sabato 25 marzo 2023
Nelle ispezioni dell’organo antitortura del Consiglio d’Europa, l’ennesima, sconfortante fotografia della situazione nei nostri penitenziari. Accuse anche alla gestione degli anziani nelle Rsa
Un'immagine del carcere di San Vittore a Milano

Un'immagine del carcere di San Vittore a Milano - Archivio

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Pestaggi con pugni e calci, accoltellamenti. E poi insulti, minacce, nel caos di strutture fatiscenti, sovraffollate all’inverosimile. Non è una sorpresa il contenuto del rapporto stilato dal Cpt, l'organo antitortura del Consiglio d'Europa, sullo stato delle carceri italiane. Con cui Strasburgo, ancora una volta, mette l’Italia sotto accusa. Appena ieri scrivevamo su queste pagine dell’ennesima inchiesta choc condotta dalle autorità giudiziarie sull’istituto penitenziario di Biella: 23 agenti penitenziari sospesi per il reato di «tortura di Stato» commesso ai danni di tre detenuti. Li picchiavano, sostiene la Procura sulla base delle testimonianze raccolte, e li immobilizzavano col nastro adesivo. L’ultimo degli orrori, dopo quanto visto accadere nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nella primavera del 2020. E solo un’altra miccia pronta a far esplodere lo scontro politico, già infiammato in queste ore per il tramonto della legge sulle madri detenute.

Il rapporto di Strasburgo è stato stilato sulla base di alcune visite effettuate un anno fa nelle carceri di Monza, di San Vittore a Milano, al Lorusso e Cutugno di Torino e al Regina Coeli di Roma. Per ciascuno di questi penitenziari sono state denunciate violenze e intimidazioni tra detenuti, in particolare nelle prigioni di Torino e Roma, che – non è una coincidenza – sono anche le due strutture dove negli ultimi mesi si sono registrati più casi di suicidi tra i detenuti: un altro sintomo evidente della situazione drammatica che vivono i nostri penitenziari. Agli ispettori sono stati raccontati e documentati soprattutto casi di pestaggi con pugni e calci, ma anche – come si diceva all’inizio – di un detenuto pugnalato a una gamba.

L'altro problema, che il Cpt a dire il vero continua a riscontrare a ogni visita, è quello del sovraffollamento: ciò che si viene a creare quando in un carcere il 90% dei posti è già occupato. Un anno fa nel nostro Paese la popolazione carceraria ammontava al 114% della capacità ufficiale di 50.863 posti. Ma questo dato, evidenzia il rapporto, non racconta la realtà di istituti come quello di Monza e della Capitale, in cui il tasso d'occupazione era del 152%. «È vero, le nostre carceri sono sovraffollate» riconosce il ministro della Giustizia Carlo Nordio, aggiungendo però che il governo ha «ampi progetti per ridurre questa criticità». Il ministro indica che tra quelli a lungo termine c’è la chiusura delle vecchie carceri, come Regina Coeli appunto, e l’uso di una serie di edifici compatibili con le strutture di detenzione, a cominciare dalle caserme dismesse. Progetti che richiedono, però, una riforma globale del sistema penitenziario, che è quello che ora le associazioni impegnate in prima linea dietro le sbarre esigono con forza.

L’altra questione che il Cpt risolleva è quella dell’isolamento diurno, chiedendo di abolirlo, così come il regime legato al 41bis. Per quest’ultimo le richieste sono, per altro, le stesse formulate due anni fa: ben prima che nel nostro Paese il dibattito fosse riaperto dal tormentato caso Cospito. Strasburgo raccomanda che a tutti i detenuti sottoposti a questo regime sia offerta una gamma più ampia di attività e almeno 4 ore al giorno fuori dalle celle, insieme agli altri detenuti del loro gruppo. Inoltre, «a questi detenuti dovrebbero essere concesse maggiori visite ogni mese e la possibilità di accumularle nel caso in cui non ne abbiano usufruito». Ma anche che abbiano la possibilità di effettuare almeno una telefonata al mese, indipendentemente dal fatto che ricevano una visita nello stesso mese. Di più: il Cpt chiede di cambiare anche le regole per le “aree riservate” al 41bis, cioè quelle in cui le restrizioni sono ancora più dure. La collocazione di qualsiasi detenuto in queste zone, secondo il Cpt, dovrebbe essere limitata nel tempo e soggetta a revisioni mensili, nonché soggetta alla possibilità di presentare ricorso da parte del detenuto.

Non è finita. Tra le visite del Cpt di un anno fa, alcune sono state condotte anche all’interno di strutture sanitarie e di degenza per gli anziani, in particolare quel Pio Albergo Trivulzio di Milano già finito nel mirino delle polemiche e delle accuse per la gestione dei pazienti durante l’emergenza Covid. Dove gli ispettori hanno riscontrato «persistenti misure di restrizione» (come la durata massima delle visite dei familiari limitata ancora a soli 45 minuti a settimana o la presenza di personale per evitare il contatto fisico e impedire lo scambio di oggetti) che «potrebbero essere considerate un trattamento disumano o degradante»: in sostanza, questo il rilievo di Strasburgo, l’elevato livello di segregazione degli anziani li ha trasformati di fatto in detenuti e «ha avuto effetti graduali e deleteri sul loro stato di salute somatico e mentale», soprattutto nella struttura milanese. Nel mirino del Cpt è finita anche un’altra Rsa milanese, l’Istituto Palazzolo: per questa struttura Strasburgo raccomanda il miglioramento delle condizioni materiali di alcuni reparti. Più in generale, l’indicazione al governo italiano è quella di aumentare il numero di infermieri e adottare una regolamentazione nazionale sul ricorso al mezzi di contenzione per i residenti nelle Rsa.


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