Sussidio (con limite Isee): ecco le nuove tutele per i caregiver
La ministra Locatelli anticipa il disegno di legge con cui si dà riconoscimento a chi cura un familiare con disabilità grave. «Dopo 15 anni, possiamo sostenere chi assiste»

«Siamo davvero a una svolta: dopo 15 anni di tentativi stiamo per portare in Parlamento una proposta complessiva e sostenibile di riconoscimento dei caregiver. Noi del Governo ci abbiamo messo impegno e convinzione, ma voglio ringraziare davvero tutto il Tavolo che ha partecipato alla fase di studio e tutti coloro che negli anni hanno presentato diverse proposte di legge». La ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, anticipa in questa intervista lo schema base del disegno di legge che porterà in Consiglio dei ministri, appena approvata la legge di bilancio, per poi farlo approdare all’inizio dell’anno prossimo alla discussione del Parlamento. «Ora c’è l’occasione per costruire – tutti insieme – una risposta strutturale ai bisogni delle famiglie che si prendono cura di persone con disabilità grave. Costruiamo insieme il bene comune».
Il termine caregiver, colui che si prende cura, viene interpretato in vario modo. Nel disegno di legge a quale figura esattamente date riconoscimento?
Si dà riconoscimento al caregiver familiare in generale, ma con tutele differenziate, a partire dal “Caregiver familiare convivente prevalente” al quale si riconosce un sostegno economico più importante. Poi a scalare le altre tipologie di chi si prende cura di un familiare con disabilità.
Quali sono i sussidi previsti e con quali limiti?
Per il caregiver familiare convivente prevalente, che assiste una persona con disabilità grave per 91 ore settimanali, è previsto un contributo trimestrale fino a 1.200 euro. I limiti prevedono che il caregiver abbia un reddito da lavoro non superiore a 3mila euro e che abbia un Isee familiare fino a un massimo di 15mila euro. Sono previste altre tre fasce, in cui rientrano i caregiver con un carico di cura minore, quindi meno ore, e tutele non economiche. Dobbiamo ancora esattamente quantificare l’intera platea degli interessati, che è ampia e soprattutto piuttosto variegata. Tanto che uno dei punti che ha bloccato per anni l’approvazione della norma è stata proprio l’esatta definizione delle persone da prendere in considerazione quali caregiver familiari. Il punto di caduta è il riconoscimento a tutele differenziate mentre il punto di partenza è quello di prendere in considerazione il familiare con un elevato compito di cura.
Così, però, c’è il rischio di non riconoscere effettivamente il caregiver per il suo ruolo, a prescindere dalle condizioni economiche.
No, il nostro obiettivo è proprio riconoscere il ruolo del caregiver familiare convivente. Chi ama e cura di giorno e di notte. E perciò abbiamo pensato al criterio delle 91 ore settimanali. Persone che non vogliono essere sostituite nella cura e assistenza dei propri cari, ma accompagnate in questo compito. Tutte le politiche di sostegno – penso all’Assegno unico per i figli o quello di inclusione – sono soggette a gradazione o limiti reddituali.
Sembra però più una politica di contrasto alla povertà o, meglio, limitata al sostegno dei nuclei familiari a reddito più basso…
In questa prima fase almeno, abbiamo individuato risorse consistenti che potranno essere successivamente incrementate. Abbiamo cercato una copertura economica strutturale - altro scoglio su cui in precedenza si erano infrante le altre proposte normative - e con questa legge di bilancio sarà fissata a 250 milioni di euro a partire dal 2027. Non si tratta, dunque, di un piccolo sforzo.
Per il 2026, invece, è prevista una posta diciamo “simbolica”…
Mi auguro che con il contributo di tutte le forze politiche e sociali il dibattito parlamentare possa essere il più breve possibile considerando comunque che potranno essere apportati eventuali miglioramenti al disegno di legge che non ne stravolgano i principi cardine. Il disegno di legge, infatti, è il frutto del lavoro di un anno di più di 50 soggetti al tavolo coordinato dal mio ufficio legislativo con la partecipazione del Ministero del Lavoro. Personalmente ho dato alcune indicazioni: quella di partire dal caregiver familiare convivente prevalente, perché sono le persone maggiormente in sofferenza. E che fosse comunque una legge a tutele differenziate, quindi che potesse abbracciare tutti i caregiver familiari. Quindi, nel corso del 2026 si svilupperà l’iter parlamentare del provvedimento e, come prevede la norma, saranno già disponibili un 1 milione e 150mila euro, al fine di istituire una piattaforma gestita dall’Inps per la raccolta dei dati e l’individuazione della platea interessata.
Il contribuito di 1.200 euro trimestrali sarà compatibile anche con l'Assegno per i figli o l'Assegno di inclusione? E non c’è una copertura previdenziale ai fini pensionistici per i caregiver che non possono lavorare?
Sì, al momento è previsto che il contributo definito dalla legge sia compatibile con le altre provvidenze e anche con le misure di riconoscimento del caregiver familiare previste dalle Regioni. Una volta raggiunto l'obiettivo di avere finalmente una cornice normativa, sono convinta che potremo integrarla con altre azioni e tutele come quelle, per esempio, previdenziali.
Si registra già qualche perplessità, ad esempio da parte della Cgil. Come risponde?
All’inizio dei lavori del tavolo tecnico i 50 rappresentanti delle associazioni e delle famiglie con persone con disabilità avevano posizioni molto differenziate. Lo sforzo che hanno compiuto in questi mesi è stato quello di ascoltarsi a vicenda e trovare una mediazione che potesse dare una risposta di buon senso alla maggior parte delle persone che svolgono questo ruolo. I dubbi della Cgil erano riferiti al fatto di includere nella platea anche badanti e assistenti familiari. Si tratta, però, di figure professionali di diverso tipo, che devono trovare maggiori tutele con altri strumenti. Faccio davvero appello al senso di responsabilità delle forze politiche e alla loro sincera ricerca del bene comune affinché si possa dare finalmente un riconoscimento vero a chi si fa carico – con dedizione e cura, giorno e notte, spesso per un’intera vita – di un familiare con grave e gravissima disabilità.
Cosa prevede il disegno di legge per punti
Il disegno di legge che verrà a breve approvato in Consiglio dei ministri e poi inizierà il suo iter di discussione in Parlamento riconosce la figura del caregiver familiare che assiste e supporta con un’attività di cura non professionale, una persona con disabilità.
La condizione di disabilità è quella prevista in questi casi dall’articolo 3, comma 3, della legge 104/1992, oppure che sia titolare di indennità di accompagnamento (articolo 1 della 18/1980). Oppure ancora: sia in condizione di non autosufficienza individuata dalla nuova valutazione di base della riforma della disabilità o da certificazioni preesistenti attestanti tale specifica condizione (ad esempio il precedente riconoscimento della “disabilità gravissima”) o, individuata in futuro, dai decreti attuativi della riforma dell’assistenza agli anziani.
È considerato caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile o del convivente di fatto, di un parente o di un affine entro il secondo grado, o di terzo grado solo nei casi indicati dall’articolo 33 della 104/1992. Ciascuna persona con disabilità ha il diritto di scegliere uno o più caregiver; nel caso in cui ve ne siano più di uno essi devono essere conviventi con la persona, tranne il caso dei genitori.
Il ddl prevede un sistema di tutele differenziate in base ai vari profili di caregiver familiare in funzione dell’impegno di cura e assistenza prestata. Quattro le fasce previste:
1) Caregiver familiare prevalente con un carico assistenziale uguale o superiore a 91 ore settimanali convivente con una persona in condizione di non autosufficienza (articolo 5, comma 1, lettera h del decreto 62/2024 o articolo 27, comma 11, del decreto 29/2024 o precedenti certificazioni).
2) Caregiver familiare convivente con la persona assistita con un carico di assistenza uguale o superiore e 30 ore e inferiore a 91 ore settimanali.
3) Caregiver familiare non convivente con la persona assistita con un carico di assistenza uguale o superiore a 30 ore settimanali.
4) Caregiver familiare convivente o non convivente con la persona assistita con un carico di assistenza uguale o superiore a 10 ore settimanali e inferiore a 30 ore settimanali.
Tra le varie tutele la previsione di un contributo per il caregiver familiare convivente prevalente che «non svolga attività lavorativa ovvero la svolga entro il limite massimo di 3.000 euro lordi annui, con soglia Isee pari a 15.000 euro». Il contributo è erogato trimestralmente a decorrere dal 2027 e non concorre alla formazione del reddito, né al calcolo ai fini delle componenti reddituale e patrimoniale dell’Isee. In caso di più caregiver per la persona assistita, il contributo spetta solo ad uno solo di essi. «In via di prima applicazione, l’importo trimestrale sarà fino a 1.200 euro».
Se si tiene conto che lo stanziamento complessivo per il 2027 sarà pari a 250 milioni, il contributo economico non potrà riguardare più di 52mila caregiver in un anno. In totale i caregiver variamente intesi in Italia sono oltre 7 milioni, di cui 2,3 milioni offrono assistenza a non autosufficienti per oltre 10 ore alla settimana, secondo i dati Istat. Difficile stimare quanti di loro sono impegnati per 91 ore settimanali, non sono occupati e hanno un Isee inferiore a 15mila euro. Ma individuare la platea spetterà all’Inps. (F.Ricc.)
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