sabato 6 aprile 2019
Il corpo del venerabile, morto nel 2006 a 15 anni, traslato nel Santuario dove il Poverello cambiò vita
Il corpo di Carlo Acutis traslato nel santuario della Spogliazione
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«Francesco e Carlo, ormai indissolubilmente uniti. Insieme cantori della vita e del bene. Insieme trascinatori di giovani e testimoni del Vangelo. Davvero una cosa nuova germoglia all’orizzonte di un’umanità segnata da una crisi epocale». È questo il forte messaggio lanciato dall'arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Domenico Sorrentino, durante la cerimonia di sabato ad Assisi per la sepoltura del corpo del giovane venerabile Carlo Acutis all’interno del Santuario della Spogliazione, concelebrata da monsignor Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione per le cause dei santi. Il corpo di Acutis – morto a Monza nel 2006, a 15 anni, per una leucemia fulminante, e dichiarato venerabile lo scorso luglio – riposava nel cimitero di Assisi.

«Additato pochi giorni fa dal Papa come esempio di santità dell’era internet – ha aggiunto l’arcivescovo nell’omelia, in riferimento alla menzione che di Acutis viene fatta nell’esortazione post-sinodale Christus vivit – anche lui lascia ai giovani del nostro tempo un segreto di vita nuova: la scelta di Dio che non ammette compromessi. Spogliazione completa. Fatta non con gesti clamorosi, ma nell'intimo del cuore. È il senso del suo slogan lapidario: “Non io, ma Dio”. Il Francesco che qui si spogliò di tutto, diventò il giullare di Dio, il cantore delle meraviglie del creato, il fratello universale capace di restituire ai poveri dignità e alla società divisa la riconciliazione».

«Carlo che qui da oggi riposa nelle sue spoglie mortali – ha detto ancora Sorrentino – ma continua in cielo ad occuparsi di noi, non rinunciò alle bellezze di una vita ricca di stupore per le meraviglie della natura, fino all'ebbrezza della più moderna tecnologia informatica. Ma immise in tutto questo il sapore del Vangelo, centrando la sua vita sull'Eucaristia, la sua autostrada per il cielo. Il tempo in cui egli ha vissuto il suo breve ma luminoso tragitto terreno è quello di internet. Egli fu, come tanti giovani del nostro tempo, un “nativo digitale”. Il mondo digitale fu il suo modo, non esclusivo e non fanatico, ma certamente appassionato, di comunicare. E se ne servì per comunicare il bene. Per additare la meraviglia eucaristica. Per costruire nel mondo del web la rete del bene. Ora siamo qui a deporre le sue spoglie mortali in questo Santuario, perché la sua luce si incontri e quasi si fonda con quella che otto secoli fa brillò in Francesco e fa di Assisi una città speciale».

Al termine della Messa il corpo è stato deposto in un monumento sepolcrale nella navata destra del Santuario della Spogliazione dove le centinaia di fedeli presenti hanno iniziato a renderli omaggio, così come avvenuto venerdì nella veglia di preghiera all'interno della cattedrale di San Rufino, dove fino a tarda notte centinaia persone, soprattutto giovani, si sono messi in fila per accarezzare la bara, baciarla e chiedere una grazia da questo giovane in odore di santità. Particolarmente toccante è stato il passaggio del corteo alla Basilica di Santa Chiara, dove il corpo è stato portato alla venerazione delle clarisse che hanno pregato sulla bara e l’hanno baciata.

Prima della sepoltura c’è stata la lettura del verbale, la firma dello stesso che è stato sigillato e inserito all'interno per testimoniare l’ufficialità della traslazione stessa. Gli eventi della traslazione termineranno questa mattina con la cerimonia eucaristica alla presenza di 300 giovani, presieduta dal presidente della Cei Gualtiero Bassetti.

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