sabato 8 ottobre 2022
La vicinanza del Pontefice al parroco in prima linea. Don Patriciello: il Papa ha detto che conosce bene la situazione in cui lavoriamo. È stata una vera sorpresa
«Pronto, sono Francesco». Papa Francesco telefona a don Patriciello

Siciliani

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«Pronto, sono Papa Francesco». Arriva all’improvviso da un numero sconosciuto la telefonata del Pontefice a don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano in provincia di Napoli, da sempre impegnato nella lotta alle mafie nella cosiddetta Terra dei Fuochi, l’area tra Napoli e Caserta che la camorra ha fatto diventare una discarica a cielo aperto.

«La telefonata è durata pochi minuti – racconta don Maurizio – e lui mi ha detto di conoscere la situazione in cui lavoriamo, dei problemi che abbiamo con la camorra». «Ha anche detto che mi stava vicino e pregava per me e ha chiesto anche preghiere per lui». «È stata veramente una sorpresa anche perché non si è fatto preannunciare da nessuno» conclude il parroco.
Proprio nel giorno del suo compleanno, il 12 marzo, una bomba scoppiò davanti alla parrocchia di San Paolo apostolo al Parco Verde di Caivano. «Mi ha fatto piacere che il Papa sapesse tutto della questione», ha commentato il sacerdote, che vive sotto scorta, «e ci teneva a farmi sapere che lui mi era vicino, pregava per me e mi incoraggiava a continuare a fare quello che sto facendo». «Anche negli anni passati è stato vicino a noi per quanto riguarda la questione ambientale», ha aggiunto don Maurizio, soprattutto «dopo l’emanazione dell’enciclica Laudato Si’», incentrata proprio sulla tutela del Creato.

«La nostra attività continua» sottolinea don Patriciello. «Questi sono quartieri problematici, che io dico sempre di essere nati con il “peccato originale”, ribadisce. «Ci misero tutte queste famiglie povere, molte anche oneste, che poi in questi anni se ne sono andate e hanno lasciato le loro case alla camorra che ne è entrata in possesso. E quindi, man mano che passa il tempo, se lo Stato non fa sentire forte la sua mano diventa sempre più problematico».

Francesco avrebbe dovuto visitare Acerra, vicino a Caivano, il 24 maggio del 2020, per parlare alle popolazioni della “Terra dei fuochi” ma il viaggio fu poi rimandato a causa della pandemia. Quel giorno il Pontefice però lo ricordò durante il “Regina Coeli”. «Oggi avrei dovuto recarmi ad Acerra, per sostenere la fede di quella popolazione e l’impegno di quanti si adoperano per contrastare il dramma dell’inquinamento nella cosiddetta “Terra dei fuochi”», disse il Pontefice, dando il suo saluto, la sua benedizione e il suo incoraggiamento a tutta la comunità.

A metà marzo, un ordigno fu fatto esplodere, alle 3.50 di mattina, sotto il cancello della chiesa di "San Paolo Apostolo" al Parco Verde di Caivano. «Stasera, come ogni giorno, sarò sull’altare – fu la reazione allora del sacerdote campano, da tanti anni in prima linea per la legalità e il rispetto dell’ambiente nel suo territorio –. Possono trovarmi lì, mentre recito il Padre Nostro, "armato" solo del Rosario». In centinaia arrivarono poi, nella chiesa della sua comunità, per portargli solidarietà. «Li ringrazio – disse allora –. Domani però tutta questa gente non ci sarà, è inevitabile. Saremo ancora soli».

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