sabato 22 giugno 2019
A Padova 600 single arrivati nel chiostro della basilica per l’iniziativa voluta dai frati. Dai giovani spaventati dai social a chi ha alle spalle rapporti falliti: «Una risposta alla solitudine»
Gli oltre 600 partecipanti alla seconda edizione di “Sant’Antonio casamenteiro” nel chiostro della basilica, ieri pomeriggio, per il momento di incontro che ha preceduto la messa. All’evento erano attesi un massimo di 200 iscritti (Foto di Giorgio Boato)

Gli oltre 600 partecipanti alla seconda edizione di “Sant’Antonio casamenteiro” nel chiostro della basilica, ieri pomeriggio, per il momento di incontro che ha preceduto la messa. All’evento erano attesi un massimo di 200 iscritti (Foto di Giorgio Boato)

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Marco 26 anni, ingegnere è partito in treno da Milano per raggiungere Padova: «Sono qui per conoscere altre persone, venivo al Santo già da piccolo, forse pensare a una fidanzata è prematuro, ma ora che ho un lavoro sicuro... perché no?».
Resiste un po’ Daniele prima di parlare: ha 55 anni e arriva appositamente da Mantova, uomo di fede, un matrimonio annullato alle spalle, una vita e un lavoro solitario che rende difficile anche condividere spazi e tempi. «C’è tanta solitudine in giro, mi ha girato l’invito un amico – si confida –. Non ho intenzione di legarmi se non sono convinto, ma oggi le relazioni sono sempre più complicate e il fatto che siano i frati a proporre un’occasione così è ottimo».
Anche Renzo, 49 anni, ha un matrimonio alle spalle finito quattro anni fa, due figli e tanta sofferenza nel cuore: «Dopo tanti anni di matrimonio è difficile, si subisce un trauma, vorrei trovare persone con cui condividere anche solo la passione per la montagna e poi se a proporlo sono i frati vuol dire che è una cosa seria».
Attilio, 42 anni, arriva da Trento è avvocato: «Stavo leggendo un quotidiano online e mi è capitata davanti questa proposta. Mi ha incuriosito, magari ce ne fossero di più di iniziative così, oggi sembra che siamo molto connessi, in realtà siamo molto soli, è difficile anche solo fare amicizia». C’è anche chi arriva un po’ per sfida: «Sono atea, sessantottina nell’animo, ma se sant’Antonio mi fa la grazia mi converto», dichiara sorridente e decisa Gaia 37 anni.

Dovevano essere 200, nelle previsioni dei frati della basilica di Padova i possibili partecipanti alla seconda edizione di “Sant’Antonio Casamenteiro”. In realtà non appena lanciata la proposta di persone se ne sono iscritte in un batter d’occhio 300, ma le richieste erano talmente tante – complice Facebook e il tam tam su WhatsApp – che s’è alzato il limite a 400. Poi a fare i miracoli ci si è messo sant’Antonio e i frati della basilica antoniana ieri hanno aperto le porte a quasi 600 persone, che neppure un tempo ballerino ha trattenuto dal partecipare a “sant’Antonio Casamenteiro”. L’appuntamento, avviato in sordina lo scorso anno, è letteralmente esploso. Un pomeriggio-sera per single, invitati dai frati del Santo, forti da un lato della devozione che, specie in Portogallo e America Latina, vede sant’Antonio invocato per trovare moglie o marito, “per accasarsi” e dall’altro della positiva esperienza del gruppo "Sale" per i single ai Santuari Antoniani di Camposampiero, che propone appuntamenti mensili in nome di una doppia prospettiva: “sale” come salire e “sale” per dare sapore alla vita creando un senso di appartenenza.

I chiostri della basilica si sono riempiti di una quantità inaspettata di persone, dai 20 anni in su, e non erano pochi gli over 50 (nonostante il limite d’età inizialmente posto). Sguardi timidi, alla ricerca, gioiosi, riservati, pensosi, alcuni schivi, altri disponibili. Il tutto avvolto da un’aura di attesa inespressa, di pacato entusiasmo e anche di tanta fiducia, visto che a proporre quest’iniziativa erano i frati. Una sorta di “garanzia” di qualità.
«Siamo tutti un po’ sorpresi di quanto sta accadendo, pensavamo a 200 persone massimo e poi ci siamo trovati con questa risposta, vuol dire che volete bene ai frati» ha esordito sorridendo padre Oliviero Svanera rettore della Basilica e ideatore della proposta, rivolgendosi ai casamenteiros riuniti nel chiostro Luca Belludi. «Come frati incontriamo spesso una certa sofferenza in persone che hanno vissuto esperienze di incontro, di relazione» e al di là dell’effetto mediatico o della semplificazione della proposta come occasione per trovare l’anima gemella «abbiamo ritenuto opportuno poter dire a queste persone che possiamo sempre avere davanti un nuovo inizio, che possiamo ricominciare».
Un’esperienza che ha fatto emergere varie evidenze: un’esigenza forte di incontro, di relazione, di serietà, ma anche di tanta solitudine e ricerca, a volte celata dietro curiosità e desiderio di provare qualcosa di nuovo.

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