Quando la religione divide: dalla Nigeria al Libano, storie di “Fede e guerra”

All'Ambrosianeum di Milano una mostra accende un faro sui conflitti dei nostri tempi. Le immagini potenti del collettivo Memora
October 28, 2025
Quando la religione divide: dalla Nigeria al Libano, storie di “Fede e guerra”
Dalla mostra "Fede e guerra" all'Ambrosianeum di Milano: Libano © Alessandro Cimma
Asoo Teryila ha 25 anni e nessuno al mondo. Quando i pastori Fulani hanno fatto irruzione nella sua casa, nel villaggio di Yelwata, in Nigeria, viveva con la moglie e i due figli. I miliziani hanno dato fuoco all’abitazione: Teryila è salito sul tetto, provando a salvare la sua famiglia, ma il fumo gliel’ha impedito. L’ultimo ricordo sono le grida dall’interno della casa in fiamme.
Erik, 22 anni, è originario del Nagorno Karabakh, in Armenia. Nel 2020 ha combattuto la guerra dei 44 giorni contro l’Azerbaigian. Una scheggia alla schiena lo ha reso invalido. Nonostante tutto, ha scelto di perdonare chi gli ha inflitto quella ferita, sperando che le future generazioni non conoscano il suo stesso dolore.
Kharaba è l’ultimo villaggio cristiano del governatorato di Sweida, in Siria. Un abitante, Harhan, ricorda quando i vicini erano solo vicini. Durante il loro Ramadan lo faceva anche lui, ma non per obbligo. Era normalità, routine: uno pregava il venerdì, l’altro la domenica. Nella nuova Siria la percezione è diversa.
Noel, 50 anni, vive a Ein-Ebel, un villaggio cristiano nel sud del Libano. Lì la campana della chiesa suona solo per due motivi: la domenica, per ringraziare Dio d’essere arrivati vivi alla fine della settimana, o in caso di emergenza. È l’unico modo per comunicare: non ci sono internet, rete telefonica né elettricità stabile. Quando la campana suona, tutti corrono fuori: è il suono della vita, ma anche dell’allarme.
Sono alcune delle storie che i fotografi del collettivo Memora raccontano in immagini di straordinaria potenza, come i conflitti su cui fanno luce. Carlo Cozzoli, Marco Cremonesi, Davide Canella e Alessandro Cimma, in collaborazione con la Fondazione Ambrosianeum, presentano la mostra Fede e Guerra, ospitata, fino al 5 aprile nella Rotonda dei Pellegrini, a Milano. L’esposizione si può visitare il sabato e domenica 11–18, nei feriali su prenotazione a memoracollective@gmail.com. «Il tema della fede è interpretato in due direzioni: da un lato la forza che nasce nei momenti più bui – spiega Cremonesi, che ha realizzato il reportage sull'Armenia – dall’altro il modo in cui le diverse religioni possono diventare motivo di divisione».
Le cicatrici della terra di Carlo Cozzoli – Nel suo reportage, Cozzoli porta lo sguardo dove nessuno sta veramente guardando. Nello stato nigeriano del Benue è in corso un conflitto di natura politica, spesso ridotto a scontri tra pastori islamici e contadini cristiani. «In realtà – spiega – il partito al governo ottiene i voti dei pastori Fulani promettendo loro terre appartenenti a comunità cristiane». Sostenuti dal potere politico, i pastori attaccano i villaggi, li incendiano e massacrano i sopravvissuti. Chi si salva anche dai colpi di machete viene deportato in campi profughi nascosti dal governo: «Sono veri e propri campi degli orrori», spiega ancora Cozzoli, mostrando le foto di persone ferite e mutilate. «Dall’inizio dell’anno, nella regione si contano circa 7.000 morti e 2,2 milioni di persone rapite: quasi l’1% della popolazione nigeriana». Cozzoli presenterà il reportage il 17 marzo alle 18.
Superstiti del villaggio di Yelwata© Carlo Cozzoli
Superstiti del villaggio di Yelwata© Carlo Cozzoli
Nel nome della terra di Marco Cremonesi – Nel 2023, Cremonesi e Daniele Bellocchio avevano già deciso di raccontare i confini armeni, quando, due settimane prima della partenza è caduto il Nagorno-Karabakh. Gli scatti di Cremonesi seguono il viaggio da nord a sud, fino al confine con l’Iran, nella regione di Meghri, oggi contesa per la costruzione del corridoio che collegherà l’Azerbaigian alla sua exclave del Nakhchivan. L’accordo, mediato dagli Stati Uniti, è stato firmato ad agosto di quest’anno. «Un tempo la zona era piena di khachkar, pietre votive della tradizione armena – racconta – ma nei conflitti molte sono state distrutte, insieme ai monasteri. Cancellare i simboli significava cancellare la memoria storica armena». L’Armenia fu la prima nazione al mondo ad adottare il cristianesimo come religione di Stato, nel 301 d.C. Cremonesi presenterà il lavoro il 31 marzo alle 18.
Cimitero militare di Yerablur© Marco Cremonesi
Cimitero militare di Yerablur© Marco Cremonesi
Siria intima’ di Davide Canella – «Intimaha significa appartenenza: legame con una comunità, una religione, un ideale. Intervista dopo intervista ho capito che questa parola conteneva tutto ciò che volevo raccontare. Così è diventata il titolo del reportage», spiega Canella, che presenterà il suo progetto sulla Siria il 17 dicembre alle 18. Dopo la caduta di Assad, i cristiani di Damasco, Kharaba e Sweida vivono nella paura di una nuova ondata di violenza. Qui intimah si esprime in una forma di resistenza passiva. Nel nord-est, invece, assume il senso opposto: l’appartenenza spinge le milizie cristiane Nutoro e Sutoro a imbracciare le armi per difendersi. «L’ultima tappa del viaggio mi ha profondamente pacificato. A Deir Mar Musa, il monastero fondato da Padre Paolo Dall’Oglio, è dove ho trovato un’autentica volontà di incontro tra le comunità di religioni abramitiche».
Combattente dell'unità mista cristiana assira Nutoro© Davide Canella
Combattente dell'unità mista cristiana assira Nutoro© Davide Canella
La terza guerra di Alessandro Cimma – La terza guerra è quella in Libano, che Cimma racconta in un reportage realizzato tra settembre e ottobre del 2024 e presenterà il 26 febbraio alle 18. Dopo il 7 ottobre, il conflitto tra Israele e il mondo arabo – che coinvolge Hamas, Hezbollah, l’Iran e altre fazioni – è degenerato in una guerra regionale. Gli scatti mostrano i bombardamenti su Beirut, la distruzione del quartiere sciita di Dahiyeh e l’eliminazione dei membri di Hezbollah tramite la sofisticata operazione d’intelligence di esplosione dei cercapersone usati per comunicare. Ma le sue fotografie raccolgono anche le testimonianze dalla blue line del sud del Libano, dove villaggi cristiani, musulmani e misti scelgono di restare nonostante gli ordini di evacuazione. «In un territorio poco più grande dell’Umbria convivono oltre 50 comunità religiose – racconta Cimma –. Il Libano, vive sospeso tra la guerra e la fede. Le persone resistono perché credono, ma soprattutto perché si sostengono a vicenda. È il senso della comunità».
Edificio distrutto nella città di Tyro e, al di là, una chiesa del quartiere cristiano© Alessandro Cimma
Edificio distrutto nella città di Tyro e, al di là, una chiesa del quartiere cristiano© Alessandro Cimma
Rivoluzione in Myanmar di Carlo Cozzoli – Il 19 gennaio alle 18, Cozzoli presenterà il suo lavoro sul Myanmar, Paese a maggioranza buddista con forti minoranze cristiane. «La giunta militare, per giustificare i bombardamenti, definisce i ribelli "cristiani nemici", guadagnandosi così il consenso popolare», racconta Cozzoli. La guerra è combattuta da tredici gruppi di guerriglia, divisi per etnia. Molti sono giovanissimi: «Costruiscono droni artigianali seguendo tutorial su YouTube. Nelle People’s Defence Force ci sono ragazzi di 18 anni che sognano un Paese libero e in pace».
Una delle unità più attive all'interno del Karenni Nation Defence Force© Carlo Cozzoli
Una delle unità più attive all'interno del Karenni Nation Defence Force© Carlo Cozzoli

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