mercoledì 25 marzo 2015
A Brescia. Un 20enne di origine marocchina sarebbe l'autore del testo in italiano diffuso via web (GUARDA)VIDEO: L'ARRESTO
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Tre arresti, e un quarto uomo già fuggito in Siria, 8 perquisizioni tra Lombardia, Piemonte e Toscana. Con l'operazione, denominata "balkan connection",coordinata dal servizio centrale antiterrorismo della direzione centrale della Polizia di Prevenzione/Ucigos e condotta dalla Digos di Brescia con le questure di Torino, Como e MassaCarrara, gli inquirenti hanno portato alla luce una cellula che reclutava giovani da trasformare in jihadisti. Tra gli arrestati anche l'autore del primo documento in italiano dell'Is, diffuso sul web dal titolo "Stato Islamico, una realtà che vuole comunicare". (GUARDA) Si tratta di un 20enne cittadino italiano di origine marocchina, residente in provincia di Torino. Gli altri due invece sono cittadini albanesi, zio e nipote, il primo Alban Haki Elezi, 38 anni, residente in Albania, dove è stato arrestato, l'altro in provincia di Torino. Entrambi sono accusati di reclutamento con finalità di terrorismo mentre il primo di apologia di delitti di terrorismo, aggravata dall'uso di internet. 
Zio e nipote avevano individuato un aspirante combattente da inviare in Siria, un giovanissimo italo-tunisino residente in provincia di Como, ancora minorenne all'epoca dei primi approcci avvenuti sempre tramite Internet, che, inizialmente titubante, era stato progressivamente convinto ad aderire al Califfato di Abu Bakri Al Baghdadi. Il giovane sarà sottoposto a sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Contestualmente, il questore di Brescia ha disposto la sospensione dei suoi documenti validi per l'espatrio. L'inchiesta è partita dal caso di Anas El Abboubi, un giovane marocchino residente nel bresciano arrestato nel 2013 ma poi scarcerato dal tribunale del riesame. Appena libero è partito per la Siria, passando dall'Albania per riunirsi a gruppi jihadisti. Sarebbe lui ilpunto di contatto con gli  arrestati di oggi. 

"Per la prima volta si è contestato il reato di arruolamento" in Italia, fanno notare i pm di Brescia. Durante la conferenza stampa inProcura, sono stati anche proiettati alcuni video, "materiale che veniva distribuito sul web per dare un'immagine positiva dello Stato islamico", hanno spiegato gli inquirenti, diffusi per "testare la disponibilità al Jihad". "Se non fossimo intervenuti, riteniamo che a breve molti avrebbero potuto aderire a questa deriva". Così il dirigente della Digos di Brescia, Giovanni De Stavola. Il sostituto procuratore Lesti ha poi spiegato che il materiale sequestrato era "destinato a immigrati di seconda generazione che, al compimento del 18mo anno d'età sarebbero diventati cittadini italiani". In particolare, il documento in italiano era chiaramente "diretto a ragazzi italiani, un target ben definito".

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