Relazione, verità, semplicità: la comunicazione secondo Francesco
Comunicando si costruisce la Chiesa: «Comunicare è uscire un po’ da sé stessi per dare del mio all’altro. E la comunicazione è l’incontro con l’altro»

Il messaggio è stato chiaro sin dall’inizio: le disfunzioni comunicative e informative di questo tempo si contrastano ripartendo dalle fondamenta. Cioè, riscoprendo il valore e il senso dell’incontro, dell’ascolto e della parola, vivendo con coerenza e autenticità.
Il magistero di papa Francesco sulle comunicazioni sociali, consegnato in occasione delle dodici Giornate mondiali (2014-2025), è una bussola sicura per non smarrire l’orientamento nel labirinto del progresso tecnico e tecnologico.
La sintesi perfetta è nelle “parole a braccio” rivolte ai partecipanti al Giubileo della comunicazione lo scorso 25 gennaio nell’Aula Paolo VI. Vale la pena rileggerle: «Volevo soltanto dire una parola sulla comunicazione. Comunicare è uscire un po’ da sé stessi per dare del mio all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza, una grande saggezza!». Ed ancora: «Il vostro lavoro è un lavoro che costruisce: costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti, a patto che sia vero. ‘Padre, io sempre dico le cose vere…’ - ‘Ma tu, sei vero? Non solo le cose che tu dici, ma tu, nel tuo interiore, nella tua vita, sei vero?’. È una prova tanto grande».Ecco i due fondamenti: la comunicazione è essenzialmente relazione, anche nelle diverse forme di mediazione; la verità è un obiettivo da perseguire, che impegna anche nella coerenza. Sono principi che vanno tradotti concretamente: non si può comunicare correttamente se non ci si apre all’ascolto; cercare il vero significa non essere falsi. La visione non è affatto negativa, ma positiva. Delinea, infatti, il percorso da compiere per attraversare attivamente il «cambiamento di epoca» in corso. Non è necessario fare una lettura ermeneutica del pensiero, i termini sono abbastanza chiari insieme al contesto di riferimento. Ciò che colpisce è la premessa con quel «volevo soltanto dire una parola». L’importanza di ciò che sta per essere pronunciato è frutto di un discernimento interiore che diventa tassello fondamentale per chi ascolta. “Soltanto…”: la bulimia informativa va contrastata con l’essenzialità, coniugata alla credibilità e all’autenticità. La loro stretta connessione dà vita alla circolarità tra pensiero, parola e azione o, più semplicemente, alla coerenza che garantisce fondamenta salde e non transitorie. La responsabilità di chi comunica, oggi come per il futuro, parte da qui.
Nel processo di riscoperta del rapporto con la verità, prima di sé, conseguentemente degli altri e di ciò che avviene, risalta la dimensione relazionale. Papa Francesco, in questo senso, è stato emblematico. Sono tante le immagini che riferiscono di strette di mano, abbracci, sorrisi: una gestualità dirompente che ha accompagnato l’intero Pontificato, fino all’ultimo respiro. Si coglie l’istanza principale: si comunica pienamente solo quando si realizza, fino in fondo, la donazione di sé nell’amore. Solo in questo modo si passa dalla staticità alla dinamicità comunicativa, ovvero al rapporto di comunione e di dono reciproco. Nella consapevolezza che ogni forma di manipolazione agisce subdolamente in contraddizione a tale presupposto. Concretamente, la comunicazione può essere strumentalizzata ed essere antitetica alla comunione, tendendo alla chiusura, alla divisione, alla contrapposizione, alla conflittualità. Insomma, una contraddizione in termini. Perché ciò non accada, risuona l’interrogativo come pungolo per la propria coscienza: “Ma tu, sei vero?”.La responsabilità non si gioca mai sul filo del rasoio, ma richiede un passo sicuro, deciso, un convincimento di fondo che diventa motivazione e spinta all’agire comunicativo. Soprattutto, se messo a dura prova dalla viralità delle falsità che abbattono invece di costruire. Occorre sviluppare, dunque, uno spirito critico e impegnarsi nella ricerca della verità, riconoscendola come fondamento per una convivenza umana autentica e fraterna.Nelle parole e nelle azioni di Papa Francesco è risuonato distintamente il celebre motto del Cardinale Newman: “Cor ad cor loquitur” (“Il cuore parla al cuore”). La linfa comunicativa viene dal cuore: il flusso deve sgorgare dalla sua sorgente per non esaurirsi a metà del corso. Nel movimento di sistole e diastole è possibile rintracciare, metaforicamente, il legame tra incontro, ascolto e parola. «Di fronte alle vertiginose conquiste della tecnica – ha scritto nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni che celebreremo domenica 1° giugno –, vi invito ad avere cura del vostro cuore, cioè della vostra vita interiore», sognando insieme «una comunicazione che sia capace di suscitare non reazioni passionali di chiusura e rabbia, ma atteggiamenti di apertura e amicizia». Come a dire: nella complessità vince sempre la semplicità!
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