giovedì 21 marzo 2019
Il regno di Tonga primo in classifica per domini di siti fuorilegge. Il presidente dell'Osservatorio don Di Noto: bambini tra gli 8 e i 12 anni nel mirino dei predatori online
Don Fortunato Di Noto presenta il Rapporto 2018 di Meter

Don Fortunato Di Noto presenta il Rapporto 2018 di Meter

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Meter, l'associazione di don Fortunato Di Noto che si occupa di contrasto alla pedofilia, ha presentato stamattina a Pachino (Siracusa) il suo Report relativo al 2018. Insieme a don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter, erano presenti le forze dell’ordine tra cui il dottor Marcello La Bella, dirigente compartimento Polizia postale di Catania.

Secondo l’Osmocop, l’Osservatorio mondiale contro la pedofilia di Meter, le segnalazioni inviate al Cncpo (Centro nazionale di contrasto alla pedofilia online gestito dalla Polizia di Stato) si sono ridotte da circa 3 mila a 1.780 nel 2018. Lieve flessione anche per i link monitorati, da circa 17 mila a 14.179. In aumento la quantità di foto rinvenute tramite il monitoraggio, da circa due milioni dello scorso anno a 3.053.317 del 2018. Aumentati anche i video segnalati nel 2018 e cioè 1.123.793.

Per quanto riguarda i domini di primo livello con materiale pedopornografico, il regno di Tonga (Oceania) mantiene saldamente il primo posto in classifica pur con una netta diminuzione rispetto all’anno scorso: 1.717 segnalazioni contro le 10.096 del 2017. Al secondo posto Guernsey, isola nel canale della Manica di fronte alle coste nordoccidentali della Francia, ma che dipende dalla Corona britannica pur non appartenendo al Regno Unito. La Russia, nel 2017 al secondo posto con 1.150 segnalazioni, passa al 12° con 157 segnalazioni. Terzo posto al Territorio britannico dell’Oceano Indiano. L’Italia è quindicesima con 71. In linea generale i domini di primo livello si sono dimezzati: da 13.756 a 7.714 nel 2018.

Il report informa inoltre di un buon rapporto di collaborazione tra Meter e e il responsabile del dominio di Tonga che ha portato alla chiusura della piattaforma di file sharing Dropfile.to che nel 2017 aveva raggiunto 10.096 link. Naturalmente i domini con materiale pornografico sono ovunque: in Asia, oltre al britannico dell’Oceano Indiano se ne contano in Pakistan, Taiwan, Indonesia, Giappone. In Europa, oltre a Guernesey, in Francia, Albania, come si è già detto in Russia e in Italia, in Germania. Buona la collaborazione di Meter con la Polizia postale italiana e polacca. In America i link sono soprattutto in Haiti, Colombia, Groenlandia con 5. Infine l’Africa con Mayotte, Libia, Gabon e Guinea equatoriale.

Secondo il Report 2018 presentato oggi i cyberpedofili scelgono preferibilmente foto e video di bambini fra gli 8 e 12 anni, perché navigatori solitari ed inesperti; seguono quelli fra i 3 e i 7, ma non mancano i piccolissimi 0 – 2 anni. “Parliamo di violenze su bambini inermi che non possono difendersi e che, se sopravviveranno, non racconteranno la violenza subita” - afferma don Fortunato Di Noto. I pedofili e i pedopornografi custodiscono e depositano il loro materiale sulle piattaforme di file sharing che permettono scambi veloci, a tempo, spesso anonimi. Il cloud è una delle principali tendenze, ma la vera frontiera del file sharing è il deep web, il lato oscuro della rete difficile da individuare ed esplorare.

“Il lavoro di monitoraggio sulla pedofilia online rimane sempre argomento ignorato anche dalle forze politiche che non hanno interesse a mettere in agenda ed in prima linea questa importante lotta alla criminalità pedofila”, si legge nel Report. Da qui l’auspicio di Meter che “quanti hanno responsabilità di vigilanza e di giustizia si attivino affinché non rimanga il silenzio su ciò che accade giornalmente sul web”. Scarsa la vigilanza anche da parte di molte Polizie straniere.

Intanto don Di Noto denuncia: “Poco contrasto, tenui e opache risposte efficaci, milioni di bambini già abusati, tentativo di normalizzazione della pedofilia… Non è ignorando le segnalazioni che batteremo questi raffinati criminali. Manca un’azione preventiva ed educativa, arma vincente per un percorso di tutela del minore. Non c’è un diritto uniforme, non c’è un intervento uniforme, e silenzio e indifferenza uccidono di più la già debole vita dei bambini vittime di questa azione perversa e crudele. Un abuso è sempre un abuso e lascia cicatrici permanenti. Sappiamo quali siano gli interessi economici trasversali e che questo è intollerabile”.

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