.jpg?width=1024)
Il Papa con il cardinale Zuppi all'assemblea Cei in Vaticano il 20 maggio 2024 - Vatican Media/Ag.Siciliani
«È un momento doloroso e di grande sofferenza per tutta la Chiesa. Affidiamo all’abbraccio del Signore il nostro amato Papa Francesco, nella certezza, come lui stesso ci ha insegnato, che “tutto si rivela nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso del Padre”». Il presidente della Cei cardinale Matteo Maria Zuppi esprime con queste parole il profondo dolore della Chiesa italiana per la morte di papa Francesco. «Chiedo a tutte le Chiese in Italia – prosegue il messaggio diffuso dalla Cei – che siano suonate le campane delle chiese in segno di lutto e che siano favoriti momenti di preghiera personale e comunitaria, in comunione tra di noi e con la Chiesa universale».

In una video-dichiarazione diffusa nel pomeriggio dall’Ufficio Cei per le Comunicazioni sociali il presidente dei vescovi italiani aggiunge poi che «papa Francesco ha amato fino alla fine. Quel suo giro con la macchina, per salutare tutti e farsi salutare da tutti, è il gesto di un Papa che non si è mai risparmiato. Si è avvicinato alle persone perché voleva comunicare a tutti l’amore di Dio per l’umanità concreta, così come è, senza filtri, senza ipocrisie, coinvolgendo tutti. Creando qualche malumore in chi ha paura, in chi preferisce guardare da lontano, in chi non vuole sentire – come diceva lui – il famoso “odore delle pecore”, che dà anche un po’ fastidio, ma è proprio quello di cui il buon Pastore profuma». Il cardinale Zuppi sottolinea che «c’è tanta sofferenza per la perdita di una persona così cara, e così cara a tutti, che ha saputo unire tanti uomini e donne, anche con sensibilità diverse, che però si sono sentiti vicini – e si sentono vicini – e compresi, proprio per l’attenzione alla persona e a Dio. Ecco, è la sua Pasqua. Ci aiuta a capire qual è la forza dell’amore, che in Gesù vince il male della morte, e ci aiuta a guardare con speranza, con fiducia, anche questo passaggio così doloroso per tutti».