Sorrisi e baci per l’incontro del disgelo. Macron a Meloni: Italia cruciale
Tre ore di colloquio a Palazzo Chigi dopo le ultime frizioni. Messaggio distensivo dall'Eliseo: «Roma partner importante per le decisioni europee». La premier incontra anche l'omologo slovacco Fic

«L'Italia e la Francia, fedeli al loro ruolo di Nazioni fondatrici della costruzione europea, intendono rafforzare il loro impegno comune per un'Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto orientata alla pace e capace di difendere i propri interessi e di proteggere i propri cittadini». Dopo oltre tre ore di colloquio, l'atteso “vertice del disgelo”, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron, affidano la sintesi dell'incontro a un comunicato congiunto. L'incontro, prosegue la nota «ha evidenziato forti convergenze sull'agenda europea per la competitività e la prosperità, da attuare in modo ambizioso e accelerato, sulla semplificazione normativa, sugli investimenti pubblici e privati, sull'energia e sulla piena applicazione del principio di neutralità tecnologica e, più in generale, sulle condizioni necessarie a far concorrere le imprese europee ad armi pari». «Ciò vale - prosegue il comunicato - anche per i settori in transizione, come l'industria automobilistica e siderurgica, che richiedono un forte impegno europeo, nonché per i settori più avanzati, come l'intelligenza artificiale, le fonti di energia decarbonizzate rinnovabili come il nucleare, e lo spazio, dove i nostri interessi bilaterali ed europei sono collegati». I due leader hanno parlato anche della guerra in Ucraina. «A più di tre anni dall'inizio dell'aggressione russa e all'indomani dei colloqui tra Ucraina e Russia di Istanbul - prosegue la nota Meloni-Macron - il sostegno incrollabile e senza esitazioni di Francia e Italia all'Ucraina è ancora più necessario per raggiungere una soluzione equa e duratura, presupponendo al contempo un ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea, sia in termini di investimenti che di sostegno alla base di difesa industriale e tecnologica europea». «L'incontro - conclude il comunicato - ha inoltre offerto l'opportunità di affrontare altre questioni di sicurezza di rilievo per l'Europa, in particolare in Medio Oriente e in Libia, e di coordinare le proprie posizioni in tema di relazioni transatlantiche, nonché sulla sicurezza economica e commerciale dell'Unione Europea».
Il rapporto con Donald Trump è stato un altro aspetto al centro del confronto, forse ancor più complesso visto il filo diretto tra la Casa Bianca e Meloni e il contestuale progetto di Macron per un’Europa sempre più affrancata dalle influenze di Washington. Un tema che porta dritto alle politiche economiche dell’Unione e alla necessità di una reazione condivisa ai dazi imposti dal presidente Usa, anche in vista del negoziato sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale.
Gli interessi in comune non mancano e il quadro internazionale impone a entrambi i leader di portarli avanti assieme, anche per evitare che le cose peggiorino per tutti. Una scelta obbligata per due Paesi fondatori dell’Unione europea, che il Trattato del Quirinale avrebbe dovuto avvicinare ancora di più.
Certo, i litigi e gli screzi reciproci non sono mancati, almeno da quando Meloni è a Palazzo Chigi. Eppure fu proprio Macron il primo capo di Stato a incontrare la novella premier nel 2022. Un faccia a faccia in forma riservata a margine della visita del presidente francese alla Comunità di Sant'Egidio. D’altro canto, solo un anno fa, il G7 in Puglia rivelò tutte le crepe di un rapporto che definire complicato è un eufemismo. A innescare la miccia in quel caso furono le osservazioni di Macron per l’assenza del termine “aborto” nella dichiarazione finale del summit. Un’uscita che Meloni non gradì affatto, tanto da accusare il presidente francese di voler utilizzare il G7 per scopi elettorali. Poi ancora un riavvicinamento, questa volta in Francia, in occasione di una gara di equitazione a Versailles e lo stesso Macron parlò di un incontro «eccellente». Il resto è storia recente, in cui rientra il protagonismo francese tanto inviso a Meloni e il feeling di Roma con Trump, altrettanto malvisto da Macron. Aspetti marginali di fronte alle sfide internazionali poste davanti a entrambi, ma di questo sia il presidente francese sia la premier italiana sono perfettamente consapevoli e le dichiarazioni arrivate dall’Eliseo a vertice in corso sono il segno più evidente della comune volontà di un cambio di rotta, nei fatti come nella narrazione da imporre all’esterno, anche se, come detto, non sono arrivate dichiarazioni congiunte né comunicati stampa.
Comunicazione standard, invece, per l’altro bilaterale di ieri a Palazzo Chigi, quello con il premier slovacco Robert Fico, stavolta con annesso resoconto dello staff della premier. Un colloquio da cui è emerso soprattutto il rinnovato interesse di entrambi i leader per lo sviluppo di tecnologie nucleari di nuova generazione. Ma anche il fondamentale (per Meloni) appoggio slovacco alle politiche italiane per la gestione dei flussi migratori, il sostegno alle posizioni di Roma «nella causa pregiudiziale presso la Corte di Giustizia dell’Ue sul concetto di Paese di origine sicuro» e il plauso per la «soluzione innovativa» dei centri di rimpatrio in Albania. Completa il quadro l’obiettivo comune di «una pace giusta e duratura in Ucraina» e l’impegno comune «per un Medio Oriente stabile e pacifico», l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas e un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza.
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