sabato 14 gennaio 2017
Viaggio nell'archivio degli intellettuali cattolici
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Raccogliere, studiare e far conoscere al grande pubblico documenti letterari dal grande valore storico-culturale. Ecco le linee guida del Centro di ricerca «Letteratura e cultura dell’Italia unita» della facoltà di Lettere e filosofia della sede milanese della Cattolica. Dal 2007 il suo Archivio accoglie 11 Fondi d’autore, tutti scrittori cattolici. Ne parliamo con il direttore, il professor Giuseppe Langella, ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea.

Professore nello scenario culturale odierno cosa rappresenta un Centro di ricerca che si pone l’obiettivo di raccogliere documenti e produzione di alcuni letterati?
Il nostro Centro non ha una vocazione esclusivamente archivistica. Nei suoi quarant’anni di vita ha promosso indagini pionieristiche in più direzioni e oggi è un riconosciuto polo d’eccellenza nel campo delle geografie culturali, della letteratura d’ispirazione religiosa, dei risvolti identitari e antropologici delle opere, del romanzo di fabbrica e dell’immaginario utopico. La costituzione dell’Archivio ha dato ulteriore linfa a queste ricerche. Entrare nello scrittoio di un autore è sempre un’avventura straordinaria e piena di sorprese: vuol dire, sul piano filologico e critico, spiare la genesi di un’opera, seguirne gli sviluppi, accostarsi al mistero della creazione; ma vuol dire anche, sul piano storiografico, ricostruire ambienti e rapporti, spinte e occasioni intellettuali.

Attualmente avete costituito 11 "fondi". Quale pezzo di cultura letteraria state custodendo?
Nato nel 2008 e ancora in crescita, il nostro Archivio si candida a diventare uno dei principali giacimenti documentari della letteratura nazionale, come il Gabinetto Vieusseux di Firenze o il Fondo Manoscritti di Pavia. Ma a differenza degli altri, che non hanno una precisa fisionomia culturale, esso raccoglie, per statuto, fondi di autori "cattolici" o comunque aperti al mistero e seriamente impegnati in un’inquieta ricerca di senso.

Come restituite al grande pubblico o al mondo <+NEROA>degli studiosi l’importante "patrimonio" che conservate?
In tre modi soprattutto: mettendolo a disposizione degli studiosi, pubblicando inediti e carteggi, promuovendo convegni. Abbiamo varato un’apposita collana dell’Archivio, per le Edizioni di Storia e Letteratura, giunta al nono volume, dove stanno uscendo un romanzo inedito di Luigi Fallacara e una serie molto interessante di testi e documenti di Mario Apollonio legati alla fondazione del Piccolo Teatro di Milano. Abbiamo organizzato, inoltre, giornate di studi su Piero Bargellini, Luigi Fallacara e Giancarlo Buzzi.

Quali opportunità offre nell’attività di formazione degli studenti?
Particolarmente ghiotte. Le tesi svolte sui materiali conservati presso l’Archivio si contano ormai a decine. La catalogazione delle carte, l’edizione critica di un testo, lo studio delle varianti, la ricostruzione di un rapporto intellettuale attraverso la corrispondenza, offrono un banco di prova quanto mai stimolante sul piano metodologico. In un paio di casi, poi, è capitato che una studentessa si sia vista pubblicata la sua tesi triennale prima ancora di conseguire la laurea magistrale.

Infine, questi preziosi documenti letterari come si potrebbero valorizzare ulteriormente?
Disporre di aiuti economici - come il sostegno di fondazioni, di enti locali - sarebbe per noi una manna dal cielo, un acceleratore e un moltiplicatore di attività, ora in buona parte affidate alla generosità di giovani volontari. Ne potrebbero nascere ricerche e lavori finalizzati, mostre e spettacoli, premi, borse di studio o dottorati.

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