lunedì 28 aprile 2025
Ogni settimana uno spazio di riflessione personale con l'aiuto di testimoni della fede. Oggi l'amato Francesco appena scomparso sul "segreto" del buon umore che non lo abbandonava mai
La preghiera unisce la terra al cielo

La preghiera unisce la terra al cielo - Siciliani

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Uno dei modi più semplici e rispettosi di onorare la memoria di una persona scomparsa è rileggere, riascoltare, quanto ha detto e scritto. In questo senso, l’amato papa Francesco ci ha lasciato un patrimonio enorme, dentro cui ciascuno può trovare uno spunto di riflessione, un insegnamento per la propria esistenza. Al tempo stesso i discorsi del Pontefice, i video che lo ritraggono, ci consentono di conoscerlo meglio e di capire dove trovava la forza per alimentare la sua testimonianza di fede. Quasi inutile dire che alla base di tutto c’era un’intensa vita di preghiera, sostegno anche per l’allegria, tra i tratti più evidenti della personalità di papa Bergoglio. «Chiedo tutti i giorni la grazia del senso dell’umorismo – disse Francesco nel 2016 durante un’intervista – perché ti solleva, ti fa vedere il provvisorio della vita e a prendere le cose con uno spirito di anima redenta. È un atteggiamento umano, ma il più vicino alla grazia di Dio». E a chi gli domandava se ci fosse un riferimento concreto ad aiutarlo in questo cammino sulla via della leggerezza, il Pontefice rispondeva che recitava sempre la preghiera del buon umore attribuita a san Tommaso Moro (1478-1535) grande umanista e uomo politico che pagò con la condanna a morte il rifiuto di accettare l’atto di supremazia del re sulla Chiesa in Inghilterra. Recitare oggi la preghiera del buon umore è allora anche un modo per sentire più vicino papa Francesco.

«Dammi la salute del corpo,
col buonumore necessario per mantenerla.
Dammi o Signore, un'anima santa,
che faccia tesoro di quello che è buono e puro,
affinché non si spaventi del peccato,
ma trovi alla Tua presenza
la via per rimettere di nuovo le cose a posto.
Dammi un'anima che non conosca la noia,
i brontolamenti, i sospiri e i lamenti,
e non permettere che io mi crucci eccessivamente
per quella cosa troppo invadente che si chiama "io".
Dammi, o Signore, il senso dell'umorismo,
concedimi la grazia di comprendere uno scherzo,
affinché conosca nella vita un po' di gioia
e possa farne parte anche ad altri».

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