venerdì 8 dicembre 2017
Coltivazioni sotto controllo, ma record di tumori. Un’indagine dell’Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno parla di soli 33 ettari contaminati su 50mila
Terra dei fuochi è ancora emergenza
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Due procure campane continuano ad indagare sul dramma delle 'terra dei fuochi' perché «resta un fenomeno alquanto dilagante» e perché ancora esiste «una filiera diffusa di smaltimento illecito dei rifiuti». Mentre il Senato ha appena approvato la relazione finale di un’indagine conoscitiva che afferma, sulla base di dati scientifici, che in questo territorio tra le province di Napoli e Caserta «l’aumento della mortalità complessiva per cause riconducibili a tumori è nettamente più elevato rispetto a tutte le altre regioni del Mezzogiorno ».

Documenti recenti, che Avvenire ha raccontato nelle scorse settimane. Ma ora ci ritorniamo, ribadendo l’allarme, perché mercoledì è stata presentata la ricerca dell’Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno sui prodotti agroalimentari campani, che ha riscontrato irregolarità solo in 33 ettari sui 50mila della 'terra dei fuochi'. Una buona notizia, ovviamente, ma che ha portato il direttore generale dell’Istituto, Angelo Limone, a definire «una 'fake news'» proprio la 'terra dei fuochi'. E il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca a parlare dell’esigenza di «un’operazione verità. Il sistema dell’informazione – ha aggiunto – è uno dei problemi di questo Paese ».

Dati e commenti cavalcati da alcuni quotidiani come Il Foglio , da sempre 'negazionista', sulla «mega bufala della terra dei fuochi », attaccando il parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello e anche il generale Sergio Costa, ex Forestale, ora Carabinieri, autore di alcune delle più importanti inchieste sugli sversamenti illegali di rifiuti in Campania. Ma, come detto, sia la magistratura che il Parlamento non sminuiscono affatto l’allarme. L’indagine conoscitiva della commissione Igiene e Sanità, approvata all’unanimità (vedi intervista), afferma che «l’evidenza scientifica dei riscontri ottenuti conferma un trend allarmante».

E questo perché nei novanta comuni del territorio «la popolazione è stata sottoposta nel corso degli anni all’effetto combinato di diversi fattori di inquinamento ambientale che, combinato agli stili di vita, hanno provocato un aumento della suscettibilità alle malattie cronico-degenerative». Fatti concreti sui quali stanno indagando ben due procure. Un tema che, si legge nella relazione del procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, consegnata alla commissione Igiene e Sanità, «rappresenta una delle più significative priorità investigative della Procura».

Con particolare attenzione al «monitoraggio della qualità dell’aria». Dunque ben altro che i prodotti agroalimentari. E infatti il procuratore sottolinea la «significativa correlazione tra le criticità ambientali di tali aree anche sotto il profilo atmosferico e i dati relativi all’incidenza di determinate patologie tumorali». Non è da meno il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone che, in un documento allegato alla Relazione della Commissione Igiene e Sanità, confermando l’esistenza di importanti indagini in corso, sottolinea le «situazioni di degrado ambientale gravissime, causate dagli smaltimenti illegali di rifiuti speciali pericolosi e non, con conseguenti danni ambientali, peraltro non ancora quantificabili ». Davvero tutt’altro che «una bufala».

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