuro: "L'aquila ritorna sempre al proprio nido, ma vola alto", ha detto Bergoglio facendo riferimento con un'aggiunta a braccio al volatile simbolo del Paese. "E tu, Albania, vola alto", ha quindi concluso. Un'esortazione che a ben vedere vale non solo per il piccolo Paese balcanico. Come del resto tutto ciò che in questo viaggio è stato detto e fatto.

Qui di seguito le risposte del Papa ad alcune domande rivolte in aereo dai giornalisti al ritorno dall'Albania.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: