Salvini stoppa le polemiche e blinda Vannacci: «È un valore aggiunto»
di Redazione
Cresce l'insofferenza di militanti e big nei confronti dell'ex generale. Ma il segretario frena: «Faremo un ottimo lavoro». Centrodestra ancora in stallo per i candidati in Veneto, Puglia e Campan

Nonostante i malumori pubblici di alcuni big della Lega, per Matteo Salvini il “problema Vannacci” non esiste. Anzi, l’ex generale è un «valore aggiunto» e insieme, promette il segretario, «faremo un ottimo lavoro». Il leader del Carroccio vuole stoppare sul nascere le polemiche attorno al suo vice, che però continua a infastidire diversi esponenti della vecchia guardia. Attilio Fontana e Gian Marco Centinaio sono tra questi e martedì si è aggiunto anche Luca Zaia: «Deve fare il leghista perché è iscritto alla lega. Se non lo fa vuol dire che non è un leghista». Il vice premier, tuttavia, smorza i toni, intenzionato ad arrivare al raduno di Pontida del 21 settembre senza inutili zavorre o scaramucce interne che potrebbero indebolire l’immagine del partito: «Siamo troppo impegnati a lavorare per dedicare tempo alle polemiche».
Il fatto è che anche i territori borbottano e in Toscana è già saltato un consigliere regionale, Massimiliano Baldini, che ha deciso di non ricandidarsi proprio per la gestione autoritaria del processo di selezione dei candidati da parte di Vannacci. L’interessato, intanto, fa spallucce, forte anche del sostegno di Salvini: «Il mio obiettivo – spiega – è far crescere la Lega, non ne ho altri. Da parte mia non c'è competizione, né acredini, né attriti con nessuno». Vannacci tiene anche a precisare che riconosce in pieno la leadership di Salvini, con il quale, assicura, gli «obiettivi sono condivisi». Segno che quanto sta avvenendo in Toscana, con buona pace di chi lamenta candidature imposte dall’alto, ha già l’assenso del segretario. E se anche così non fosse, l'ex generale non pare preoccupato, tanto più che ha già pronto lo slogan in stile Maga per un'eventuale scalata alla segreteria del Carroccio: «Make League Great Again».
Non è dato sapere quale sia il reale stato d’animo di Salvini rispetto al comportamento di Vannacci. Su una cosa, però, il vicepremier ha ragione. C’è molto lavoro da fare, non solo per la Lega ma per tutto il centrodestra, che non ha ancora designato i suoi candidati in tre delle sette regioni chiamate al voto: Puglia, Campania e, soprattutto, Veneto. La speranza dei leader della coalizione è che il sospirato vertice di maggioranza arrivi presto, possibilmente prima del voto nelle Marche di fine settembre. E su questo il ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, è parso ottimista: «Credo che in questi giorni la presidente del Consiglio incontrerà i leader della maggioranza e troveremo una soluzione, come è sempre avvenuto in tutti questi anni. Non sono preoccupato». Antonio Tajani ha parlato di un incontro in programma già mercoledì per discutere di autonomia con il ministro Roberto Calderoli ma, ha aggiunto senza troppa convinzione, «non so se parleremo di regionali».
Al momento le ipotesi sui nomi dei candidati governatori restano quelle circolate nei giorni scorsi. Per il Veneto la Lega vuole Alberto Stefani, che gode anche della stima del presidente uscente Luca Zaia. Ma molto dipenderà dalla diponibilità della premier Giorgia Meloni a rinunciare alle pretese di FdI in regione (dove resta il primo partito). Per la Puglia circola ancora il nome dell’azzurro Mauro D'Attis. Mentre in Campania sembra tramontare l’opzione del viceministro di FdI Edmondo Cirielli, in favore dell’ipotesi di un profilo civico. Alcuni indicano Giosy Romano, avvocato, già sindaco di Brusciano e oggi commissario del Consorzio Asi di Napoli. L’idea piace molto a Forza Italia, ma anche ad Azione, il che apre concretamente alla possibilità che Carlo Calenda, almeno nel caso specifico, possa alla fine cedere alle avances degli azzurri. Nel frattempo dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga arriva per tutti (Lega compresa) un invito alla distensione. «L'appello che faccio a tutto il centrodestra è di non guardare se scegliere uno di Fdi, Fi o della Lega, ma di scegliere il miglior candidato possibile. Dopo di che le rappresentanze dei partiti staranno dentro le giunte rispetto e proporzionalmente al consenso che riceveranno dai cittadini. Temo sia sbagliato fare il manuale Cencelli delle Regioni, là dobbiamo lavorare per trovare i migliori candidati possibili».
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