Sette anni fa il crollo del Ponte Morandi: la ferita è ancora aperta
L’anniversario della tragedia celebrato davanti al memoriale inauguratolo scorso dicembre. L’arcivescovo Tasca: «I dolori impegnano a coltivare i semidella speranza»

Genova
Dal monito dell’arcivescovo Marco Tasca, che ha ricordato come «tragedie e dolori ci impegnano a coltivare i semi della speranza», al «severo richiamo alle responsabilità pubbliche e private in tema di sicurezza delle infrastrutture» e nessuna «forma di negligenza» sottolineate nel messaggio del presidente Sergio Mattarella, alla necessità di recuperare una situazione da “Medioevo” nelle infrastrutture italiane evocata dal viceministro Edoardo Rixi, fino al messaggio della premier Giorgia Meloni che indica come «obblighi morali e civili che non possono essere disattesi accertare le responsabilità per ciò che è accaduto, individuare le eventuali colpe e omissioni, dare risposte definitive», il settimo anniversario della strage del ponte Morandi, celebrato ieri a Genova, è stato forse il più vibrante e toccante dal 14 agosto 2018.
Più significativo e particolare di altri in quanto celebrato per la prima volta accanto al Memoriale inaugurato nel dicembre scorso e probabilmente ultimo prima della sentenza di primo grado nel processo in corso a Genova, prevista in primavera e comunque entro l’anno. Tutto evocato dalla voce pacata ma forte, determinata, ricca di pathos e passione, di Egle Possetti, portavoce del Comitato dei Parenti delle Vittime. Il memoriale è una «stazione di partenza – ha detto – di questo meraviglioso treno che dovrà guardare alle prossime stazioni, non dovrà dimenticare mai quello che è avvenuto, che non dovrà ripetersi in altri luoghi e con altre persone, con la forza di raccontare ai giovani, agli studenti, ai cittadini. Dovrà riuscire a creare idee, studi, convegni, iniziative in cui si parli anche tecnicamente di quello che è avvenuto. Fucina di idee, dove si crei una nuova mentalità per operare sempre con prudenza e mai con incoscienza». Note di soddisfazione perché «il nostro disegno di legge sulle vittime dell’incuria è stato approvato e siamo nelle fasi finali di emissione del decreto attuativo, promessa mantenuta dal ministero Infrastrutture».
Un grande incitamento alla speranza è arrivato dall’omelia di monsignor Marco Tasca nella chiesa di San Bartolomeo della Certosa, prossima al ponte e dove ha indicato i credenti come «testimoni di speranza». «Potrebbe suonare come un’esortazione eccessivamente ottimistica, forse persino fuori tempo, inidonea a leggere il presente, quella della Chiesa – ha detto l’arcivescovo di Genova – in tempi complessi, attraversati da inquietudini profonde: guerre che devastano popoli e uccidono innocenti; ingiustizie sociali che lacerano comunità». Non «speranza generica o ingenua» ma «che deriva dall’ascolto, dalla prossimità, dalla solidarietà concreta e per i cristiani porta il nome di Gesù di Nazaret. Fare memoria significa scegliere la speranza. Come comunità civile e come Chiesa, siamo chiamati a coltivare insieme la speranza». In rappresentanza del governo il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi ha ricordato come le infrastrutture italiane siano per il 54% datate anni Sessanta. Ha chiesto scusa per i disagi a percorrere le autostrade costellate di cantieri, necessari tuttavia a recuperare quanto non è stato fatto finora. «Per vent’anni – ha stigmatizzato – nessuno ha visto niente». Quindi una sorta di amarcord: «Il 14 agosto pesa sul cuore, Io c’ero, avevo un incarico di governo. E’ stata la mia prima uscita. Tragedia incredibile in tutto il sistema infrastrutturale che ha ferito l’Europa. Ebbi un confronto duro con l’allora ad Castellucci. Il Memoriale ricordi che incuria e non attenzione ai bisogni dei cittadini creano tragedie. Questa ha fatto cambiare le norme sui risarcimenti delle vittime e noi prossimi mesi ne scriveremo nuove su concessionari e Stato. Dalla magistratura attendiamo finalmente una sentenza che ci consenta di legiferare su solide basi. Spero che faccia presto perché noi abbiamo disperatamente bisogno di sapere esattamente di chi sono state le responsabilità e quali potrebbero essere anche gli accorgimenti legislativi da adottare». Uniti nella volontà per un ricordo che mai venga meno o sia meno efficace nel tempo, il presidente ligure Marco Bucci e la sindaca di Genova Silvia Salis che ha anche ringraziato Bucci, sindaco al tempo del crollo, per quanto fatto allora. «Non ricordo di quanto accaduto – ha detto il primo – ma qualcosa che permea ogni giorno il nostro lavoro. La città ha dato un segnale potentissimo al mondo, che ci ha permesso di portare a Genova e in Liguria risorse e investimenti su cui ancora oggi stiamo lavorando. Memoria che deve guidarci anche in quelle opere e azioni che garantiscono sicurezza e qualità della vita, che sono un diritto». «Chiedo scusa per il tempo che state aspettando per avere risposte alle vostre domande e perché questo tempo sta acuendo il vostro dolore – ha detto una commossa ed accorata Salis – ci impegniamo non solo a portare avanti il Memoriale, ma a riempirlo di vita, contenuti, a fare in modo che le scuole lo vivano come una tappa fissa del loro percorso educativo».
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