Abusi sui minori, tolleranza zero e prevenzione
di Luciano Moia
Basta ritardi e coperture. Tra i temi dell'Incontro mondiale di Dublino, il dramma delle violenze commesse dal clero. Le famiglie degli abusati: tifiamo per il Papa.

Ricercare le cause
La testimonianza di Marie Collins
Una serie di indicazioni precise e accorate sono arrivate da Marie Collins, che dopo essersi dimessa nel marzo 2017 dalla Commissione pontificia lamentando una «scarsa collaborazione dei dicasteri della Curia vaticana» che avrebbero dovuto sostenere gli interventi anti-pedofilia, ha continuato a portare avanti un’intensa azione di sensibilizzazione sul problema dalla fondazione che porta il suo nome. «Tutti gli interventi – ha spiegato – devono essere fondati sul diritto canonico e, per questo, vanno eliminate le interpretazioni normative che ostacolano la trasparenza. Inoltre occorre stabilire che tutte le persone colpevoli vanno allontanate dal loro incarico in attesa del giudizio definitivo e, poi dalle stesse strutture ecclesiastiche, una volta accertata i fatti». Secondo la Collins è importante che il principio della tolleranza zero venga esteso a tutte le realtà, in ogni parte del mondo, che si occupano del problema abusi. «Troppe volte le leggi della Chiesa – ha tuonato l’esperta – sono state usate per insabbiare, per dilazionare gli interventi, per coprire le indagini. Non dovrà mai più succedere. Basta con la segretezza. Le famiglie delle vittime devono poter accedere a tutti i documenti in possesso delle autorità ecclesiastiche. Perché tutti questi provvedimenti, riconosciuti urgenti e importanti ad ogni livello, attendono ancora piena attuazione? Perché ci sono vescovi che, in troppe parti del mondo, ancora indugiano?».
Da Benedetto XVI a Francesco

© RIPRODUZIONE RISERVATA






