Rap, trap e spiritualità urbana: così in classe è tutta un’altra musica
Il coordinatore Galliani: nelle canzoni ci sono criticità ma anche spunti per dialogare su valori cruciali come amicizia e accoglienza

La ribellione, il denaro, la famiglia, il ruolo della donna: sono soltanto alcuni dei temi che verranno affrontati durante il corso di aggiornamento per docenti di religione nella scuola secondaria dal titolo “Rap, trap e spiritualità urbana”, proposto dall’Istituto superiore di scienze religiose a Bologna. Due appuntamenti pomeridiani di due ore ciascuno – oggi, mercoledì 17, e il prossimo 24 settembre – nella sede della Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna in piazza San Domenico, per conoscere meglio un linguaggio musicale sempre più parlato dai giovani, anche fra i banchi di scuola.
A coordinare il corso è il professore quarantenne Lorenzo Galliani, che spiega l’obiettivo di fondo: «Favorire il dialogo tra linguaggi giovanili e insegnamento della religione cattolica» e, al tempo stesso, «comprendere le dinamiche sociali, culturali e spirituali espresse dalla musica rap e trap contemporanea, una delle forme espressive più diffuse fra i giovani».
Galliani, che insegna in una scuola media a Bologna e in un’altra a Monte San Pietro, giornalista e autore per l’editrice Ancora del volume “Canzoni in classe. Dal rap all’indie, alla ricerca di un senso”, racconta che per preparare le lezioni ha chiesto «una mano a ex studenti, a figli d’insegnanti» perché, pur appassionato di musica e dei suoi intrecci possibili con l’insegnamento, non conosceva il mondo trap: «Un fenomeno che ci sembra nuovissimo ma non lo è», precisa. «Molti ragazzi l’ascoltano ma non si identificano con quello stile di vita: sanno che è una finzione. E per alcuni artisti rappresenta un passaggio nel loro percorso. I testi e i video possono essere funzionali per un confronto con i ragazzi su alcuni argomenti».
Un esempio? Mara Sattei e suo fratello Thasup, al secolo Mara e Davide Mattei, protestanti evangelici, «sono passati da rap e trap arrivando a incidere lo scorso anno il disco “Casa Gospel”, tutto a tema religioso». Ancora, «diverse canzoni rap parlano di Dio: in “Mica van Gogh”, brano rap uscito nel 2015, Caparezza affronta il tema del giudizio che in un modo e nell’altro rientra nelle lezioni di religione». Mentre nel video del pezzo “Mi fido di te”, uscito nel 2005 e firmato dal cantautore Jovanotti, «si vede una serie di personaggi che lascia un oggetto a uno sconosciuto: alla fine la fiducia è lasciare un pezzo della propria vita a un altro. Quando viene dato uno straccio a un senzatetto, nessuno si fida di prenderlo, fino a quando lui entra in chiesa, abbraccia il Crocifisso e lo lascia lì vicino. Uno spunto interessante per parlare con i ragazzi dei significati della fede e della fiducia».
D’altronde esistono criticità evidenti in alcuni brani dei trapper: «In non pochi testi la donna viene più che oggettivizzata, eppure la generazione attuale si dimostra molto attenta al rispetto delle donne. Sembra una contraddizione, ma ce ne sono in tutte le generazioni», commenta il docente, che imposterà la formazione con una parte teorica e una laboratoriale in gruppi. Mentre dal 23 settembre guiderà, sempre nella stessa sede, un ciclo di dodici incontri su “Generi musicali e canzoni contemporanee nella didattica Irc”. Perché la musica può davvero essere una chiave di volta per intercettare l’ascolto attento dei ragazzi e accendere il dibattito su valori cruciali, come «l’accoglienza, l’amicizia, l’integrazione».
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