lunedì 18 marzo 2024
Nelle campagne di Castel Volturno, su un bene confiscato al boss Zaza, una cooperativa produce da dieci anni mozzarelle di bufala campana dop. All'ingresso lo striscione: "Qui la camorra ha perso!"
Gli alberi della legalità, a Castel Volturno, in un terreno confiscato al boss della camorra napoletana Michele Zaza nasce un caseificio

Gli alberi della legalità, a Castel Volturno, in un terreno confiscato al boss della camorra napoletana Michele Zaza nasce un caseificio - Ansa

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Il grande striscione è perentorio. “Bene confiscato: qui la camorra ha perso!”. Ed è proprio vero. È, infatti, lo striscione che accoglie chi entra nel caseificio della cooperativa sociale “Le terre di don Peppe Diana”. Siamo nelle campagne di Castel Volturno, e questo è un bene confiscato al boss Michele Zaza. Il primo e unico caseificio realizzato su un terreno strappato ai clan mafiosi. Qui si produce un mozzarella speciale, di bufala campana dop, biologica ma anche con la vitamina “L” della legalità. La cooperativa nasce ufficialmente il 19 settembre 2009 dopo un bando pubblico che ha selezionato i primi giovani soci. Oggi oltre al modernissimo caseificio, ha anche circa cento ettari nei comuni di Castel Volturno, Carinola, Pignataro Maggiore, Marcianise e Calcello e Arnone, dove vengono coltivati cereali, leguminose e foraggio. Tutti terreni confiscati, tutti in biologico. Nel caseificio lavorano otto dipendenti fissi (5 soci e 3 lavoratori), compreso il settore organizzativo, promozionale e della comunicazione. Ci sono poi 5 tra fissi e stagionali per i lavori sui terreni, tra i quali nel passato anche detenuti in lavoro esterno al carcere. Più del 30% sono persone svantaggiate.

Il caseificio lavora ogni settimana 50-60 quintali di latte di bufala, coi quali vengono prodotti 10-20 quintali di mozzarelle, oltre a ricotte e scamorze e presto formaggi stagionati. Il 30% sono mozzarelle biologiche, da latte proveniente dagli unici due allevamenti bio nel raggio di 200 chilometri, che si trovano nel territori di Cancello ed Arnone e Pignataro Maggiore, e che si sono “convertiti” al biologico proprio su spinta della cooperativa, ma in maniera talmente convinta che ora ospitano le visite guidate organizzate dalla “Terre di don Peppe Diana”, per scuole e associazioni. Un successo crescente. Basti pensare che il caseificio all’inizio produceva appena 2,5 quintali di mozzarelle a settimana. E oggi i prodotti finiscono, in 24-48 ore, nei supermercati Coop e nei centri Eataly. I terreni producono ogni anno mille quintali di grano che diventano ottima pasta artigianale e 500 quintali di legumi che vengono trasformati in pasta “special” o imbarattolati, all’interno del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, che si occupa anche della distribuzione della mozzarella. C’è poi il foraggio, anch’esso biologico, che viene venduto agli allevatori chiudendo così la filiera: vera economia circolare, dicono con orgoglio i giovani soci.

Nel caseificio 'Le terre di don Peppe Diana' si producono ogni settimana fra i 10 e i 20 quintali di mozzarelle

Nel caseificio "Le terre di don Peppe Diana" si producono ogni settimana fra i 10 e i 20 quintali di mozzarelle - .

Un cammino che parte sedici anni fa. Il 19 marzo 2003 il primo passo con la firma del protocollo d’intesa per la nascita della cooperativa. Giorno e luoghi simbolici. Il giorno dell’onomastico di don Peppe e del suo omicidio. Il luogo è una villa confiscata a Casal di Principe. A firmare l’impegno sono autorità nazionali e locali. Firma il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. Sono sicuro che se la sua vita non fosse stata fermata, don Peppe sarebbe qui con noi a firmare. E allora propongo che si aggiunga la firma del papà. Così, commosso, papà Gennaro si alza dalla prima fila e firma. Ma la strada è ancora lunga e piena di ostacoli. La cooperativa nasce ufficialmente, davanti al notaio, il 19 settembre 2010. Ma si parte tra tante difficoltà. La fattoria che dovrà ospitare il caseificio è ancora bloccata. I lavori per ristrutturarla e metterla a norma sono stati fatti male dalla ditta incaricata dal comune. E ci sono voluti altri fondi per finire i lavori. L’impianto di riscaldamento, ad esempio, aveva i termosifoni ma senza caldaia. Inoltre i termosifoni erano stati messi anche negli ambienti di produzione della mozzarella, dove non ci devono essere. Sul tetto era stato messo un impianto fotovoltaico, ma realizzato male. Dopo vari interventi, si è riusciti a farlo funzionare solo nel 2016, e ora copre il 50% dei consumi elettrici. Tutto questo ha fatto allungare i tempi. E finalmente l’1 ottobre 2011 viene inaugurato il caseificio. C’è davvero tanta gente per questa bella giornata. Sorride soddisfatto Massimo Rocco, presidente della cooperativa.

Dicono che siamo dei folli. È vero, ma coscienziosi. Ora tocca a noi. Dovremo essere bravi a non tradire le attese, e soprattutto l’onore che abbiamo avuto di poter ridare dignità alla nostra terra. Come suoi umili servitori. Tenendo accesa la fiaccola di don Peppe. Ma la camorra non dimentica. Così la cooperative subisce vari atti intimidatori: incendi dei campi di grano, taglio degli impianti irrigui, furto di un trattore. Ma la storia va avanti con nuovi compagni di avventura, come tante pizzerie che acquistano la mozzarella per la pizza Margherita. E lo scrivono anche nel menu. “Mozzarella di bufala Dop della cooperativa “Le Terre di don Peppe Diana””. Qualità e legalità che si sposano. La rete delle buone e belle prassi. E il cerchio davvero si chiude.

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