sabato 7 aprile 2018
Il Giudice Istruttore del Tribunale del Vaticano ha emesso un mandato di cattura a carico di monsignor Carlo Alberto Capella, già in servizio alla nunziatura di washington
Guardie svizzere (Ansa)

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Questa mattina, su proposta del Promotore di Giustizia, il Giudice Istruttore del Tribunale del Vaticano ha emesso un mandato di cattura a carico di monsignor Carlo Alberto Capella, ecclesiastico in servizio nella diplomazia della Santa Sede e da ultimo nella Nunziatura di Washington.

La notizia è stata data con un comunicato vaticano che spiega come “il provvedimento è stato eseguito dalla Gendarmeria Vaticana” e che “l'imputato è detenuto in una cella della caserma del Corpo della Gendarmeria, a disposizione dell'autorità giudiziaria”. L'arresto, si spiega, “giunge al termine di un'indagine del Promotore di Giustizia per possesso di ingente materiale pedopornografico”.

Il Giudice Istruttore, riferisce sempre la Sala stampa, “ha ordinato il provvedimento sulla base dell'articolo 10, commi 3 e 5, della legge VIII del 2013”. Il comma 3 prevede che "chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui ai commi precedenti, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, trasmette, importa, esporta, offre, vende o detiene per tali fini materiale pedopornografico, ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all'adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro duemilacinquecento a euro cinquantamila". Mentre il comma 5 precisa che "nei casi previsti dai commi 3 e 4, la pena è aumentata ove il materiale sia di ingente quantità".

La vicenda di monsignor Capella è emersa il 15 settembre scorso quando la Santa Sede ha diffuso la notizia che il promotore di giustizia vaticano aveva aperto un fascicolo nei confronti del diplomatico in servizio presso la Nunziatura di Washington dopo che il 21 giugno precedente il Dipartimento degli Stati Uniti aveva notificato il possibile reato. All’epoca un portavoce del Dipartimento di Stato aveva dichiarato che Washington aveva chiesto che all’ecclesiastico italiano venisse ritirata l’immunità diplomatica per poterlo processare, ma la Santa Sede aveva rifiutato avocando a sé la causa, come consentono i trattati internazionali.

Il 29 settembre poi d’Oltreoceano era rimbalzata la notizia che la polizia canadese aveva emesso un mandato di arresto per Capella, accusandolo di possesso e distribuzione di materiale pedopornografico, scaricato durante un soggiorno che il prete ha fatto in quel Paese tra il 24 e il 27 dicembre 2016. La diocesi di London, in Ontario, aveva reso noto di aver ricevuto una richiesta di aiuto per l'indagine; assistenza che è stata data, in relazione alle possibili violazioni della legge sulla pornografia infantile fatte da Capella usando un "indirizzo di un computer in una chiesa locale".

Monsignor Capella, 51 anni, ordinato sacerdote per l'arcidiocesi di Milano dal 1993, ha frequentato l'Accademia ecclesiastica e nel 2004 è entrato nel servizio diplomatico pontificio. Destinato dapprima alla nunziatura in India, nel 2007 è stato trasferito ad Hong Kong di supporto alla cosiddetta 'missione di studio' che informalmente segue da vicino la complessa e delicata realtà della Chiesa nella Cina popolare. Nel 2011 viene richiamato a Roma nella Seconda Sezione della Segreteria di Stato per seguire le questioni italiane. Nel 2016 infine arriva il trasferimento alla nunziatura di Washington DC.
Il sacerdote indagato prima dell’arresto odierno era ospitato in Vaticano, già in stato di restrizione, presso il Collegio dei Penitenzieri

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