venerdì 10 gennaio 2020
In un mondo diviso da muri di cemento, filo spinato e intolleranza, ci sono anche i muri della gentilezza: com'è nata quest'iniziativa di solidarietà
“Se non hai bisogno lascialo, se ne hai bisogno prendilo”. È il motto che sta alla base del muro della gentilezza, arrivato anche a Milano per dare una mano ai cittadini meno fortunati a trascorrere i mesi invernali un po’ più al caldo.

“Se non hai bisogno lascialo, se ne hai bisogno prendilo”. È il motto che sta alla base del muro della gentilezza, arrivato anche a Milano per dare una mano ai cittadini meno fortunati a trascorrere i mesi invernali un po’ più al caldo. - Fotogramma

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In un mondo diviso da muri di cemento, filo spinato e intolleranza, i muri della gentilezza possono rappresentare un atto rivoluzionario. L'ultimo allestito a Milano si trova in via Luigi Nono 7, non lontano dal Cimitero monumentale ed è un progetto a cura dell’associazione Tempio del Futuro Perduto.
«Un muro in cui a qualsiasi ora si potranno trovare appesi vestiti invernali ed estivi, beni di prima necessità, libri e molto altro - hanno scritto postando una foto sulle pagine social dell'associazione -. Per chi ne ha più bisogno ma anche per la comunità del quartiere e la cittadinanza intera!».

Il muro della gentilezza milanese non è il primo passo a sostegno di persone che vivono nel bisogno: il Tempio del Futuro Perduto funziona da due anni come punto di raccolta permanente di vestiti usati che i volontari distribuiscono poi a persone senzatetto o alle missioni umanitarie. Proprio questa caratteristica, l'essere un punto di riferimento nel quartiere, potrebbe favorire la buona riuscita del progetto ed evitare come è successo altrove, che i buoni progetti e le buone intenzioni si scontrino con la realtà.
Va detto che i cosiddetti walls of kindness nati nel 2015 in Iran e diffusi in diverse parti del mondo e anche in Italia hanno avuto alterne fortune.

Su Internet vengono ricostruite le origini del primo muro della gentilezza: vi è anche un articolo della tv inglese Bbc del dicembre 2015. Si legge che tutto sarebbe iniziato nella città iraniana di Mashhad quando un signore che ha preferito rimanere anonimo avrebbe piantato dei chiodi in un muro e avrebbe attaccato degli attaccapanni. Aggiungendo un biglietto con su scritto: "Se non ne hai bisogno, lascialo. Se ti serve, prendilo".

In poche ore sarebbero comparsi maglioni, cappotti, sciarpe, ogni tipo di abbigliamento. E attraverso Twitter e Instagram si è diffusa la bellezza di quel gesto in tutto il Paese. Sono spuntate immagini e fotografie di questi muri colorati ovunque. Perché sono nati i muri della gentilezza? Le persone sono costrette ad agire autonomamente per aiutare le fasce più deboli, visto il mancato intervento del governo.

Nel 2016 anche a Palermo era nato un muro della gentilezza, in via Celso, che però non è durato a lungo perché non controllato e non gestito da nessuno. Lo stesso è accaduto a Roma dove su una facciata della sede della municipalizzata AMA di via Cassia 1761 gli studenti del liceo Marymount International School di Vigna Clara avevano riposto le loro speranze, seguendo quello stesso principio: “Lascia quello che non ti serve, prendi quello che ti serve”. Più volte però il muro era diventato una sorta di discarica dove si gettava di tutto e alla fine, dopo un intervento straordinario di pulizia di AMA si è deciso di non andare avanti con il progetto.

In via Cassia a Roma il muro della gentilezza era diventato una sorta di discarica dove si gettava di tutto e alla fine, dopo un intervento straordinario di pulizia della municipalizzata AMA si è deciso di non andare avanti con il progetto

Se un muro nato per promuovere gentilezza e solidarietà diventa ricettacolo di rifiuti e fonte di degrado, che fare? Come si può evitare il fallimento di questa bella idea di solidarietà? Una delle risposte la si trova in Svezia, nello specifico ad Uppsala, dove il muro della gentilezza locale è diventato un’istallazione artistica che svolge una funzione sociale e nello stesso tempo abbellisce la città.
Un modello replicato anche in altre città italiane, tra cui Trento dove l'armadio posizionato in piazza Fiera per poter appendere gli abiti usati è stato decorato dallo street artist Senka Semak.

Se a Firenze il muro della gentilezza si trova al Parco della Misericordia, a Borgo San Lorenzo, a Bologna lo hanno ideato le tate dell’asilo nido "La Trottola", per aiutare i bambini in difficoltà: chiunque può prendere giocattoli e vestiti in caso di necessità.


E poi ci sono i muri a Parma e a Sestri Levante, in provincia di Genova che c'erano ma non ci sono più: dismessi in seguito a delle ordinanze municipali. Motivazione? Decoro pubblico e mancate autorizzazioni.
Ma qualche tempo dopo, in un altro quartiere della città del capoluogo emiliano risalta fuori un cartello con su scritto: «I muri, di solito, dividono… questo unisce… non toglietelo!». E anche questa volta, tra i doni chiusi nelle buste di plastica ci sono sciarpe e guanti di lana, cuffie, felpe e maglioni, camicie e giubbini, calzettoni e chi vuole può lasciare qualcosa, mentre chi ne ha necessità, invece, può prendere senza chiedere nulla.

Il muro della gentilezza a Milano in via Luigi Nono a Milano.

Il muro della gentilezza a Milano in via Luigi Nono a Milano. - Fotogramma


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