mercoledì 21 dicembre 2022
Parla l’arcivescovo Satriano: oggi nella Basilica del santo, insieme cattolici e ortodossi invocheremo la fine del conflitto in Ucraina. La Veglia presieduta dal cardinale Zuppi. Scarica il libretto
La Basilica di San Nicola a Bari

La Basilica di San Nicola a Bari - .

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La pace non è un’utopia. La pace è possibile anche in Ucraina. E chi la invoca nella preghiera non è fuori dal mondo. Anzi «ha in mano il timone della storia».

Si è espresso così ieri, alla vigilia della odierna preghiera per la pace sulla tomba di San Nicola, nell’omonima Basilica barese, l’arcivescovo di Bari-Bitonto, Giuseppe Satriano, presentando l’evento che sarà presieduto dal presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi. Una presenza, quella del porporato, ha fatto notare parlando con Avvenire, che porterà idealmente dentro le antiche mura romaniche del grande tempio in riva al mare Adriatico, tutta la Chiesa italiana (si potrà seguire la Veglia di preghiera nella diretta di Tv2000, con inizio alle 18.30)

Perciò la preghiera di questo pomeriggio (l’inizio è previsto alle 18,30) assumerà più di una valenza: comunitaria oltre che ecumenica. (Scarica il libretto per la preghiera: CLICCA QUI)

Monsignor Satriano, qual è la finalità di questo momento di preghiera?

C’è una sottile operazione di discredito sul tema della pace che come Chiesa non possiamo sottacere e, dinanzi alla quale dobbiamo abbracciare con forza la risorsa della preghiera. La preghiera è patrimonio di tutti e, in particolare, la preghiera d’intercessione, vissuta da Gesù sulla croce, ha il sapore della misericordia e l’obiettivo della riconciliazione. San Giovanni Crisostomo affermava che: “Chi prega ha le mani sul timone sulla storia”.

In che modo la preghiera di questo pomeriggio può aiutare il processo di pace?

Ritrovarci a pregare, abbracciando le sorelle e i fratelli Ucraini e Russi, sulla tomba di san Nicola, nell’imminenza del Natale, vuole essere opportunità per invocare l’avvio di un processo di pace che ridoni speranza agli smarriti e agli afflitti; impetrare il dono di un possibile “cessate il fuoco” che permetta a tutti di fermarsi a riflettere, per sanare le ferite, seppellire i morti e pregare; inoltre, chiedere la grazia per un cammino di conversione che possa ricondurre questa nostra umanità a una ritrovata fratellanza.

Come si svolgerà il momento liturgico che sarà presieduto dal Presidente della Cei?

La preghiera sarà ecumenica nello stile e semplice nel suo genere. Tre i momenti che vivremo. Il primo sarà caratterizzato dall’ascolto della Parola di Dio e un secondo spazio sarà dedicato al silenzio orante. La conclusione vedrà il celebrante alimentare con olio la lampada che arde sulla tomba del Santo, segno di supplica e intercessione. La presenza del cardinale Zuppi è un valore aggiunto.È bello che sia il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana a presiedere questo momento di grazia. La sua presenza diviene segno prezioso che richiama l’impegno di tutta la Chiesa in Italia a favore della pace. Con lui ci saranno altri vescovi e rappresentanti di Chiese sorelle.

San Nicola è molto amato nelle chiese dell’Est Europa e in particolare in Russia, dove il giro di alcune sue reliquie, qualche anno fa, mosse folle imponenti. Che cosa direbbe oggi a Putin soprattutto, ma anche a Zelensky?

Abbiate il coraggio di fermare le armi e iniziare ad aprire un tavolo di confronto! Come in tutte le guerre la verità è la prima a morire e con essa la capacità di ascoltare gli uni le ragioni dell’altro. Credo che alla luce del Vangelo, e della vita di San Nicola, non è possibile legittimare la guerra neanche dinanzi a ingiustizie e criminali. La guerra è sempre un tornare indietro e aprire alla barbarie, la storia ce lo insegna. I veri audaci non sono quelli che in nome di una causa, giusta per quanto sia, uccidono i fratelli. Veri audaci sono piuttosto coloro che coltivano la pace come frutto della giustizia secondo l’espressione del profeta Isaia. La non-violenza è l’unica scelta cristiana in linea con il Vangelo di Gesù Cristo.

A Bari c’è una chiesa del patriarcato di Mosca. Come sono i rapporti con la diocesi?

I rapporti con la Chiesa Russa, qui a Bari, da sempre, sono stati buoni e ricchi di reciproco rispetto. Non dimentichiamo che all’indomani dell’inizio della guerra ho pregato con loro e alcuni Ucraini sulla tomba di San Nicola e, nei giorni successivi, ho potuto visitare di persona il complesso edilizio della Comunità Ortodossa Russa, ricevendo bella ospitalità. Anche recentemente, il Parroco russo, padre Viaèeslav Baèin, ha presenziato alla celebrazione eucaristica del 6 dicembre, insieme agli altri rappresentanti delle Chiese Orientali.

I fedeli russi continuano a venire in pellegrinaggio a Bari?

Il pellegrinaggio non si è interrotto, soprattutto da parte dei russi presenti in Italia e in Europa. Al momento il numero è ridotto per evidenti situazioni contingenti, ma il fatto stesso che essi continuino a venire dice quanto il pregare sia di per sé uno spiraglio attraverso cui attestare il desiderio di pace. San Nicola è ben saldo nel cuore di tanti, non solo dei russi e dei baresi. La speranza è che, continuando in tanti ad accostarci a lui, possiamo ritrovarci tutti più vicini anche tra di noi.

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