domenica 22 giugno 2025
A Gatesville le sorelle di Maria Stella Matutina hanno iniziato un apostolato con le donne in attesa della sentenza capitale. Ne è nata una relazione profonda e piena di vita, che vi raccontiamo
Le suore di Maria Stella Matutina in missione nel carcere

Le suore di Maria Stella Matutina in missione nel carcere

COMMENTA E CONDIVIDI

Da una parte sette donne che hanno passato anni nel braccio della morte, isolate dal mondo esterno. Dall’altra una mezza dozzina di suore contemplative che hanno scelto una vita ritirata, scandita dalla preghiera e dal silenzio. Due esistenze lontane, parallele nella solitudine, due mondi apparentemente inconciliabili che si sono incrociati nel cuore del Texas, in un incontro inatteso che ha dato vita a un legame profondo, fatto di ascolto, speranza e fede condivisa.

«Non abbiamo cercato questo apostolato, ma ora ci è molto caro», racconta ad Avvenire sister Mary Thomas, priora generale dell’ordine di Maria Stella Matutina. È stata lei, dopo settimane di discernimento, a dare il via libera a quello che sarebbe diventato un incontro mensile tra le sue consorelle e le detenute condannate a morte dell’Unità O'Daniel di Gatesville, a nord di Austin. Tutto è cominciato nel 2021, grazie a una proposta del diacono Ronnie Lastovica, che visita regolarmente il carcere per portare l’eucaristia. Sentendosi inadeguato a rispondere alle domande spirituali delle donne nel braccio della morte, pensò alle suore, il cui stile di vita austero gli pareva sorprendentemente simile a quello delle detenute. «Come le suore — spiega — anche le condannate si alzano prima dell'alba. Lavorano a maglia, all’uncinetto, ricamano. Mangiano spesso da sole in cella, ma si riuniscono per i compleanni. Vivono in celle. Proprio come loro».

Le religiose, che risiedono in un convento non lontano da Waco, inizialmente rifiutarono. Ma poi, dopo la preghiera e una consultazione comunitaria, decisero di accettare. La prima visita fu un’esperienza forte. Le quattro donne consacrate, in abiti grigi, attraversarono una serie di cancelli fino a trovarsi nella stessa stanza con alcune detenute, tutte vestite di bianco. Nessuno aveva previsto come rompere il ghiaccio. Per qualche istante, regnò un silenzio teso. Poi, racconta una delle prigioniere, Brittany Holberg, «noi aprimmo le braccia e loro aprirono le loro, e ci abbracciammo». Quell’abbraccio diede inizio a un’amicizia profonda. «Abbiamo stretto un legame particolare con queste donne — racconta sister Mary —. Il nostro stile di vita ha reso la connessione molto rapida. Come loro, viviamo in comunità, indossiamo sempre gli stessi vestiti, non cerchiamo l’ammirazione di nessuno».

Nonostante la clausura, il contatto con le detenute è visto dalle suore come una forma coerente della loro missione. «Andiamo come comunità, non è l’apostolato di una singola suora », sottolinea ancora sister Mary. E precisa: «Manteniamo un giusto equilibrio con la nostra vita contemplativa e stiamo attente a non farci coinvolgere nei loro procedimenti legali. Cerchiamo di stabilire un limite e loro lo rispettano». Nei colloqui mensili, si parla di fede, di vita, e non solo della sentenza capitale e dell’esecuzione che attende le prigioniere. «Condividiamo esperienze positive — dice sister Mary — non parliamo solo della condanna a morte».

L'unità O'Daniel che ospita le donne condannate a morte nel carcere di Gatesville, in Texas

L'unità O'Daniel che ospita le donne condannate a morte nel carcere di Gatesville, in Texas - undefined

Alcune delle donne non si sono mai dichiarate innocenti, ma nel corso degli anni in cella hanno affrontato con lucidità il passato e trovato nella routine del carcere e nella fede cristiana una forma di ordine e libertà interiore. «Ci ha colpite il fatto che non hanno paura di guardare negli occhi la loro condanna — afferma la priora —. La loro speranza è nella vita eterna. Hanno un grande desiderio di incontrare Dio faccia a faccia». Tutte e sette le detenute infatti sono cristiane o lo sono diventate in prigione — sei cattoliche, una battista. Il loro cammino spirituale è una fonte di forza anche per le suore: «Ci aiuta a relativizzare i piccoli alti e bassi della nostra vita quotidiana: è una situazione così estrema in cui trovarsi», assicura sister Mary. Eppure, in quelle vite sospese, molte detenute hanno trovato luce: «In generale, queste donne vivono nel braccio della morte ma amano la vita, che hanno riscoperto nell’esperienza comunitaria e nella fede».

La relazione è diventata così profonda che alcune detenute si sono legate in particolare a una religiosa. «Hanno bisogno di tempo sole con una di noi per condividere il loro cammino di fede o le loro preoccupazioni — dice sister Mary —. Cerchiamo di riflettere con loro sull’amore di Dio per loro. Come figli di Dio, accettiamo la sua misericordia e riscopriamo la loro dignità». Anche per le religiose, però, la relazione non è priva di sfide. «Le prime volte sono state un’esperienza molto travolgente — ammette sister Mary —. E non abbiamo ancora vissuto il dolore della loro esecuzione, che sarebbe molto duro». Inizialmente, le suore hanno esitato a parlare pubblicamente di questo nuovo apostolato. «Per molto tempo abbiamo evitato di descrivere come si svolgevano i nostri incontri, soprattutto ai media – racconta la priora –, ma poi abbiamo capito che farlo permette di volgere uno sguardo di umanità su queste donne, un modo di non ridurle al crimine che hanno commesso o non hanno commesso».

Tra le lettere ricevute dopo aver cominciato a raccontare questa esperienza, anche quella di un uomo che ha perso un familiare in un crimine: «Ha condiviso che anche lui ha dovuto accettare la misericordia della via del perdono». E ha aiutato le religiose a capire che nel braccio della morte, dove tutto sembra negare la speranza, una comunità silenziosa e fedele testimonia che la misericordia è possibile. «Ogni persona — conclude sister Mary — lotta con un lato oscuro. Tutti noi fatichiamo ad accogliere il perdono di Dio per noi stessi, e la storia di queste detenute può risvegliare questo impegno».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: