Un incontro tra il presidente Mattarella e il ministro Fitto - Ansa
Proprio alla vigilia della presentazione da parte di Ursula Von der Leyen della nuova squadra di commissari, oggi ai presidenti dei gruppi europarlamentari a Strasburgo, scoppia la “bomba” dell’ultim’ora: le dimissioni a sorpresa di Thierry Breton, il potente commissario al Mercato Interno francese vicinissimo a Macron, al centro dei programmi di vaccini anti- Covid durante la pandemia, del tentativo di rilancio dell’industria della difesa e del varo delle nuove regole Ue per i colossi digitali, confermato dal presidente francese solo il 25 agosto. Divenuto, però, sempre più apertamente critico di Von der Leyen. Una “bomba” che ha fatto temere un nuovo rinvio della presentazione del collegio, prevista già la scorsa settimana e rimandata a oggi per via dell’impasse a Lubiana sul commissario sloveno. E che rafforza l’immagine di una partenza travagliata del nuovo esecutivo. «Alcuni giorni fa – scrive Breton a Von der Leyen nella dura lettera di dimissioni, pubblicata su X -, Lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome, per ragioni personali che in nessun caso Lei ha discusso con me, e ha offerto, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente per la Francia nel prossimo collegio». Dunque, «alla luce degli ultimi sviluppi, che attestano ulteriormente una governance discutibile, sono arrivato alla conclusione di non poter più svolgere il mio lavoro nel collegio». La presidente, afferma poche ore dopo una portavoce, «ha preso nota delle dimissioni di Breton, le ha accettate e lo ha ringraziato per il lavoro fatto». No-comment sulle critiche. In realtà si è presto capito che la cosa era decisa da giorni, Breton insomma ha preferito uscire a testa alta da una partita già persa. Tant’è che la portavoce assicura che Von der Leyen «resta intenzionata a presentare la composizione del collegio domani mattina (stamattina, ndr) ». Oggi avremo la conferma. Appena un paio d’ore dopo la lettera di Breton arriva la nuova nomina da parte di Macron: il ministro degli Esteri (ed ex eurodeputato di Renew, il gruppo liberale a Strasburgo di cui fanno parte i macroniani) Stéphane Séjourné, scelto di concerto con il neopremier Michel Barnier. Fonti dell’Eliseo ricordano che Macron, fin dalla presidenza francese dell’Ue nel 2022, «ha sempre difeso l’ottenimento per la Francia di un portafoglio chiave centrato sulle cruciali sfide della sovranità industriale, tecnologica e della competitività europea. È il senso dei contatti avuti con la presidente ». Secondo varie fonti, per Séjourné sarebbe prevista una potente vicepresidenza esecutiva per il Mercato Interno e all’Industria dai vasti poteri, con alle dipendenze un intero gruppo di commissari. Non è chiaro se questo in qualche modo “interferirà” con il grosso portafoglio che dovrebbe essere assegnato a Raffaele Fitto, e cioè una vicepresidenza esecutiva per Coesione, Economia e Piano di Rilancio. Portafoglio che Von der Leyen sembra intenzionata a confermare nonostante le proteste del centro-sinistra. Ieri mattina il ministro italiano è stato ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il fatto che il Colle abbia reso pubblico il colloquio ha un significato. Il capo dello Stato non entra nella dinamica politica che porta alla formazione della Commissione, tuttavia si ricorda che a giugno scorso Mattarella ha ribadito che nell’Ue « non si può prescindere dall’Italia». Insomma, se Fitto è il nome indicato dal governo, allora Fitto è, più in generale, il nome dell’Italia. Tornando a Breton, Von der Leyen era sempre più stufa delle continue bordate del francese, culminate con la lettera di ieri. A marzo Breton aveva duramente criticato Von der Leyen per la scelta di presentarsi come candidata di punta per il Ppe, poi erano seguite accuse alla tedesca di mancanza di collegialità e trasparenza. Breton d’altro canto era stato contestato per la lettera di monito contro possibili fake news inviata in agosto a Elon Musk, senza consultarsi con il collegio, alla vigilia della sua intervista a Donald Trump su X. Von der Leyen ha spiegato a Macron che il rapporto di fiducia con Breton era ormai troppo compromesso per affidargli un portafoglio di peso, il presidente ha dovuto sacrificarlo pur di ottenere un posto di rilievo per la Francia. Intanto resta in sospeso la nomina della commissaria slovena, per una faida a Lubiana tra governo e opposizione. Von der Leyen secondo indiscrezioni vuole tirare dritto, presentando il collegio lasciando vuota la casella del nome del commissario sloveno, anche se non è escluso che presenti solo la struttura senza nomi (scenario ritenuto meno probabile). Finché la lista non sarà formalmente completa, tuttavia, non potranno partire le audizioni dei commissari di fronte alle commissioni europarlamentari, indispensabili per il voto in plenaria sull’intero collegio. Il voto sarebbe previsto per ottobre, in modo che il nuovo esecutivo possa partire il primo novembre. Non sarà facile.