giovedì 12 agosto 2021
L'arcivescovo cardinale ha firmato il decreto che autorizza, come dal motu proprio di papa Francesco "Traditionis Custodes", la celebrazione secondo la Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970
Il cardinale Matteo Zuppi

Il cardinale Matteo Zuppi - Siciliani

COMMENTA E CONDIVIDI

Anche nell’arcidiocesi di Bologna proseguirà la celebrazione della Messa in lingua latina secondo la Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970: si terrà la domenica e nei giorni festivi, nella chiesa dove viene svolta già dal 2007. Si tratta della parrocchiale di Santa Maria della Pietà. Lo ha stabilito l’arcivescovo, il cardinale Matteo Zuppi, nel Decreto (pubblicato sul sito diocesano www.chiesadibologna.it) con il quale, qualche giorno fa, ha dato attuazione in arcidiocesi al motu proprio di papa Francesco Traditionis Custodes, che regola la celebrazione della Messa secondo l’edizione del Messale Romano del 1962. Una decisione che ha sorpreso qualcuno, forse convinto che il cardinale Zuppi fosse in qualche modo contrario a questo tipo di celebrazione.

In realtà il motu proprio di Francesco dispone che la decisione sull’opportunità e le modalità di tale celebrazione venga presa dalle singole diocesi. In questo caso, il cardinale ha rilevato, e lo dice nel decreto, che la celebrazione avviata 14 anni fa a Santa Maria della Pietà risponde già alle caratteristiche previste dal Papa e quindi ne autorizza la prosecuzione, sotto la responsabilità pastorale dell’amministratore parrocchiale monsignor Massimo Mingardi. La Messa si terrà per ora nella stessa chiesa, «in attesa di individuare una chiesa non parrocchiale idonea».

Il cardinale Zuppi afferma anche di dare le disposizioni per la celebrazione «per provvedere nella nostra arcidiocesi al bene di quanti sono radicati nella forma celebrativa anteriore al Concilio Vaticano II»; e rinnova poi con forza l’invito, contenuto nel testo del Papa, a impegnarsi «perché ogni liturgia sia celebrata con decoro e fedeltà ai libri liturgici, in cui si rispecchia la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, senza eccentricità che degenerano facilmente in abusi».

«La tradizione liturgica – conclude – ha dato una impronta inconfondibile alla nostra Chiesa locale: essa è un giardino da coltivare con rinnovato amore e passione, senza mai rassegnarci a stanchezze e pigrizie».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: