Simone Cristicchi, dopo "Quando sarai piccola" un album pieno di speranza
Con “Dalle tenebre alla luce” il cantautore romano propone un disco capolavoro. Dodici tracce su dodici tutte da ascoltare in quanto pregne di poesia e umanità, quanto il brano sanremese

In quest’era canora ridondante di serenate rap e di tribù che ballano al ritmo dell’autotune, se c’è una voce fuori dal coro, beh quella è certamente la voce di Simone Cristicchi. La conferma a questa rarità musicale l’abbiamo avuta direttamente dal palco sanremese dove il 48enne cantautore romano si è presentato con la canzone capolavoro Quando sarai piccola. Brano che i malpensanti, i perfidi leoni da tastiera, anche mentre scrivo questa recensione stanno continuando ad attaccare, e lo fanno pretestuosamente, usando le solite frecce avvelenate della pubblica ottusità. E allo stesso modo si è comportata la diffusa beata ignoranza del popolino, specie quello fazioso e televotante – ignorante poiché ignora il valore essenziale della sensibilità umana- ha fatto di tutto, con un clic, pur di scalzarlo dal podio. Per noi Quando sarai piccola era e rimane la canzone vincitrice, ex aequo con quelle di Olly, Lucio Corsi, Brunori Sas e perfino Fedez (questa è stata la cinquina finale e questa rispettiamo), del 75° Festival di Sanremo. E per ciò abbiamo sperato fino alla fine nel massimo riconoscimento popolare, pari a quello che la kermesse sanremese giustamente tributò nel 2011 a una canzone, altrettanto “potente” quanto quella di Cristicchi, ovvero Chiamami ancora amore di Roberto Vecchioni.
Siamo nello stesso solco del cantautorato alto, e ormai davvero raro, dove musica e parole raggiungono vette poetiche. Cime elevate e assolutamente tempestose per le nostre coscienze basse e appannate, come quelle in cui Cristicchi ci conduce usando delle funi forti, le 12 canzoni del suo nuovo album, Dalle tenebre alla luce. Quinto album registrato in studio. E dal primo, Fabbricante di canzoni, a quest’ultimo passano esattamente vent’anni. Dopo il primo ascolto una considerazione: ormai ogni album che si rispetti contiene al massimo tre-quattro tracce salvabili su dieci. Ora, Dalle tenebre alla luce senza ombra di partigianeria possiamo assicurare che qui siamo di fronte a un autentico strike emozionale, da 12 tracce godibili su 12. Dodici brani pensati, ben scritti e orchestrati da Cristicchi con la complicità della sua compagna di vita, oltre che artistica, Amara, alla quale dedica l’album. In prefazione al libretto dei testi (invitiamo i giovani autori a studiarne anche stile e metrica, con estrema attenzione) l’obiettivo dell’autore di questo pregevole lavoro è chiarissimo: «Il mio luminoso occhio sul mondo. La mia piccola firma di luce nell’oscurità». Cristicchi illumina l’oscurità del cammino dei migranti, in quell’altro pezzo capolavoro (termine di cui non stiamo abusando) che è Il clandestino (feat Maurizio Filardo).
Canzone scritta per la serie tv omonima diretta da Rolando Ravello, protagonista Edoardo Leo, che aveva già lasciato il segno nei telespettatori più attenti di Rai Fiction. Così come agli spettatori del suo spettacolo teatrale, il dantesco Paradiso: dalle tenebre alla luce non era sfuggita l’armonia celestiale di Cerco una parola. Sono pietre le parole che Cristicchi scaglia delicatamente. Frasi cesellate e infilate una ad una come le perle di un gioco filologico di vetro, trasparente. Quello che colpisce infatti è la trasparenza di pensiero forte che è il suo Credo (nell’album esecuzione al piano di Francesco Musacco). C’è una ricerca autentica - udite detrattori distratti dal caos esistenziale - di quella semplicità che viene invocata ne Le poche cose che contano, che prima di essere incisa Cristicchi aveva cantato in anteprima al Premio Tenco, duettando con Amara. Uno sguardo felice e generoso sempre verso l’altro si ritrova in Un altro noi così come in Sette miliardi di felicità.Non è possibile ma Accade, almeno per una volta, di fare l’elenco completo dei dodici titoli di questo album, prezioso, premiando con tanto di corsivo i brani Cade, I tuoi occhi e Tornasole. E infine a chiudere, ecco la preghiera laica che dà il titolo all’opera ad arte, Dalle tenebre alla luce. Testo recitato che diventa un manifesto dell’amore universale, con cui Cristicchi ci prende per mano. E come un’allodola dell’eremo di Campello sul Clitunno o come il carisma spirituale di un don Gigi Verdi da Romena, il cantautore e poeta dell’anima ci indica umilmente la via: «Nel lungo viaggio delle tenebre alla luce / camminerai al mio fianco, senza far rumore».
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