Cattolici Lgbt in Vaticano

Sabato varcheranno la Porta Santa gli aderenti all’associazione “La Tenda di Gionata” e altri gruppi di credenti omoaffettivi e trans
September 2, 2025
Cattolici Lgbt in Vaticano
Alla Giornata giubilare de “La Tenda di Gionata” sono attesi anche genitori e operatori pastorali
«Con tutta l’umiltà del mondo ho provato a raccontare ai miei studenti sempre più diffidenti verso una Chiesa istituzionale lontana dalle loro vite, che esiste una Chiesa diversa. Una Chiesa che assomiglia di più a quella voluta da Gesù Cristo, in cui tutte le persone riescono a sentirsi figlie e figli, in cui si è uno in Cristo in virtù del Battesimo».
Lo scrive Irene 31 anni, insegnante di religione, che sabato prenderà parte al Giubileo dell’associazione «La Tenda di Gionata» e di altre associazioni a cui aderiscono cristiani con orientamento omoaffettivo e persone transgender. In vista dell’evento, gli organizzatori hanno promosso una raccolta di testimonianze in cui invitano le persone lgbt, i loro genitori, gli operatori pastorali, a raccontare i motivi per cui sabato saranno a Roma per varcare insieme la Porta Santa. Scrive Marisol Ortiz, spagnola, madre di una ragazza transgender: «Non conosco nessun padre o nessuna madre che abbia mai desiderato consapevolmente avere un figlio o una figlia lgbtq+. È per questo che sento il bisogno di chiedere perdono per aver anteposto le mie aspettative alla vita e alla verità di mia figlia. Devo anche chiedere perdono per quei momenti in cui la mia paura e la mia ignoranza hanno finito per bloccare il mio amore per lei».
Aggiunge Staffan Gerdmar, diacono permanente, svedese, padre di una figlia lesbica: «Molti anni fa, quando mia figlia fece coming out, per me fu uno choc. Negli anni, però, ho compiuto un cammino che mi ha trasformato. Da giovane sono stato un attivista, sia politico che religioso: stavo sulle barricate, ero più spesso contro che a favore di qualcosa. Per questo ero un po’ preoccupato che la rete dei cattolici lgbt potesse essere un movimento di attivisti di quel tipo. Mi sono invece rallegrato e sollevato quando ho capito che non lo era affatto».
Sono storie che interrogano e fanno pensare. Lontane dai soliti modelli che vorrebbero rappresentare le persone lgbt come protagoniste di esistenze marginali o alternative. Spiega padre Pino Piva, gesuita, esperto di pastorale di frontiera, tra gli organizzatori dell’evento: «Il pellegrinaggio sarà un momento di gioia: con questo sentimento varcheremo la Porta Santa, la porta aperta della misericordia e della liberazione di Dio; la porta aperta della Chiesa, casa per tutti». Nessuna rivendicazione socio-politica quindi, nessun rischio, come paventato da qualcuno, che il pellegrinaggio giubilare assuma i contorni di un pride cattolico, con slogan e striscioni. «Ma niente affatto – riprende Padre Piva – vogliamo vivere questo giubileo nell’accoglienza reciproca e nel riconoscimento della comune dignità di figli di Dio, perché la Chiesa è casa per tutti. Vogliamo invitare tutte le persone che saranno presenti a rileggere la propria vita alla luce del Vangelo e ad accogliere la grazia che il Signore dispensa a tutti, senza diversità di appartenenza o di orientamento sessuale».
Inopportune anche, fa capire ancora padre Piva, tutte le polemiche che in queste settimane hanno parlato dell’evento ipotizzando un rischio di ghettizzazione o, peggio, come di un cedimento allo spirito mondano. Ci sarà soltanto, ribadiscono gli organizzatori, il desiderio di pregare insieme – come hanno fatto dall’inizio del Giubileo, decine di altre categorie e di realtà aggregative – nella prospettiva della speranza cristiana e secondo i principi del Vangelo. Sarà un evento – ha osservato il vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente Cei, Francesco Savino, in un’intervista pubblicata sempre sul portale Progetto Gionata – che «nella sua essenza più profonda, è come una campana che suona a distesa nel silenzio assordante delle esclusioni: un segnale limpido, forte e irreversibile che ci ricorda come il Vangelo non sia un manifesto per pochi eletti, ma una lettera d’amore indirizzata all’intera famiglia umana».
Riflessioni che si ritrovano anche nel messaggio che José Cobo, cardinale arcivescovo di Madrid, ha voluto far giungere ai partecipanti al pellegrinaggio: «Le comunità cristiane, anch’esse in cammino e desiderose di evitare ogni forma di ingiusta discriminazione e processi che ci disumanizzano, oltre ad accogliere, sono chiamate a promuovere una cultura del dialogo, dell’accompagnamento e dell’inclusione concreta di chi desidera camminare nella Chiesa».

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