sabato 12 gennaio 2019
La decisione della diocesi di Bolzano-Bressanone vuole rispondere all’insufficiente numero di sacerdoti. A guidare le liturgie sono persone che hanno seguito appositi corsi
La cura di una tomba al cimitero

La cura di una tomba al cimitero

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Sono passati quasi sei anni da quando il vescovo di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser, aveva indicato la possibilità che un giorno fossero anche laici, opportunamente preparati, a celebrare i funerali, in vista dell’insufficiente numero di sacerdoti disponibili. Dopo un attento percorso di discernimento - stimolato anche dal richiamo del Sinodo diocesano a curare le celebrazioni liturgiche col coinvolgimento dei laici - è partita a ottobre una formazione intensiva che porterà a maggio ad avere i primi funerali - senza Eucaristia, naturalmente - con celebrazioni della Parola guidate da laici.

Sono le 17 persone che presso lo Studio Teologico Accademico Teologico di Bressanone stanno frequentando l’apposito corso di formazione in 16 giornate che si completerà nel prossimo autunno. Cinque di loro sono diaconi permanenti (con relativa formazione alle spalle), altri 12 sono laici, in perfetta parità di genere: sei uomini e sei donne. Sottolinea il direttore dell’Ufficio pastorale della diocesi, Reinhard Demetz: «Abbiamo atteso qualche anno e abbiamo voluto progettare con attenzione questa iniziativa formativa, perché si presenta nuova per noi (nel mondo austriaco e tedesco è già presente da tempo, ndr) e non doveva essere affrettata e superficiale. L’abbiamo condivisa anche con la Conferenza dei decani della diocesi, dalla quale era venuta la sollecitazione più forte a poter contare sulla collaborazione dei laici per guidare occasioni liturgiche così pastoralmente importanti e partecipate».

Attenzione prioritaria è stata riservata alla qualificazione di chi avrebbe guidato le celebrazioni: «Abbiamo condotto attraverso colloqui e incontri una selezione esigente – riassume Demetz – in vista di un percorso che tiene conto delle necessarie competenze pastorali, bibliche, liturgiche ma anche psicologiche e relazionali ».

I candidati a questo servizio sono stati scelti fra quanti già aveva completato il corso per la guida delle celebrazioni della Parola (ed avevano ricevuto un mandato stabile); in ogni caso, persone attive nella comunità parrocchiale. Gli stessi loro parroci prendono parte ad alcuni momenti di queste giornate formative (ciascuna prevede sei ore di lavoro) per darsi un orientamento comune anche rispetto ad alle scelte concrete della celebrazione.

A partire dai criteri con cui affidare al laico o al parroco il congedo ad un defunto piuttosto che ad un altro. «È tutta la comunità infatti che va formata al valore di questa grande novità – chiosa a proposito Demetz – anche per favorire un’accoglienza da parte delle famiglie che per prime non avranno un prete al funerale del loro caro».

In verità già nell’ottobre scorso in un funerale nel Duomo di Bolzano è stato un laico (uno dei 12 selezionati e impegnati nella formazione) a guidare la celebrazione della Parola su richiesta del decano don Bernhard Holzer; per la cronaca si chiama Hans Duffek, da 6 anni già animatore delle liturgie della Parola nella parrocchia del Duomo di Bolzano, che non ha nascosto una certa agitazione nell’intervista al settimanale diocesano di lingua tedesca Katholisches Sonntagsblatt ma anche «il desiderio di manifestare consolazione e sostegno nella fede ai familiari della defunta».

E non a caso nel corso formativo si insiste molto sulla capacità di accompagnare le persone segnate dal lutto e sulla riflessione sulla vita oltre la morte. Dopo i primi funerali che saranno celebrati da maggio in poi dai 17 “pionieri”, ci sarà in autunno una ripresa di alcune giornate di confronto e di formazione a partire dall’esperienza e dalle difficoltà da loro incontrate sul campo...santo.

Quanto questa innovazione pastorale sia molto di più di una supplenza è confermata da una ulteriore azione di sensibilizzazione rispetto alle cremazioni in aumento: in settembre a Bressanone si è tenuto un seminario aperto a tutti gli operatori pastorali (sacerdoti e laici) e anche agli addetti ai lavori delle agenzie funebri, sullo specifico del rito in caso di cremazione; nel suo intervento, il vescovo Ivo Muser ha ribadito che nelle nuove e nelle consolidate forme del commiato resta fondamentale sottolineare e far risaltare in primo luogo il messaggio della risurrezione.

E quest’anno è programmato un secondo seminario dedicato al momento delle deposizione dell’urna: «La nostra Chiesa – ha sottolineato Stefan Huber, responsabile diocesano del settore liturgia – se richiesto e possibile, deve farsi trovare presente in queste occasione con la sua presenza e il suo sostegno».

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