Ponte sullo Stretto, ecco tutte le perplessità dei giudici

Costi, procedure, documenti "via link" tra le molte obiezioni espresse già a settembre dalla Corte dei Conti in sei pagine inviate a Palazzo Chigi
October 31, 2025
Un frame tratto da un video del rendering del Ponte sullo Stretto di Messina. ANSA/US WEBUILD
Un frame tratto da un video del rendering del Ponte sullo Stretto di Messina. ANSA/US WEBUILD
Richieste di chiarimenti tecnici e procedurali: in 6 pagine fitte la Corte dei Conti aveva manifestato dubbi sulla delibera con cui il comitato interministeriale Cipess aveva dato il via libera al progetto del ponte sullo Stretto. Nel documento, inviato a settembre a Palazzo Chigi, il magistrato istruttore Valeria Franchi aveva chiesto delucidazioni esprimendo molte «perplessità»: si tratta dei nodi che hanno poi portato alla decisione di mercoledì, demandata all’organo collegiale della Corte. I rilievi finali, non ancora noti, saranno comunque indicati nelle motivazioni della magistratura contabile, rese note tra 30 giorni.
La Corte sottolineava «la necessità di acquisire chiarimenti ed elementi informativi» sulla delibera: «Risulterebbe non compiutamente assolto l’onere di motivazione - scriveva - difettando, a sostegno delle determinazioni Cipess, anche in relazione a snodi cruciali dell’iter procedimentale, una puntuale valutazione degli esiti istruttori». Nel primo esame dei giudici contabili veniva indicato che la delibera del Cipess «si appalesa più come una ricognizione delle attività intestate ai diversi attori istituzionali del procedimento che come una ponderazione delle risultanze di dette attività, sotto il profilo sia fattuale sia giuridico». Non convinceva la Corte neanche la procedura per trasmetterle gli atti (gli ormai famosi link che erano stati inviati) e inoltre si chiedevano chiarimenti sulla «tempistica osservata per la trasmissione del provvedimento Mit-Mef».
Le richieste riguardavano poi il dialogo avviato con la Commissione Europea e la «efficacia» della delibera del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2025 con cui è stata avviata la cosiddetta “procedura Iropi” (che consente ai governi di realizzare opere anche se hanno un impatto ambientale negativo) approvando «la relazione relativa ai motivi imperativi di interesse pubblico legati alla “salute dell’uomo e sicurezza pubblica o relative conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente”» e alla «assenza di idonee alternative progettuali».
Sui costi la Corte incalzava sul «disallineamento tra l'importo asseverato dalla società Kpmg» il 25 luglio scorso - quantificato in 10 miliardi e 481 milioni - e quello di 10,508 miliardi «attestato nel quadro economico approvato il 6 agosto» per un’opera il cui costo finale dovrebbe arrivare a 13,5 miliardi. Cioè quasi 3 volte tanto quei 4,6 miliardi previsti nel contratto originale del 2006 con Eurolink, consorzio incaricato della costruzione, quando la normativa Ue stabilisce che se i costi di un’opera aumentano di oltre il 50% bisogna indire una nuova gara d’appalto. Dito puntato anche su aspetti tecnici come le stime di traffico, in relazione «al piano tariffario di cui allo studio redatto dalla TPlan Consulting». Infine, tra gli aspetti procedurali si metteva in evidenza anche che, «con riferimento alla fase progettuale, non risulta in atti il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici (voto 220 del 1997)».

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