martedì 23 aprile 2024
In diretta su Instagram i nomi e le storie dei candidati. La leader in testa nelle circoscrizioni Centro e Isole, Bonaccini nel Nord Est, Strada al Nord Ovest e Annunziata nel Meridione
La sede del Pd a Roma

La sede del Pd a Roma - Ansa

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L’ipotesi di una personalizzazione ha fatto insorgere anche le aree che l’hanno sostenuta. Un inedito che alla fine la segretaria frena: restiamo uniti Roma «La capacità di guida non si misura nella forza del pugno, ma dal polso e dall'orecchio ben teso a terra, nell'ascoltarci e nel fare sintesi»: Elly Schlein ha dato appuntamento su Instagram per sciogliere la riserva sul simbolo, a poche ore dalla scadenza della presentazione delle liste al Viminale. L’ok unanime alla squadra ricevuto dal parlamentino restava offuscato dal nodo ancora da sciogliere. E dopo aver manifestato alla Direzione di domenica la volontà di inserire il proprio nome accanto alla sigla dem sulla scheda (dopo la scelta di candidarsi capolista solo nelle circoscrizioni Centro e i quella Isole), di pugni sul tavolo ne vede e ne sente abbastanza per 24 ore. Da quello di Romano Prodi - sconfortato per non essere ascoltato -, a quelli più insistenti dei capi di tutte le correnti che hanno votato per la sua leadership un anno fa. «Polso e orecchio » le consigliano dunque di rinunciare all’inattesa «forzatura », come la maggior parte dei suoi vive quello che sembra un perfetto gioco di sponda con Stefano Bonaccini, che le ventila l’opportunità. Di più. Se i leader delle correnti le fanno notare che è poco coerente, dopo la battaglia contro il premierato del centrodestra, la lettura che fanno i parlamentari del suo partito è che «se Elly sente la necessità di presentare il suo nome sulla scheda, vuol dire che vive il Pd come una bad company, e si ritaglia un ruolo salvifico».

E la stessa Lucia Annunziata le fa presente che in questo modo trasformerebbe il Pd in «un partito personale», come mai era accaduto finora e come ha sempre dichiarato di non voler fare. Insomma, impuntarsi sarebbe stato troppo «divisivo», e alla fine lo ammette la stessa segretaria. «Più divisivo che rafforzativo e di divisioni non ne abbiamo bisogno», spiega. Tuttavia la retromarcia non le restituisce per ora l’immagine sperata. Sempre tra i suoi il malcontento resta forte. L’intera operazione ha dato segni di debolezza del partito, che ha un gran bisogno di accreditarsi anche in Europa come il riferimento italiano contro populismi e nazionalismi. E di certo, in chiave antimeloniana, il nome di Schlein nel simbolo avrebbe dato un segnale di polarizzazione dello scontro. Ma la segretaria dem è certa che i nomi dei suoi candidati abbiano molto da dire e alla fine chiude il discorso. Anzi, nel suo staff viene categoricamente smentita la voce che circola dal primo pomeriggio di ieri che come risarcimento per il mancato nome del simbolo, Schlein pensi di inserire la sua candidatura in tutte le circoscrizioni, soprattutto per garantire quel valore aggiunto che ha potuto portare al Nazareno dalla sua elezione. Rimettere mano al puzzle chiuso non senza aver evitato le difficoltà tipiche dell’operazione sarebbe catastrofico, soprattutto per l’immagine. Per ogni circoscrizione, Schlein accontenta tutte le correnti interne, compreso Vincenzo De Luca, inserendo per il Sud Lello Topo, campione di preferenze per la Campania, legato al governatore.

Così, dunque, la segretaria presenta uno a uno i prescelti della squadra, con tanto di breve storia personale. Conferma i capilista già ventilati negli ultimi giorni. Lei stessa per il Centro e le Isole, Stefano Bonaccini al Nord Est, Cecilia Strada al Nord Ovest, Lucia Annunziata al Sud. Un misto di quello che avrebbe preferito, tra nomi forti del partito, nomi della società civile vicini alla sua linea (su cui ha sempre puntato per riavvicinare l’elettorato emigrato altrove, ma soprattutto per risvegliare gli astensionisti delusi), europarlamentari uscenti, in pieno equilibrio tra le anime diverse della sua maggioranza e delle minoranze interne. Una squadra «bella, forte e plurale », la definisce Schlein, che ringrazia Bonaccini per la disponibilità. Con il presidente dem la sintonia appare piena. «Correre insieme alle europee è appassionante, il Pd è una squadra compatta», dice lui. Di certo, sono in molti a tirare un sospiro di sollievo.

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