venerdì 9 ottobre 2020
Sanzione massima dell’organo di autogoverno nel processo disciplinare. Lo sfogo: "Porterò sempre la toga nel cuore. Sono consapevole di aver pagato io per tutti"
Palamara radiato dalla magistratura

Ansa

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Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura. La Sezione disciplinare del Csm lo ha condannato alla sanzione massima prevista, accogliendo la richiesta di "rimozione" avanzata ieri in udienza dalla Procura generale della Cassazione. Palamara è il primo ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura ed ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati ad essere rimosso dall'ordine giudiziario. L'ex pm di Roma, da mesi sospeso da funzioni e stipendio, non ha rilasciato dichiarazioni durante l'udienza mattutina. Se lo riterrà, potrà comunque impugnare la decisione presentando un ricorso presso le sezioni unite civili della Corte di Cassazione. Nel pomeriggio, intanto, in una conferenza stampa, il magistrato radiato si è sfogato: "Porterò sempre la toga nel cuore. Sono consapevole di aver pagato io per tutti", ha detto a proposito del sistema delle correnti in magistratura, da anni accusate di accordarsi sulle candidature a nomine di uffici di vertice. E ancora: "Non ho mai barattato la mia funzione per fare un favore al politico di turno - ha sostenuto -. Non ho mai fatto accordi con nessun parlamentare perché un ipotetico procuratore della Repubblica potesse accomodare qualche processo".

LA RICHIESTA DELLA PROCURA GENERALE
«Rimozione dall’ordine giudiziario » per aver compiuti azioni «di elevatissima gravità». Pesano come un macigno le considerazioni con cui ieri mattina l’avvocato generale della Cassazione Pietro Gaeta, rappresentante della procura generale, al termine della requisitoria davanti alla sezione disciplinare del Csm, ha avanzato la richiesta di massima sanzione per l’ex pm di Roma Luca Palamara, attualmente sospeso per un anno da funzioni e stipendio perché finito al centro dell’inchiesta di Perugia su presunti favori e corruzione. Nei confronti dell’ex presidente dell’Anm, Gaeta e il sostituto Pg Simone Perelli hanno chiesto la sanzione massima e irreversibile. Non dovrebbe, a loro parere, indossare mai più la toga, vista la «gravità inaudita» degli illeciti disciplinari a lui contestati: «Condotte di pericolo concreto, al massimo grado », hanno detto, per le quali Palamara «non ha fornito elementi idonei ad attenuarne» la gravità.

LA CENA ALL'HOTEL CHAMPAGNE
L’accusato, ha argomentato nella requisitoria Gaeta, «ha avuto un ruolo primario, è stato regista e organizzatore e sceneggiatore della strategia: senza il suo operato non ci sarebbe stata la riunione all’hotel Champagne». Il riferimento è alla ormai nota riunione notturna del 9 maggio 2019 in un albergo nei pressi del Csm, indetta per discutere di nomine ai vertici di importanti uffici giudiziari, a cominciare dalla procura di Roma, in vista del pensionamento di Giuseppe Pignatone. Le conversazioni di quella cena furono registrate da un programma trojan installato dalla Guardia di Finanza nel cellulare di Palamara. Fra i presenti, oltre a 5 consiglieri del Csm (che si sono poi dimessi) c’erano due parlamentari, Cosimo Ferri (toga in aspettativa) e Luca Lotti. Con loro, sostiene la procura generale, Palamara avrebbe provato a pilotare la nomina del procuratore di Roma (in discontinuità col pensionando Giuseppe Pignatone) e messo in atto una strategia per arrivare a un procuratore di Perugia «addomesticato», agendo per puri «interessi personali» e concretizzando «un indebito condizionamento » delle funzioni del Csm. Con l’aggravante di aver consentito a Lotti (imputato nell’inchiesta romana su Consip) di interloquire nell’individuazione del nuovo dirigente dell’ufficio giudiziario che lo aveva messo sotto accusa. Una vicenda che, secondo il pg, costituisce un «unicum» nella storia della magistratura, per la presenza di soggetti completamente «estranei» al Csm e portatori di interessi «personali» (quello di Palamara era essere nominato procuratore aggiunto) e di un «disegno occulto». Non si trattò di una «fisiologica interlocuzione istituzionale» tra membri del Csm e politici, hanno sostenuto Gaeta e Perelli, ma di una riunione «fuori da ogni schema legale». Al punto che, nel pianificare anche la nomina del nuovo procuratore di Perugia, Palamara (che avrebbe saputo di essere indagato da quell’ufficio) avrebbe cercato qualcuno in grado di «assecondare il sentimento di rivalsa suo e di Lotti nei confronti di Paolo Ielo», procuratore aggiunto a Roma.

LA DIFESA: VA PROSCIOLTO
Diametralmente opposta la lettura dei fatti da parte di Stefano Guizzi, difensore di Palamara, convinto che il suo assistito debba essere assolto perché autore di condotte forse «inopportune », ma mai illecite. Guizzi ha anche ipotizzato un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, per via dell’uso non consentito di intercettazioni che coinvolgevano il parlamentare Ferri.

IN UNDICI ANNI 22 GIUDICI RADIATI

Con la rimozione dalla magistratura di Luca Palamara, sale a 22 il numero dei giudici radiati dall’ordine giudiziario negli ultimi 11 anni dalla
Sezione disciplinare del Csm. Spesso, ma non in tutti i casi, la perdita della toga è arrivata all’esito di una condanna penale. Seppure si tratti di uno strumento eccezionale e di cui soprattutto in passato si è fatto un uso molto limitato, la Sezione disciplinare del Csm ha decretato la rimozione di magistrati anche in epoche lontane, ad esempio negli anni Ottanta per alcune toghe coinvolte nello scandalo della Loggia P2.

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