Più di 360mila italiani non possono vedere né sentire. Ecco chi li aiuta
di Redazione
Oggi è la giornata della sordocecità: chi ne soffre è spesso invisibile. Dal 1964 la Lega del Filo d’oro lavora per stare al loro fianco A Osimo l’istituto ha inaugurato il nuovo Centro nazionale

Sonopiù di 360mila, in Italia, le persone con sordocecità e disabilità motorie,cognitive e sensoriali. Si tratta dello 0,7% della popolazione. Ma quanti sanno che la condizione di non vedere e, nello stesso tempo, non sentire, si può presentare già dalla nascita, congenita, legata a infezioni durante la gravidanza a nascita prematura, o a rare malattie genetiche, ma che si può acquisire anche nel corso della vita a seguito di gravi patologie o di traumi? Un’indagine realizzata da AstraRicerche per la Lega del Filo d’oro in occasione della Giornata Internazionale della Sordocecità (che si celebra oggi) su un campione di oltre mille cittadini tra i 18 e i 75 anni dimostra che, sul delicato tema, il livello di informazione nel nostro Paese è ancora assai parziale. Il 19,7% degli intervistati ritiene infatti che la sordocecità sia una disabilità rara, ovvero riguardi pochissimi casi, mentre il 16,9% non è a conoscenza delle possibilità esistenti per una persona che non vede e non sente, di comunicare con il mondo esterno. Come se ciò fosse impossibile.
Eppure, da sessant’anni un’organizzazione si impegna, con amore e professionalità, a curare e assistere questi soggetti, spesso invisibili, che rischiano di essere confinati nell’isolamento imposto dalla propria disabilità: è la Lega del Filo d’oro, ente filantropico nato il 20 dicembre del 1964 a Osimo, in provincia di Ancona, su iniziativa di una caparbia donna sordocieca, Sabina Santilli, e di un giovane sacerdote, don Dino Marabini. In oltre mezzo secolo questa realtà, che ogni giorno affronta insieme ai sordociechi e alle loro famiglie, la difficile sfida di andare oltre il buio e il silenzio, si è consolidata, ha allargato le proprie strutture e competenze anche nel resto del territorio nazionale. Un nuovo Centro Nazionale è stato inaugurato di recente nella sede principale: è un polo di alta specializzazione nel quale medici (neurologi, otorini, oculisti, pediatri, odontoiatri, ortopedici e fisiatri), terapisti, educatori e altri operatori si occupano di diagnosi (le équipe formulano una valutazione globale ed effettuano interventi precoci per bambini al di sotto dei 6 anni), erogano servizi educativi-riabilitativi a carattere residenziale e diurno e prestazioni sanitarie, svolgono attività di ricerca e documentazione, predispongono servizi sul territorio. L’Ente ha 750 dipendenti e circa 700 volontari ed è presente oggi in undici regioni d’Italia, con sedi a Lesmo, Modena, Molfetta, Termini Imerese, Novara, Padova, Pisa, Roma, San Benedetto dei Marsi e Napoli. Oltre 1.250 gli utenti che usufruiscono delle diverse strutture.
«Uno dei tratti distintivi della Lega del Filo d’oro - spiega il presidente della Fondazione, Rossano Bartoli – è il metodo, fondato sulla consapevolezza che ogni persona presenta capacità di base sulle quali si costruisce un percorso specifico e personalizzato che va dalla presa in carico all’inclusione sociale, rivolto a valorizzare le potenzialità di ciascuno, un programma messo a punto da un team interdisciplinare sempre con il coinvolgimento della famiglia a cui attribuiamo la massima centralità nel percorso educativo-riabilitativo dei propri cari». L’obiettivo èquello di ottenere il massimo livello possibile di autodeterminazione e autonomia da parte di ogni sordocieco. Perché le guarigioni non sono possibili, ma i miglioramenti sì.
Nei nove edifici del nuovo complesso, situato nella frazione Santo Stefano di Osimo vi sono ambulatori medici, stanze speciali “mobili” e colorate, con arredi dagli spigoli morbidi che si adeguano, di volta in volta, all’ospite che vi svolge i trattamenti terapeutici, esistono laboratori per la musicoterapia e la manualità, quattro palestre per la fisioterapia, un’aula per le stimolazioni visive, un centro per la pet therapy, una cucina didattica, due piscine per l’idroterapia, una foresteria (con quattordici appartamenti per i soggiorni delle famiglie e camere per gli ospiti che rimangono lungo tempo), un ampio giardino attrezzato, una mensa, una lavanderia, sale per l’accoglienza e per i convegni e persino una scuola paritaria per consentire ai bambini di non interrompere il loro ciclo di studi. «Non è un istituto ma una casa – precisa Bartoli – dove esistono spazi e iniziative di convivenza, si organizzano vacanze e ogni altra cosa che possa rendere la vita piacevole».
Organizzazione, efficienza, operatività, professionalità, sono le linee che da sempre segue la Lega del filo d’oro nello svolgere la sua missione. Ma c’è un valore aggiunto: il fattore umano. Tenerezze, carezze, sorrisi, sguardi e abbraci amorevoli da parte degli operatori nei confronti dei ragazzi che vengono qui non mancano mai. «Ma tutto questo è possibile grazie a 500mila italiani hanno dimostrato di fidarsi di noi con donazioni ed elargizioni, perché i soldi per opere come questa servono e ci sono, basta solo andare a cercarli»: è la filosofia che porta avanti Rossano Bartoli da quando rispose all’appello di don Dino, molti anni fa: cominciò come giovane volontario e oggi è un esperto e coraggioso manager del Terzo Settore. È anche merito della Lega del Filo d’oro che lui “governa” se la sensibilità degli italiani verso l’assistenza alle persone con disabilità motorie, cognitive e sensoriali in dieci anni è cresciuta passando dal 9,4% del 2016 al 16,4% del 2025. E questa è davvero una buona notizia.
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