giovedì 18 aprile 2019
A Perugia la lavanda dei piedi prima alle detenute del carcere; poi a un gruppo di giovani fra cui alcuni profughi. Il cardinale: l'Eucaristia è un fuoco che spinge al servizio e all'accoglienza
Il cardinale Bassetti compie la lavanda dei piedi della Cattedrale di Perugia

Il cardinale Bassetti compie la lavanda dei piedi della Cattedrale di Perugia

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Prima la lavanda dei piedi alle donne recluse nel penitenziario di Perugia. Poi quella con i giovani: dell’università, del mondo del lavoro e profughi. Nel Giovedì Santo del cardinale Gualtiero Bassetti il presidente della Cei ha ripetuto due volte il rito della lavanda dei piedi nella sua arcidiocesi, quella di Perugia-Città della Pieve. «Sorelle carcerate» ha chiamato le detenute del ramo femminile dove ha celebrato l’Eucaristia al mattino. «Mi sono commosso durante la preghiera che ha scritto una di loro ricordando chi soffre di più», ha confidato porporato. Ed è rimasto colpito dall’asciugamano ricamato dalle carcerate: un «gesto umile che esprime la delicatezza del cuore», ha tenuto a far sapere il cardinale.

Nel pomeriggio la Messa in Coena Domini nella Cattedrale del capoluogo umbro. Stavolta sono stati protagonisti i ragazzi. Quelli della pastorale giovanile per «evidenziare l’importanza dell’Esortazione apostolica Christus vivit di papa Francesco frutto del recente Sinodo sui giovani», ha detto Bassetti. Un testo che «dice come la Chiesa, la famiglia, l’intera società debbano abbracciare e accompagnare i ragazzi», ha precisato. Poi ecco i giovani di una cooperativa («Benedico ogni iniziativa che favorisce l’occupazione», ha affermato il cardinale). Infine alcuni richiedenti asilo. «Lo straniero non è fonte di preoccupazione ma risorsa», ha osservato Bassetti. E ha aggiunto: «Il problema del nostro Paese non sono gli immigrati ma il lavoro che manca e manca seriamente». Quindi il richiamo alle «famiglie in crisi, che si sfasciano talvolta per ragioni futili» e l’invito a «santificare il giorno del Signore che è giorno di riposo e di servizio all’altro».


Nell’omelia il presidente della Cei ha sottolineato come «Eucaristia e carità siano il fondamento della vita cristiana». E ha definito il Sacramento dell’altare «un vulcano, una sorgente di fuoco dentro di noi che ci deve spingere ad accogliere il prossimo». Perché è «il Vangelo stesso che ci chiede un amore incondizionato verso Dio e verso i fratelli». Citando l’Ultima Cena, il cardinale ha spiegato che l’Eucaristia è segno della «presenza perenne di Cristo in mezzo a noi e di comunione di amore che ci fa Chiesa e popolo di Dio». E ha chiarito che «la Pasqua cristiana, pur cadendo ufficialmente una volta l’anno, si perpetua sempre nel pane e nel vino» consacrati. Infine il monito: «Abbiamo tutti bisogno di continuo rinnovamento interiore per passare dalla schiavitù del peccato alla libertà di figli di Dio».

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