martedì 7 luglio 2020
Oltre 100 vescovi firmano la richiesta di 'due diligence' della catena di fornitura
«Stop agli abusi da parte delle imprese»

Ansa

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Più di 110 vescovi di tutto il mondo hanno firmato una Dichiarazione per chiedere agli Stati di fermare con urgenza gli abusi da parte delle imprese, introducendo una legislazione vincolante per regolamentare le loro attività e renderle responsabili a norma di legge. E in particolare per stabilire «una “due diligence” obbligatoria della catena di fornitura» per fermare questi abusi e «garantire la solidarietà globale«.

La Dichiarazione, coordinata da Cidse (Coopération internationale pour le développement et la solidarité), la famiglia internazionale delle organizzazioni di giustizia sociale cattolica, è stata sottoscritta anche dai cardinali Jean-Claude Hollerich, gesuita e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea, e Charles Maung Bo, salesiano e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche. In un articolo i due porporati hanno spiegato le ragioni della loro adesione sottolineando che negli ultimi anni «sono proliferati scandali che hanno coinvolto compagnie multinazionali, mettendo in questione la moralità del nostro sistema economico», come quelli svelati dai Panama Papers. Di qui il «forte obbligo morale» di chiedere ai governi di «meglio regolare le imprese private».

La Dichiarazione ribadisce che «le nostre economie dovrebbero seguire valori di dignità e giustizia, ed essere rispettose dei diritti delle persone e dell’ambiente ». Purtroppo però «l’abuso da parte delle imprese è diffuso e la crisi del Covid-19 ha aggravato la situazione soprattutto per le comunità più vulnerabili, prive di protezione sociale» e per le donne. Questa pandemia inoltre «ha messo a nudo la nostra interdipendenza e ha seminato il caos nelle catene di fornitura globali che collegano le fabbriche al di là dei confini nazionali, mettendo a nudo la nostra dipendenza da lavoratori vulnerabili che svolgono un lavoro essenziale in tutto il mondo».

Nella Dichiarazione i presuli «invocano la solidarietà tra tutti i membri della famiglia umana e affermano che senza una legislazione adeguata le imprese transnazionali non potranno essere ostacolate dall’evasione fiscale, dall’abuso dei diritti umani, dalla violazione delle leggi sul lavoro, dalla distruzione di interi ecosistemi». I vescovi firmatari sostengono quindi «che di fronte al fallimento di regolamenti volontari, la legislazione obbligatoria per regolamentare le imprese transnazionali è l’unica opzione legislativa efficace per proteggere le comunità e celebrare l’interconnessione della nostra natura umana».

Nella Dichiarazione si riconosce che il Commissario dell’UE per la Giustizia Didier Reynders ha fatto «un passo nella giusta direzione» quando ha annunciato che una legislazione europea obbligatoria sulla “due diligence” in tema di diritti umani e ambiente per le imprese sarà presto sviluppata. E si invita i leader degli Stati a far avanzare con coraggio la legislazione vincolante a livello di Nazioni Unite attraverso un impegno deciso nell’attuale processo per un Trattato ONU sui diritti umani e le attività commerciali.

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